A Bari è arrivato un bastimento da Vancouver, Canada, carico non di prodotti esotici o particolari bensì di 50.000 tonnellate di grano, proprio quando nella nostra penisola cominciano le mietiture.
Coincidenza?
I contadini denunciano il fatto che all’insaputa dei consumatori un pacco di penne e spaghetti su tre non è fatto con grano italiano.
300.000 imprese agricole a rischio e due milioni di ettari piantati a frumento corrono il pericolo di non essere più coltivate nei prossimi anni progressivamente.
Questo significa forse due milioni di posti di lavoro in meno, chiusura di imprese agricole e il ritorno della miseria nelle campagne dopo anni di ritorno alle campagne e una discreta ripresa.
I coltivatori e le associazioni di categoria dicono che il prezzo corrisposto è ridicolo: con tre chili di prodotto venduti non si paga nemmeno un caffè’ al bar.
Le aziende produttrici di pasta affermano che non è importante da dove provenga il grano e poi comunque l’Italia non ne produce a sufficienza per il fabbisogno nazionale.
Non è assolutamente un buon motivo per ramazzare in giro per il pianeta tutto quello che si può trovare per produrre pasta in ogni modo.
Perché non potenziare le imprese agricole italiane e incentivarle cominciando ad esempio con semplificare le pratiche burocratiche?
Bisogna chiedersi di che qualità e salubrità sia questo grano importato che fra l’altro ha un anno di vita e se non sia stato frammischiato con prodotto derivato da OGM, che in Italia è tassativamente vietato.
Altro problema è la definizione della etichettatura che data la tracciabilità permette di identificare la provenienza: non è stata ancora completata la procedura.
Siamo quindi di fronte ad una moderna battaglia del grano che non bisogna assolutamente perdere, ma ho la brutta impressione che nemmeno in questa importantissima occasione l’esecutivo sarà in grado di mettere in campo, è proprio il caso di dire così, a questo governo “una strategia vincente”.
Umberto Faedi
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri