I Viaggi di Graspo

A ViniMILO torna G.R.A.S.P.O. con il nuovo libro e tanti racconti

A ViniMILO torna G.R.A.S.P.O. con il nuovo libro e tanti racconti   L’articolata manifestazione ViniMilo, che si svolge nell’omonimo paesino etneo, è giunta alla 44^ edizione.

A ViniMILO torna G.R.A.S.P.O. con il nuovo libro e tanti racconti

 

i 12 vini con i loro Custodi, descritti da Ivano Asperti e Luigino Bertolazzi

L’articolata manifestazione ViniMilo, che si svolge nell’omonimo paesino etneo, è giunta alla 44^ edizione. Anche quest’anno G.R.A.S.P.O. ha di buon grado risposto all’invito e ha portato alcune rilevanti novità: il nuovo libro “100 Custodi per 100 Vitigni – La biodiversità viticola in Italia“, presentato in anteprima a Vinitaly 2024 ed ora qui in Sicilia e il “progetto RITORNO – i vitigni gioiello dell’Etna”. 

Nella serata di giovedì 29 agosto scorso la sala del Centro Servizi di Milo era gremita in ogni ordine di posto, avrebbe esclamato il commentatore sportivo. 

Grande interesse per le storie ed i vitigni rari e antichi che G.R.A.S.P.O. ha riportato alla luce, facendo leva sulla tenacia e perseveranza di uomini e donne ostinati a mantenere tradizione e unicità, anche nel settore vitivinicolo. 

il gruppo di servizio durante la serata

 Per raccontare cosa si è tradotto nel libro, si è deciso di percorrere una sorta di passeggiata lungo lo Stivale per narrare le storie, le peculiarità e le unicità di ogni persona incontrata; ogni racconto ha così contribuito a creare quello splendido mosaico rappresentato dalla nostra biodiversità enologica.

Ospiti del primo cittadino Alfio Cosentino, la serata è stata coadiuvata da ONAV Sicilia, che con la conduzione di Danilo Trapanotto, delegato di Catania, hanno seguito anche il puntuale servizio dei 12 vini presentati e raccontati. 

Luigino Bertolazzi e Ivano Asperti hanno condotto il viaggio nell’Italia dei custodi di unicità enologiche, che è stato interessante scoprire e spesso importante assaporare, non solo con un sorso di quanto si è riusciti a portare in bottiglia.

Si parte dal Trentino di Alfio Nicolodi con il suo Lagarino Bianco, che è qui proposto in versione spumantizzata.

 Vino schietto e pulito, che mostra un’altra espressione di vino di montagna. 

da sx Luigino Bertolazzi con Ivano Asperti

Spostandosi in Friuli, emblematico lo Sciaglin, una delle perle a bacca bianca di Emilio Bulfon, da poco scomparso. 

I figli Alberta e Lorenzo portano avanti il grande lavoro del padre, così da mantenere quell’unicità territoriale da sempre ricercata e voluta, guardando, capendo ed interpretando i vitigni, così come per lo Sciaglin che è anche declinato in versione spumantizzata per la sua piacevole vena lievemente aromatica e una acidità che consente una versatile presa di spuma. 

 Il vulcanico e visionario Franco Zanovello di Ca’ Lustra ha recuperato la Pinella, vitigno a bacca bianca con indubbia personalità, che da tempo immemore prospera alle pendici del Monte Venda. 

Sala Gremita in ogni ordine e grado

Oggi i figli Marco e Linda portano avanti con rinnovato entusiasmo le sue intuizioni.. La Sardegna, isola ricca di unicità enologiche, è stata rappresenta qui da un Semidano realizzato da Quartomoro di Pietro Cella, azienda attenta alle tradizioni e specificità dei terreni e territori. 

Altre varietà antiche sono coltivate, così da determinare la volontà di recuperare una storicità che porta ad unicità, spesso anche qualitativa. Testimonianze forti di questo impegno sono il campo collezione ‘Memorie di Vite’ e ‘La vigna dei Bambini’ che raccolgono oltre 50 varietà autoctone sarde, come Vermentino, Nuragus, Nasco, Girò, Arvisionadu, Cannonau, Bovale, Carignano, Cagnulari, Muristellu, oltre al Semidano. 

Stefano Turbil e sua moglie hanno deciso già dal 2005 di dar vita all’azienda La Chimera, dove in Val di Susa riescono a far vini piemontesi non certamente omologati e utilizzando i vitigni abituali e più conosciuti. 

