Un interessante indagine tra i “millennials” (ovvero tutti i nati tra il 1977 ed il 2000) di Stati Uniti e Cina per analizzare il loro approccio al vino.
La “Generazione Y” più osservata dal mondo del marketing è stata oggetto di uno studio realizzato in occasione di Vinitaly, dall’Osservatorio Paesi Terzi Business Strategies, in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor, che ha indagato sugli stili e le modalità di consumo del vino dai giovani nei due Paesi. Tante le differenze ma ancor di più i punti in comune, a partire dalla curiosità verso un prodotto ormai sempre più globale.
Divisi da un oceano, da culture differenti e da un diverso approccio al vino, si vede che solo il 12% dei Millennials cinesi ha bevuto vino negli ultimi 12 mesi, contro il 62% dei coetanei americani.
Sul fronte delle preferenze il vino italiano si posiziona ai primi posti; il 22% dei cinesi, ed il 35% degli statunitensi ritengono che il vino italiano abbia qualità superiore a quello francese. Solo il 10% in Cina e il 4% negli Usa pensa che il vino italiano sia mediamente di qualità inferiore a quello francese.
Nonostante per il 32% dei cinesi il vino sia il prodotto che più rappresenta il made in Italy, (seguito da moda 28%, arredamento e design 12%, e prodotti alimentari 9%), non vi è corrispondenza di valore delle vendite nel Paese del Dragone: degli oltre 1,8mld di vino importato dalla Cina, quello made in Italy rappresenta solo una piccola fetta (4,9%), con un valore di poco superiore ai 90mln di euro.
Per Silvana Ballotta, ceo di Business Strategies: “L’indagine dimostra come sia differente l’approccio al vino tra i giovani americani e quelli cinesi, ma più sul fronte dei volumi consumati che sugli atteggiamenti e sulle leve di acquisto del prodotto. In questi casi anche i Millennials cinesi che bevono vino sembrano avere le idee chiare e dimostrano di poter spendere più dei loro pari età americani. Un dettaglio da non trascurare, visto che, secondo il nostro Osservatorio Paesi terzi, il prezzo medio del nostro vino in Cina continua a essere troppo basso (3,1 euro al litro), contro quello francese, che vale circa il 50% in più del nostro prodotto ed ha segnato una crescita del 23% nell’ultimo anno”.
Al contrario dei Millenials americani che per un 22% indicano come canone di scelta il prezzo e le promozioni, i giovani cinesi non si fanno influenzare dal portafoglio: solo il 6% guarda al costo e alla convenienza. Importante per entrambe i Paesi è il brand dell’azienda produttrice che rappresenta il primo criterio di scelta per i cinesi ed il terzo per gli americani, allineati anche sull’importanza del consiglio di amici/negozianti.
Risultano quindi molto più affezionati i giovani americani, mentre molto più disposti a spendere i millenials cinesi.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri