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Ville, castelli, abbazie: è qui la storia del vino

Ville, castelli, abbazie: è qui la storia del vino Il BelPaese è ricco di residenze nobiliari e tenute agricole costruite nelle campagne, attorniate da orti,

Ville, castelli, abbazie: è qui la storia del vino

Le storiche cantine di Palazzo Contucci, custodi del Vino Nobile di Montepulciano

Il Bel Paese è ricco di residenze nobiliari e tenute agricole costruite nelle campagne, attorniate da orti, vigneti, frutteti, oliveti, giardini. L’opera benemerita dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

In passato, fin dall’epoca romana, l’agricoltura era parte integrante del sistema delle ville, dei castelli, delle dimore storiche in quanto fonte preziosa di sostentamento per proprietari e contadini. Sistema che prevedeva la presenza di orti, vigneti, frutteti, oliveti.

Villa Cusona a San Gimignano (Siena) della nobile famiglia Guicciardini Strozzi

Lo  testimoniano gli scavi di Pompei, i possedimenti feudali nel Medioevo attorno ai Castelli o alle Corti lungo il fiume Po. Lo testimoniano i famosi Castelli Romani, le masserie in Puglia, i bagli siciliani. 

E lo confermano le dimore storiche di epoca rinascimentale. 

Pensiamo alle Ville Medicee, residenze predilette nel periodo di massimo splendore della famiglia Medici o alle Ville Venete costruite dai nobili veneziani nell’entroterra, oggi patrimonio dell’Unesco.

Ed ancora: pensiamo alle Ville Sabaude in Piemonte o alle residenze reali sparse nella campagna italiana nelle quali, sull’esempio del “potager du roi”, il grande “orto del re” della Reggia di Versailles, gli orti fungevano da dispensa per sontuosi banchetti. 

Quelle antiche residenze trasformate oggi in accoglienti cantine

La Villa Medicea dei cento camini di Artimino, sulle colline di Carmignano (Prato)

Tradizione antica quella dei vigneti-giardino, degli orti, dei frutteti, degli oliveti.

Tradizione che, oltre ad ingentilire il paesaggio delle nostre campagne, costituisce uno straordinario motivo di attrazione per le ville, i castelli e le dimore storiche del BelPaese.

 Oggi molte di queste ville, grazie agli interventi virtuosi di molte aziende sono state trasformate in vere e proprie cantine che accolgono visitatori da tutto il mondo che pagano un ingresso per ammirare la bellezza del paesaggio e diventano occasione per organizzare eventi culturali legati allo straordinario  patrimonio culturale italiano.

L’accoglienza, la ristorazione, le attività museali, l’organizzazione di eventi

L’abbazia vallombrosa (anno Mille) di Badia a Coltibuono nel Chianti classico

Certo, la conservazione di questi luoghi costa moltissimo ai proprietari, pubblici o privati che siano. 

Considerando, in particolare, solo questi ultimi, secondo il Rapporto dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, realizzato dalla Fondazione per la Ricerca Economica e Sociale Ets, promosso da Adsi-Associazione Dimore Storiche Italiane, Confagricoltura, Confedilizia e Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, su oltre 43.000 beni vincolati in Italia, più di 19.000 sono imprese gestite con attività produttive strutturate o occasionali.

A queste imprese vanno aggiunti oltre 10.500 proprietari che hanno in programma o vorrebbero avviare un’attività commerciale,

 portando a quasi 30.000 il numero di operatori potenzialmente attivi nel settore dell’accoglienza, della ristorazione, delle attività museali e dell’organizzazione di eventi. 

L’opera benemerita dell’Associazione Dimore Storiche Italiane

Il cinquecentesco Palazzo Lana Berlucchi Ziliani- custodisce la storia del Franciacorta

Sono dati significativi che confermano come il settore delle dimore storiche rappresenti lo 0,6% del totale delle imprese attive in Italia, un decimo delle piccole imprese italiane che operano nella ricettività e nella ristorazione. 