L’Avanà è da sempre stata un’uva non semplice da gestire, tant’è che era spesso in taglio con gli abituali Barbera, Freisa e spesso con un’altra rarità come il Becuet.

 Qui è presentata un’espressione unica e personale, avendo verificato la buona acidità dell’Avanà, è stato prodotto uno Spumante Brut Nature. 

Un metodo classico blanc de noir di personalità e con buona finezza, certamente sfuggente dalle comparazioni con altre bollicine regionali. 

Qui siamo di fronte ad un vino di montagna, anche estremo, sia di territorio, sia di gusto e profumi. 

Altra espressione piemontese è quella del Pelaverga della Tenuta La Marchesa, dove Vittorio Giulini ha creato una realtà tutta rivolta al recupero anche di altri vitigni come Uvalino, Albarossa e Slarina . 

La sala del centro congressi di Milo

La medesima filosofia ed attenzione è stata riposta nel recupero della Tenuta di Pietra Porzia nella zona laziale di Frascati, dove oltre alla dimora storica incastonata in un ambiente ricco di biodiversità, si alternano boschi, oliveti e vigneti, e dove il Lecinaro la fa da padrona. 

Vitigno a bacca nera connaturato con il territorio, che ha la possibilità di affinarsi in bottiglia nella suggestiva cantina storica scavata nel tufo oltre 2000 anni fa. 

Si presume fosse una cisterna termale dell’acquedotto Claudio: oggi utilizzata come cantina naturale per le bottiglie di Lecinaro, vitigno conosciuto anche con i sinonimi di Rosaiola e Pentellino nel frusinate e a Cassino. Non poteva certo mancare la Toscana. 

Il Nocchianello Nero è certamente uno dei vitigni meno coltivati in regione, ma Edoardo Ventimiglia e la moglie Carla Benini di Sassotondo a Pitigliano, realizzano un vino ammaliante e di assoluta personalità. Profondità e rusticità sono tutta l’espressione unica della Maremma centrale.

Una risalita in Lombardia per un vino rosso ottenuto da un vitigno, che dopo tanti anni di attesa, ha ricevuto nel 2023 l’iscrizione nel RNVV. 

Ora iscritto come Cassina, è dal 1993 prodotto e conosciuto dall’azienda Montelio di Codevilla come Uva della Cascina, vitigno del vino Gaìna, che negli anni è divenuto certamente un’unicità per la storica azienda dell’Oltrepò.

 Il vino è profumato e di buona struttura, con tipiche note di spezia che gli conferiscono grande identità, bassa acidità e tannini vellutati.

 Non troppo distante, sempre nell’Oltrepò padano, Cascina Gnocco di Domenico Cuneo è un laboratorio di biodiversità. 

Il “Progetto Autoctoni” vede come antesignano il vitigno Mornasca a cui il suo custode tiene molto. 

Dopo l’annata sciagurata del 2005 ebbe l’intuizione di creare quello che oggi è l’Orione, vino rosso potente e vigoroso, ottenuto con una vendemmia tardiva delle uve: vino ben diverso sino a quello che si era ottenuto in passato. 

Visto la versatilità del vitigno si realizza anche un vino spumante rosato, che però segue una regolare vendemmia, in tempi e modi. Scendendo nella regione più piccola d’Italia, il Molise, la Tintilia è certamente il vitigno emblema regionale e Claudio Cipressi ne è indubbiamente il baluardo.

 Oggi viene declinato in diverse versioni, ma nella serata abbiamo potuto assaporare il paradigmatico Macchiarossa 2017. 

A chiudere questa carrellata nazionale di rarità e unicità enologiche, torniamo al Nord, in Veneto, dove Gianantonio Brandellero dell’azienda Sacramundi continua il lavoro di recupero di antichi vitigni della Lessinia. 

Uno di questi è certamente la Saccola, che si è potuto degustare nella versione 2022, ancora in prova di botte, ma da anni vinificata, tenuto conto poi alcuni anni fa della sinonimia riconosciuta con la Pavana, vitigno già nel RNVV.

La platea ha seguito con grande interesse e curiosità la passeggiata enologica proposta, che è servita poi a dare degli spunti, stimolare curiosità e far assaggiare direttamente quanto si è trovato dalle persone che hanno raccontato le loro storie. 

Un’altra affascinante pagina di ViniMilo ha visto la conclusione con un riscontro ed interesse che fa ben sperare e inorgoglisce coloro che pervicacemente vogliono esaltare il lavoro dell’uomo e la salvaguardia del nostro territorio.

E il viaggio continua……

 

Ivano Asperti

Foto di Daniele Dal Cerè

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