Ormai quella cinese è una realtà conclamata nel mercato globale del vino. I consumi sono in costante aumento, tanto che dopo una prima fase dedicata esclusivamente al consumo di vino estero, sono grandissimi gli investimenti che il governo sta facendo sulla viticultura locale.
I livelli qualitativi per il momento sono quelli che sono e la strada da fare è ancora molta, ragion per cui l’attenzione è altissima più che altro sui vini di importazione. Il profilo dei consumatori cinesi è in una fase di continua evoluzione, anche se cominciano a delinearsi alcuni tratti distintivi tra diverse tipologie e diversi approcci.
In ogni caso il vino d’importazione è sicuramente un affare che riguarda persone con capacità di spesa al di sopra della massa, il più delle volte spinte in questa nuova passione per emulare i modelli occidentali di benessere. Nell’approccio al vino insomma, sono ancora forti le motivazioni legate ai modelli di distinzione sociale. Non manca chi ricerca la qualità ma in una storia di consumo ancora giovane, le preferenze sono ancora dettate più dal marketing e dalla notorietà di produttori ed etichette, che da altro.
Ma chi sono in particolare i nuovi enoappassionati? L’agenzia UK Wine Intelligence ha provato a dare una risposta al quesito, intervistando un campione di 2000 consumatori cinesi di vino di importazione. I risultati sono nel report “China Portraits 2017” che evidenzia differenti profili. Il gruppo più consistente, i “Social Newbies”, raggiunge il 26% e per loro il vino è soprattutto un elemento di novità, una nuova moda diffusa tra i giovani che trova la sua collocazione come social drink.
Poco al di sotto con il 22% si collocano i “Developing Drinkers”, quelli che hanno già superato la fase di approccio con il vino. Lo scelgono per puro piacere aumentando gradualmente nel tempo la frequenza del consumo quotidiano, di pari passo all’interesse per i diversi aspetti dell’universo vino.
Seguono gli “Healt Sippers” con il 18%, consumatori che hanno già dei punti di riferimento tra le etichette, scelte anche facendo attenzione al prezzo. Il loro consumo è occasionale e percepito anche come un beneficio per il proprio benessere. Al 16% i “Prestige-seeking Traditionalists”, quelli con grande capacità di spesa che si dedicano più frequentemente ad una buona bottiglia d’importazione, meglio se francese per motivi di status symbol.
Chiudono due gruppi entrambi al 9% ma che rappresentano gli opposti dei modelli di consumo. Da una parte i “Frugal Occasionals”, poco interessati al consumo di vino specie se di importazione e con scarse conoscenze a riguardo. Dall’altra gli “Adventurous Connoisseurs”, quelli che maggiormente si avvicinano al profilo del wine lovers. Consumatori abituali caratterizzati dalla grande capacità di spesa e dall’attenzione alle peculiarità di vitigni, territori e denominazioni, con un occhio ai brand di successo.
La segmentazione al di la dei valori percentuali, mostra comunque una sempre crescente attenzione per il mondo del vino. Un mercato ormai considerato il più importante in proiezione futura, è che guarda all’Italia con grande interesse. Questo almeno è quello che dicono i dati registrati sulla piazza di Hong Kong, porta d’ingresso commerciale per la Cina e per l’intera area Asiatica.
Anche qui è la Francia a farla da padrona ma l’Italia figura tra gli attori principali. L’import enoico ha raggiunto 840 milioni di euro tra gennaio e agosto del 2017 e tra questi c’è da registrare la grande crescita dei vini italiani stimata intorno al 22%.
Un mercato quindi su cui lavorare con grande attenzione e che Vinitaly ha presidiato anche quest’anno, con il padiglione Italia all’interno della Hong Kong International Wine & Spirits Fair. Un calendario di degustazioni ed incontri a tema sulla viticultura e i territori italiani del vino, che ha visto protagonisti 120 tra consorzi e cantine.
Nelle parole di Giovanni Mantovani dg di Veronafiere, c’è tutta la sua soddisfazione: “Hong Kong è il più grande hub enologico del mercato asiatico e rappresenta una tappa strategica per la promozione della conoscenza e del business del vino italiano. Per questo già dal 2010 siamo presenti con Vinitaly all’International Wine & Spirits Fair, dove organizziamo, in collaborazione con l’Italian Trade Agency, il Padiglione Italia per dare un’immagine coesa e forte del nostro Paese”.
Parole che centrano il punto perché la chiave della crescita su questo e sugli altri mercati, è proprio un’immagine forte, quella di un sistema Italia che integri tutte le sue componenti facendo tesoro delle esperienze non sempre positive del passato.
Bruno Fulco
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