Enorme il potenziale di crescita di queste attività: solo nel 2023 hanno accolto 34 milioni di visitatori, 

Il Castello di Castagneto Carducci, dimora del Conte Ugolino della Gherardesca

in forte aumento sugli anni precedenti, e, tra interventi ordinari e straordinari, si stima che i proprietari abbiamo speso complessivamente oltre 1,9 miliardi di euro, contribuendo ad oltre un decimo dell’incremento del Pil italiano.

A riunirli è l’Associazione Dimore Storiche Italiane (Adsi), che sono beni culturali di rilevante interesse tutelati dallo Stato con l’apposizione del “vincolo” in quanto riconosciuti importanti per la collettività. 

Essendo privati, sono affidati alla responsabilità̀ dei proprietari che non solo si occupano della loro conservazione, ma vi abitano.

 In questo modo, oltre a mantenere l’immobile, il proprietario conserva e trasmette ai posteri tradizioni, usi, costumi e memorie antiche. 

In Valpolicella la villa dei conti Serego Alighieri, discendenti di Dante

Villa Serego Alighieri in Valpolicella- appartiene ai discendenti del Sommo Poeta

Le dimore storiche sono un patrimonio vasto ed eterogeneo, si tratta di case, palazzi, ville e castelli. 

Per fare solo alcuni esempi: in Lombardia il cinquecentesco Palazzo Lana Berlucchi in Franciacorta nelle cui cantine la famiglia Ziliani custodisce la storia del primo Franciacorta. 

In Toscana il rinascimentale Palazzo Contucci in Piazza Grande a Montepulciano con le storiche cantine del Vino Nobile nella città del Poliziano. 

O, ancora, Villa Serego Alighieri, la villa veneta in Valpolicella  appartenente ai Conti Serego Alighieri, discendenti del Sommo Poeta Dante Alighieri, e ora nell’alveo del Gruppo Masi. 

Ed ancora: la Villa Medicea dei cento camini di Artimino, sulle colline vitate del Carmignano, Villa Cusona a San Gimignano della nobile famiglia Guicciardini Strozzi tra i vigneti della Vernaccia, Villa Le Corti nel cuore del Chianti Classico di proprietà dei Principe Corsini, la settecentesca Villa della Tenuta La Marchesa a Gavi.

 Ed ancora: Villa Tasca tra Palermo e Monreale, culla della vita sociale ed artistica siciliana di metà Ottocento, e che ha ispirato a Wagner il terzo atto del “Parsifal”, di proprietà della famiglia Tasca di Tasca d’Almerita.

A Bolzano lo spendido Castel Mareccio circondato dai vigneti

Castel Mareccio, circondato dai vigneti, a due passi dal centro storico di Bolzano

Ancora, il medioevale Castel Mareccio, circondato di vigneti a due passi dal centro storico di Bolzano, il Castello di Castagneto Carducci che fu del Conte Ugolino della Gherardesca, protagonista di uno dei Canti più famosi della “Divina Commedia” di Dante, ancora oggi di proprietà della storica famiglia di Bolgheri.

L’antico Castello Banfi a Montalcino, patria del famoso Brunello di Montalcino

O l’antico Castello Banfi a Montalcino, tra le roccaforti della Repubblica di Siena, oggi tra i vigneti di Brunello, o i Castelli dove è stata scritta la storia del Chianti Classico, come il Castello di Brolio dei Barone Ricasoli e Castello di Fonterutoli della famiglia Mazzei, o gli storici manieri tra i vigneti delle Langhe, Roero e Monferrato come Castello di Gabiano.

E, ancora, giardini e tenute agricole, distribuiti capillarmente su tutto il territorio del BelPaese, nei piccoli borghi, come l’Abbazia vallombrosa di Badia a Coltibuono dell’anno Mille in Chianti Classico della famiglia Stucchi Prinetti,

 o la Tenuta Bossi dei Marchesi Gondi nel Chianti Rufina, passando per la Tenuta di Pietra Porzia a Frascati nei Castelli Romani.

Ognuno di questi beni ha una precisa identità: per la sua storia, per il suo valore culturale e artistico e per lo stretto legame con il territorio.

 Il vino e gli altri prodotti tipici dell’agricoltura Made in Italy sono uno stimolo importante per far conoscere e valorizzare questo straordinario patrimonio.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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