Vino italiano. I numeri sono alti e parlano chiaro e quindi, dopo decenni d’attesa, il nostro paese ha finalmente deciso che fosse necessario intervenire con un’unica norma che regola tutte le attività legate alla coltivazione, alla produzione e al commercio del vino.
Tutto questo in un anno importante che non solo promette una buona vendemmia ma festeggia il cinquantesimo della Vernaccia, prima doc italiana, e i 300 anni delle zone vitivinicole toscane definiti dal bando del 1716 del Granduca Cosimo III de’ medici.
L’approvazione di ieri del testo unico sulla coltivazione della vite e la produzione del vino ha registrato il voto unanime della Camera dei deputati, ha chiarito Susanna Cenni parlamentare Pd in una nota stampa, dove ha ricordato i dati del settore e del modo in cui si è arrivati al testo di 90 articoli condiviso ( pare) da tutta la filiera vitivinicola italiana.
“L’Italia – dice Cenni – è leader mondiale nella produzione di vino, con 48.5 milioni di ettolitri stimati per la vendemmia 2016, I dati dell’Unione italiana vini (Uiv) e Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) consolidano il primato italiano davanti alla Francia che, con 42,9 milioni di ettolitri, paga una flessione del 10% e alla Spagna che conferma i dati dell’ultimo biennio, intorno ai 42-43 milioni. Un settore che è motore economico capace di generare importanti ricadute occupazionali, visto che le opportunità di lavoro nella filiera sono pari a 1,3 milioni di persone. Nel 2015 il vino, infatti, ha realizzato un fatturato record di 9,7 miliardi, soprattutto grazie all’export che è stato di 5,4 miliardi e, già nel primo semestre del 2016, risulta un ulteriore aumento del 3%”.
La legge riconosce la viticultura come “patrimonio del nostro paese” e la registra come importante voce economica ma anche come tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale. La Legge che riconosce anche quella viticoltura eroica che spesso è davvero l’unica attività in zone difficili, dovrebbe riordinare, chiarire il sistema di etichettatura e controllo. In pratica lo scopo è quello di snellire la burocrazia ma in tutta sincerità ci domandiamo se sarà possibile visto che tante procedure non dipendono da noi ma dalle imposizioni europee.
“Nella discussione – scrive ancora Cenni – prima in commissione e poi in aula, il testo è stato arricchito e integrato anche con il riconoscimento di tutte quelle attività connesse con la produzione di vino, come l’enoturismo, attività che, come dimostrano i dati del XII Rapporto sull’Enoturismo presentati alla Bit di Milano dalle Città del Vino, attrae oltre 10 milioni di turisti per una spesa per le visite in cantina di circa 2.5 miliardi di euro”.
Fatta la legge adesso andremo a sentire i produttori…
Roberta Capanni
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri