Vi ricordate, ne avete sentito parlare, avete seguito sui media la vicenda riguardo alla condanna a morte sancita da una delle solite Commissioni UE sugli ulivi del Salento?
In Puglia e specialmente nel Salento, terra di vini prestigiosi ma anche di olio, giacché il tacco dello stivale Italia è la regione con la più alta produzione olivicola italiana e rifornisce centinaia di frantoi in tutta la Penisola, oltre ad aver subito negli ultimi anni un drastico calo della produzione, sia per colpa delle sciagurate avversità atmosferiche delle ultime stagioni (una tromba d’aria mesi fa ha sradicato 1000 ulivi solo nel tarantino) e delle recenti settimane, è da un po’ che i suoi ulivi sono soggetti anche agli attacchi di mosca e del batterio killer Xylella, che ha distrutto centinaia di piante, in ettari ed ettari di oliveti dal Gargano a Taranto, passando dal Leccese.
Il risultato si è già fatto sentire: i prezzi dell’extravergine sono schizzati a 7 euro al kg a fronte dei 3 euro dell’annata precedente. Anche se non è un fenomeno prettamente pugliese, ma anche toscano e a chiazza di leopardo in varie aree d’Italia, e non solo, in particolare Francia, Grecia e Spagna.
Ad aggravare il dramma in Puglia ci ha pensato un provvedimento europeo che ha imposto l’abbattimento di tutte le piante malate, e di ogni tipo di vegetazione, nel raggio di 100 metri da esse, il che vorrebbe dire un decimo degli uliveti salentini, siano ulivi malati o sospetti di contagio, sia quelli sani, una stima di circa 9 milioni di alberi solo nell’area del Salento.
Dopo alcuni mesi di speranze, con la mobilitazione delle più importanti organizzazioni agricole, ricorsi al Tar, interessamento del Governatore Michele Emiliano, dell’esecuzione del provvedimento si è fatto carico il commissario straordinario Giuseppe Silletti, rappresentando la sordità del governo nazionale.
Beffa nella beffa, il Governo avrebbe stanziato un indennizzo per chi estirpa gli alberi volontariamente. Un risarcimento morale? Già, perché una pianta d’ulivo non è solo una pianta, è una memoria storica, che va a ritroso di generazioni e generazioni, 400-500 anni persino!
Le operazioni si sono concentrate a San Pietro Vernotico, nella provincia di Brindisi, dove l’azienda agricola Tormaresca ha iniziato a rimuovere le 900 piante previste: 8 sono quelle infette, ma – per il piano anti Xylella – ne deve eliminare novecento. L’obiettivo è quota tremila.
“In Salento si celebra la morte della storia. La Xylella fa emergere la totale assenza delle istituzioni che hanno abbandonato il territorio e calpestato la sua identità”, questo è il tenore della dichiarazione di Angelo Maci, presidente di Cantine due Palme, che mentre solidarizza con Tormaresca, si fa portavoce della denuncia dell’assenza di chi avrebbe dovuto controllare e contenere la diffusione dell’epidemia negli uliveti, e “che oggi pensa di risolvere il problema con un approccio da freddi burocrati a una questione che invece richiederebbe riflessioni più profonde”.
E conclude amaramente “È bastato qualche mezzo cingolato per schiacciare la storia”.
Maura Sacher
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