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Via la monodose, via le bustine di zucchero, meglio la zuccheriera

Via la monodose, via le bustine di zucchero, meglio la zuccheriera

La nuova bestialità della UE è arrivata.
Bella pensata e già ne hanno fatte di tutti i colori!

Non riesco a capire le loro teste. Chi gliele ha riempite di segatura?

Dov’erano questi odierni geni, quando nel 2004 il Parlamento europeo vietò nei bar lo zucchero sfuso da attingere dalle zuccheriere con l’apposito cucchiaino, valutandolo un sistema non conforme alle norme igieniche?
È vero parliamo di quasi 20 anni fa, quasi il tempo di una generazione.
Di sicuro quelli erano a farsi le apericene sui Navigli o sul Lungo Senna o in qualche birreria nordica.
Forse erano come quelli delle interviste de “Il milanese imbruttito” che alla domanda “Chi ha dipinto l’autoritratto di Renoir” non sanno rispondere.

L’attacco alla plastica monouso continua

Vi ricordate che doveva entrare in vigore in luglio 2021 (poi slittata a gennaio 2022) la norma europea che prevede la messa al bando di tutti i prodotti fatti di plastica, come i bicchieri, le posate, i piatti, le cannucce, tappi, coperchi, cotonfioc e persino palloncini delle feste, ma anche attrezzi per la pesca?
E pure le vaschette in cui vengono vendute verdure, ortaggi e frutta.

Tanto che ci prospettavano la scomparsa delle confezioni a porzione monodose per single a favore di quelle “per famiglia”. Con tanto di conseguente assicurato spreco alimentare.

Tutto ciò con la scusa di quanto incide sull’inquinamento ambientale sia il fabbricare sia poi l’eliminare le confezioni di plastica, non biodegradabile.

Nel 2004 (davvero sembra un secolo fa) non eravamo stupiti delle bustine di zucchero al bar, avendo più volte trovato il cucchiaino comune sporcato da qualche avventore che, per distrazione o mancanza di galateo, dopo aver presa la quantità di zucchero, aveva mescolato il contenuto della sua tazzina con lo stesso, per poi rimetterlo nella zuccheriera.

Senza dire che la zuccheriera e pure i dosatori di vetro col beccuccio presenti sul bancone venivano toccati da tutti e ciò non è proprio la cosa più salutare. E non è che i baristi si prodigassero a disinfettare assiduamente gli oggetti toccati da tutti.

Le bustine monodose sono comode anche per i baristi che non devono cercare le zuccheriere qua e là sul bancone per completare il servizio ad ogni singolo avventore.
Ogni cliente si prende la sua bustina da appositi contenitori sistemati un po’ dovunque e facilmente raggiungibili.

Dopo tre anni di “pandemia” e la psicosi che è stata montata, adesso le preoccupazioni di sicurezza igienica non valgono più?

Le monodosi più igieniche in tempo di circolazione dei virus

Non dimentichiamo che in regime pandemico era stato imposto l’uso di monodosi in tutte le strutture ricettive. E persino erano state dettate regole per le bottigliette di olio e aceto e per i contenitori di sale e pepe. Erano spariti quei set da tavola che includevano anche gli stuzzicadenti.

Oggi le nuove regole che vorrebbero introdurre valgono non solo per lo zucchero ma anche il miele, il ketchup, e tutte le altre salsine e condimenti che uno volesse aggiungere per insaporire la bevanda o la pietanza.
E le bustine di tè?

Nel mirino della proposta di regolamento entrano anche shampoo e bagnoschiuma, e ovviamente quelle carinissime saponette rotonde che trovavamo ben incartate nei bagni delle stanze d’albergo.
Spariranno anche le cuffiette da doccia?

E qui siamo al colmo dei colmi.
Non saremo mica costretti a portarci shampoo, bagnoschiuma e sapone da casa, nei nostri futuri viaggi?

La stessa fine faranno anche i campioncini di profumo e di crema di cui in profumeria ci fanno omaggio?

Ma non è finita qui, solo con il disagio di noi consumatori

Considerato che fino ad ora è un vanto d’immagine per gli hotel avere camere e bagni con tanti piccoli accessori ad uso di ogni singolo ospite, i gestori dovranno rinunciate a offrire il massimo del comfort ed abbassare il livello di stile?

L’abolizione di imballaggi monouso in tutti i settori dell’Horeca mette nel mirino soprattutto i produttori di questi imballaggi e le filiere del riciclo.

Sono migliaia tali aziende, grandi e piccole, con il conseguente rischio di inoccupazione di decine di migliaia di lavoratori e loro famigliari, e non solo in Italia come ha sottolineato l’ex presidente di Confindustria, industriale nel settore del packaging alimentare con la Seda, società che opera a livello internazionale, che ha calcolato in milioni le persone danneggiate nel mondo.

Ci manca proprio questo altro baratro nella già stentata ripresa dell’economia nazionale, dopo il disastro dei lockdown.

Sono troppe le teste di legno ai posti di comando!

Maura Sacher

 


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