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Urgentemente torniamo sul Prošek perché non ci fidiamo

Adesso daremo battaglia, dice l’illuminato Ministro triestino.
Adesso? A cominciare da quando?

Eh, già, bisogna aspettare il tavolo tecnico “già attivato”, espressione che in burocratese significa che sono state firmate un mucchio di carte per costituirlo, stabilire i gettoni di presenza, individuare i componenti e distribuire deleghe e compiti.
Ma quando sarà davvero aperta la stanza e, seduti tutti, sarà stabilito il calendario delle riunioni?

Non c’era già tempo di prepararsi da giugno quando si è appresa la notizia della proposta della Croazia?

Oggi si sono rincorse voci sulla effettiva pubblicazione o sull’assenso alla pubblicazione.

Ricordo che partono dalla data di pubblicazione sulla G.U. Ue i due mesi per opporre ricorsi.
Il tempo stringe!

L’obiettivo – a detta di Patuanelli – è «predisporre una dichiarazione debitamente motivata, relativa alle condizioni di ammissibilità, al fine di opporci a quanto proposto dalla Croazia».

Che vuol dire? Si giocherà con le parole, si troveranno cavilli giuridici, ricordando che “secondo le norme europee nessun prodotto che evochi un’indicazione geografica protetta può essere immesso sul mercato comunitario, se rischia di confondere il consumatore”?

Si farà un lungo elenco delle peculiarità del nostro Prosecco, del suo valore commerciale nel mondo, delle nostre eccellenze, ci si lamenterà della perdita di profitto nazionale e dell’“Italian Sounding”?

Non si farebbe prima a mettere in risalto la ridicolaggine del confronto?

Il Prošek croato non coincide né con un’area geografica né con un toponimo né con il nome di un vitigno.

Va precisato una volta per tutte!

Ogni ambizione di rivalità va estinta sul nascere, non c’è alcuno spazio per la competizione, la UE lo capisca.

Ormai lo sanno tutti che Prosecco è un luogo, un quartiere di Trieste a ridosso del comune di Sgonico sulla parte del Carso dove predomina la parlata slovena e dove “Prosecco” si pronuncia Prošek con la “sc”.

Persino in Wikipedia è scritto: «Il termine Prosecco significa “bosco tagliato” nelle lingue slave (Prošek in serbocroato, letteralmente “corridoio disboscato in mezzo alla foresta”) dalle aree disboscate per la coltivazione della vite».

Il Ministro è triestino, non poteva farsi un giro per le “osmize” e sondare la questione, anche parlando con i viticoltori carsolini, informarsi un po’ più ampiamente, così da non fare eventuali future figure da cioccolatino?

Maura Sacher

NB: e non finisce qui per noi di egnews

 


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