Odio l’estate cantava Bruno Martino negli anni Sessanta.
Anni bellissimi ma allo stesso tempi carichi di tensioni e guerre disastrose.
Questi anni mitici portarono verso la fine del decennio a clamorose rivolte e cambiamenti successivi di vita e di costume.
Uno dei simboli estivi in Italia era il ghiacciolo.
Venduto dapprima nelle mitiche latterie, vero paradiso per i bambini al pari delle pasticcerie, pian piano divenne quasi una ossessione.
A Bologna e dintorni si chiamava COF acronimo derivato dalle iniziali della ditta, allora si chiamavano cosi’, che li produceva artigianalmente.
COF corrispondeva a Cavazzoni Orlando e Fratelli.
A Ferrara, Reggio Emilia e Modena li chiamavano BIF poiché la ditta che li produceva era costituita da tre soci: Braglia, Iori e Fornaciari, chissà se quest’ultimo era parente di Zucchero alias Adelmo Fornaciari.
In Italia i ghiaccioli arrivarono dagli Usa nel 1960.
Il brevetto risale al 1932 depositato da Frank Epperson da Oakland California.
Quando era bambino una sera d’inverno fuori dimenticò da una finestra un bicchiere di acqua e soda con dentro un bastoncino di legno.
Alla mattina il liquido si era ghiacciato: così nacque il ghiacciolo.
Molteplici i gusti proposti, ma i ghiaccioli più ambiti erano quelli con una stellina impressa nel bastoncino.
Significava aver diritto ad un ghiacciolo gratis.
Altra novità non recentissima sono i vini in lattina molto graditi soprattutto per la praticità della confezione e per il fatto che è facile stoccarli in frigorifero.
La Cantina Giacobazzi è stata la prima con il mitico 8 e1/2 a proporre questa tipologia. La richiesta dalla Cantina di Modena venne fatta ai ministeri competenti nel 1978 ma solo nel 1982 venne accordato il permesso di produrre vino in lattina.
Questi vini si sono affermati nel Nord Europa, in Australia, nel Regno Unito e negli Usa.
In Italia molte cantine hanno cominciato sin dall’anno scorso a riproporre vini in lattina. Bisogna dire che questi vini messi in lattina qui da noi hanno una qualità media nettamente superiore a quelli proposti nelle altre nazioni.
Gli Hard Seltzer sono un’altra novità estiva.
Sono classificati nella categoria birre ma in realtà sono bevande aromatizzate.
Negli Usa la moda è iniziata nel 2019 e il fatturato medio in questi anni è stato di 4 miliardi di dollari.
In Italia gli Hard Seltzer sono arrivati da poco e per il momento hanno avuto una tiepida accoglienza.
Gli Hard Seltzer sono bibite frizzanti con un limitato tenore alcolico, dai 3 ai 5 gradi. Derivano da una fermentazione con frutta, spezie ed altri aromi, per cui rientrano nella categoria delle birre anche se propriamente non lo sono.
Molti produttori di questa bevanda sono birrifici. In Italia il primo produttore è stato il Birrificio Mister B ubicato in provincia di Padova.
L’dea è di Nick Shields un giovane che decise di realizzare cocktail di pronta beva e di basso costo partendo da una base di birra.
La base è costituita da acqua, zuccheri e lieviti ma a differenza delle birre oltre al malto d’orzo ci sono appunto altri zuccheri.
Molto accattivante il packaging con grafiche moderne e colorate.
Assai pratici da portare in giro gli Hard Seltzer sono proposti con gusti al lampone, mandarino, mango, melone, mirtillo e pompelmo rosso.
Una buona notizia estiva è quella che sancisce il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità per i Portici di Bologna, i più lunghi al mondo, da parte dell’UNESCO.
Umberto Faedi
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