Stile e Società

Dopo il calcio e con il vino, Iniesta sfida ancora l’Italia sul mercato Cinese

Il calcio incrocia spesso la sua strada con quella del vino visto che tra i protagonisti del pallone gli estimatori non mancano di certo. Per prenderla alla lontana tra i grandi cultori delle bottiglie di qualità, basta ricordare Nereo Rocco ed Enzo Bearzot ad inaugurare la nutrita lista di celebrità della pedata sportiva.

Ai giorni nostri tra i personaggi del calcio che collezionano vino, troviamo Sir Alex Fergusson monumento del calcio inglese, o il più giovane James Pallotta Presidente della A.S. Roma e grande estimatore enoico. C’è però chi si è spinto oltre e, una volta appesi gli scarpini al chiodo ha calzato gli stivali di gomma per scendere in vigna, almeno in maniera figurata. Una lunga schiera che parte col “Barone” Nils Liedholm, leggenda del calcio svedese oltre che di quello italiano, anche nelle vesti di allenatore.

Probabilmente il capostipite dei viticultori del calcio, con i suoi vigneti nel Monferrato. A seguire le sue orme tra gli altri Alberto Malesani, l’artefice del miracolo calcistico di Parma e che ora in veneto si dedica agli autoctoni  producendo Amarone, Recioto e Valpolicella. Fino all’Istrionico Luciano Spalletti che vinifica Sangiovese in quel di Montespertoli nella sua Toscana. Agli allenatori si aggiungono vecchie e nuove glorie del pallone italico, da Paolo Rossi ad Andrea Pirlo, da Barzagli a Damiano Tommasi “anima candida”, attivo anche lui con i vitigni del Veneto.

Ma la grande attrazione verso il vigneto non è solo prerogativa del calcio italiano. A subirne il Fascino anche Andres Iniesta, bandiera del Barcellona che dopo 22 si sfila una maglia che è per lui come una seconda pelle. L’annuncio in una conferenza stampa carica di commozione, la sua e di tutto il popolo Blaugrana che insieme al suo idolo ha condiviso oltre 30 titoli, tra cui 4 Champions League: “Buonasera a tutti, questo incontro è stato convocato per rendere pubblica la decisione che questa è la mia ultima stagione qui. E’ qualcosa su cui ho riflettuto a lungo, a livello personale e con la mia famiglia – e ha aggiunto –  essendo onesto con me stesso e con il club che mi ha dato tutto, so che il mio tempo qui è finito perché in futuro non potrei dare più il meglio di me stesso”.

Un campione come Iniesta a dire il vero poteva permettersi ancora, almeno un paio di stagioni ad altissimo livello. La sua scelta però sembrerebbe avere a che fare anche con il vino. Un indizio lo danno le sue parole: “Tutti gli scenari fuori dall’Europa sono possibili, e a fine stagione saprete”. I ben informati però giurano che la sua probabile destinazione sia la Cina. Dietro la voglia apparente di continuare a divertirsi in un calcio meno impegnativo, si nasconderebbe anche la possibilità di importare il suo vino.

La sua Azienda creata nel 2010 si chiama Bodega Iniesta, una realtà da 200 ettari per un milione di bottiglie fortemente indirizzata all’export e molto apprezzata. Le vigne si trovano tra Valencia e Albacete nella DO Manchuela, dove la Bodega è la cantina più grande. Qualcosa di cui Iniesta si mostra particolarmente fiero, perché oltre a materializzare il sogno di suo padre rappresenta una presenza importante sul territorio a livello economico. Quindi anche sul finire della carriera il campione prova a giocare d’anticipo, sfidando in campo enoico una delle sue avversarie di sempre.

Quell’Italia a cui ha dato tanti dolori, ma che nella competizione del vino in questo momento è un osso ben più duro che sul campo di calcio. Il terreno di gioco stavolta è quello cinese, che vede per ora la Francia come campione. Nei primi tre mesi del 2018 però secondo i dati della dogana Cinese riportati dall’Ice di Pechino, l’export italiano è aumentato in valore del 62,8%, raggiungendo i 55,6 milioni di dollari ed operando di fatto il sorpasso sulla Spagna. Una partita quella tra i due paesi, che si annuncia più che mai  aperta vista la dinamicità del mercato cinese.

Una piazza che nell’import del primo trimestre ha registrato un incremento del 35,9% toccando i 792 milioni di dollari. Ora la partita con la Spagna, ma anche e soprattutto con la Francia e gli altri attori del mercato asiatico, si gioca sulla comunicazione. Se infatti la qualità dei vini Spagnoli, è vicina a quella del centrocampista che ha scritto la storia della compagine Catalana, si può tranquillamente affermare che l’avversario è temibile.

D’ora in poi sarà una questione di allenare i consumatori a capire i propri vini. Chi meglio saprà comunicarli a queste nuove coscienze enoiche in via di formazione, nel medio lungo periodo avrà vinto la partita. Per il momento l’Italia sembra essere partita all’attacco, con la campagna   “Italian Wine – Taste the Passion” che prevede un investimento di 3 milioni di euro. Attenzione però a mantenersi in pressing alto perché appena ci si accontenta del risultato, bastano un paio di rapidi contropiede per trovarsi di nuovo in svantaggio.

Bruno Fulco


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