In un we romano dal freddo inusuale per gennaio, a scaldare il cuore di tantissimi wine lovers ha pensato Vinodabere, presentando una degustazione tematica sulla Sardegna che ha raccolto i consensi unanimi del nutrito pubblico transitato nelle sale dell’Hotel Belstay durante la due giorni.
Una bellissima iniziativa di grande valore, perché non è così frequente la possibilità di poter partecipare ad una rassegna così ampia della viticoltura isolana, corredata da diverse Masterclass di approfondimento sui diversi territori.
La struttura organizzativa della distribuzione dei vini purtroppo ha come limite quello di non riuscire a coprire tutto il territorio, con il risultato che molte di queste referenze conoscano solamente la ribalta locale affacciandosi al panorama nazionale in maniera limitata, destino condiviso con tante altre splendide realtà della viticoltura italiana.
Chi ha visitato la Sardegna oltre ad aver incontrato un’ambiente meraviglioso ha potuto apprezzare i suoi vini, per tutti gli altri la viticoltura sarda è fatta di poche etichette reperibili in enoteca e di stereotipi esposti sui banchi della GDO privati di ogni attributo caratteriale derivante dalla zona di produzione. In questo caso vista la qualità dei vini distribuiti, sebbene il target di riferimento nella maggior parte dei casi non sia quello degli appassionati, questo non va comunque a beneficio del movimento sardo del vino.
Gli intervenuti alla manifestazione di Vinodabere hanno invece potuto apprezzare le singole peculiarità dalle diverse zone dell’isola. Aziende note e molte sorprese tra gli assaggi. A partire dalla Gallura dove è il Vermentino a farla da padrone, che grazie alla prevalenza di suoli granitici disciolti presenta interessanti profili aromatici tipo il Vermentino di Gallura Docg di Jankara, nell’occasione in versione Jéroboam, dai tenui profumi floreali, di erbe aromatiche e accenni minerali, dotato di struttura e sostanza gustosa.
Dello stesso spessore anche Sciala Vermentino di Gallura Superiore Docg Surrau in cui rispetto al precedente l’accenno minerale è ancora più evidente e che integra il bouquet degli aromi con le erbe essiccate di macchia mediterranea, presentandosi in bocca morbido e persistente.
Ottimo ricordo anche quello lasciato da Maìa ( magia in gallurese) Vermentino Docg Gallura superiore di Siddura dagli aromi intensi di fiori bianchi, frutta bianca matura e sfumatura minerale, che in bocca regala un sorso di spessore e lunghezza.
Poi i vini di Unmaredivino, produzione in bianco e rosso caratterizzata da grande personalità, stessa cosa che si riscontra anche nel Zilvara, Colli del Limbara Igt di Francesco Lepori, che al Vermentino aggiunge anche un 30% di Galoppo, dal sorso di grande equilibrio ed acidità accattivante e queste solo alcune delle Aziende Galluresi degne di nota.
Altra realtà di grande interesse è quella di Mamojada che regala vini di grandissimo profilo in cui si coniugano potenza ed eleganza a base Cannonau e zona dove trova spaio anche un altro vitigno autoctono come la Granazza.
Ne è esempio il Ghirada Fittiloghe di Francesco Cadinu da sole uve Cannonau, di grande intensità tra frutto e spezie dolci e bocca morbida e potente. La potenzaè uno dei tratti che accomunano questi vini e si ritrova anche nel Mulinu dell’Azienda Metzeoro, in cui le doti di freschezza riescono a sostenere il dinamismo del vino.
Dello stesso stampo Barbagia Rosso IGT Ghirada Ocruarana di Teularj, in cui ai toni floreali si accompagnano quelli della macchia mediterranea completandone il profilo. Tutti vini in cui il legno è impiegato in maniera sapiente per permettere al Cannonau di esprimere il meglio e non per inseguire tendenze o gusti di nicchia.
Nel Mandrolisai invece insieme al Cannonau trovano spazio altri vitigni autoctoni come Bovale Sardo e Monica ma non mancano gli apporti di altri autoctoni, come nel Giuàle Mandrolisai Doc della Famiglia Demelas che include anche Niedda Manna, Pascale e Carignano, trasformandosi in un biglietto da visita della potente eleganza di questo territorio, contraddistinto sempre da complessità accattivanti tra erbe, spezie ed essenze di macchia.
Stesso profilo di riferimento anche se con personalità diversa, che vale anche per il Rosso Mandrolisai Doc di Agricola Giacu, che a Bovale Sardo, Cannonau e Monica, unisce anche una piccola quota di Nebbiolo, vitigno che in esigue quantità ha preso casa anche qui.
Il mondo della viticoltura Sarda però non si esaurisce nelle sue realtà maggiormente sviluppate ma è punteggiato di altre piccole perle, come Vigneto Santu Teru che nel territorio del Sarcidano tra gli altri vini produce Ba.Bo. da Barbera Sardo e Bovale, che insieme sviluppano un delicato naso di piccola frutta rossa impreziosita da lievi speziature, con sorso gustoso grazie all’equilibrio e in cui la piacevole presenza tannica accompagna la lunghezza.
Chi invece non ha bisogno di presentazioni e il Terre Brune Carignano del Sulcis Superiore dell’Azienda Santadi a cui era dedicata anche una delle Masterclass. Vino di grande eleganza dove il frutto maturo e intenso è corredato dagli aromi delle spezie dolci e dai toni caldi degli aromi della macchia mediterranea. Il sorso è pieno e potente ma gustoso ed equilibrato, con tannino di grande finezza e l’allungo finale che si spegne lentamente nella rispondenza delle sensazioni olfattive.
Impossibile poi abbandonare la sala senza un passaggio dalle Vernacce di Contini, realtà Oristanese che produce questa meraviglia da fine pasto, una tipologia di vini quelli dolci di grande tradizione Italiana, sempre troppo sottovalutata rispetto alla sua unicità mondiale. Considerazioni che valgono anche per Franco Carta, maestro assoluto che oltre alla Vernaccia produce liquori ed infusi unici al mondo, nati dalla sua passione e dalla ricerca delle singole essenze che reperisce personalmente sulle montagne Sarde, valorizzando al massimo la natura e il suo territorio e trasformandole in piccole produzioni dal valore unico.
Bruno Fulco
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