Tra Fonzaso e Feltre, un racconto che è storia
La vite, la cura e la coltivazione dei boschi unitamente all’allevamento ovino sono stati per lungo tempo l’asse economico di queste popolazioni.
La vite qui era coltivata nei terreni strappati al bosco con pendenze che superavano spesso il 45%,
lavoro duro, che però sapeva anche fare reddito, per questo motivo fino agli anni 60 del 1900 tutte queste zone coincidenti con la diocesi di Feltre erano un importante mercato per l’uva e il vino.
Coltivazioni fatte con le varietà che troviamo in tutta la fascia prealpina veneto-trentina.
Come la Gentile di Fonzaso che insieme al Silvaner costituiva la base per la maggior parte dei bianchi di queste zone, il Prosecco era allora poca cosa.
Le rosse avevano una offerta maggiore, con la Pavana, la Trevisana nera, la Turca, il Ciliegiolo e altre di minore rilievo.
Anche qui gli importanti cambiamenti politici della zona a seguito dell’unità d’Italia sembrava portassero un pò di stabilità, il commercio riprende e la viticoltura riceve nuovo impulso, ma è un periodo breve condizionato dall’arrivo in Europa di nuovi parassiti come l’oidio e la peronospora, nulla rispetto al martello del primo conflitto mondiale.
La devastazione dei luoghi, è accompagnata da un vero e proprio sterminio della popolazione maschile, caduta durante il conflitto.
La coltivazione della vite e le attività agricole vengono in parte abbandonate, per mancanza di braccia, a completare l’opera arriva, nel 1921 la Fillossera, flagello che rappresenta una vera ecatombe viticola.
Il reimpianto dei vigneti fu un’opera ciclopica, aiutata dalle cattedre ambulanti di viticoltura, che ridiede fiato all’economia locale.
Nell’occasione si misero a dimora anche ibridi produttori diretti, quali il Clinton, il Noah e l’Isabelle, che diedero un pò di sollievo al bisogno locale di vino.
Il secondo conflitto mondiale, con le sue distruzioni fino al 1945, portò ad una stasi dello sviluppo viticolo.
Il dopoguerra con la ricostruzione ed il primo sviluppo industriale, drenò braccia all’agricoltura, con una vera e propria fuga dai campi che non davano redditi paragonabili a quelli del lavoro in fabbrica.
La fase di abbandono che seguì falcidiò la produzione viticola quasi azzerandola, di quella grande superficie vitata, rimase molto poco.
Da qualche tempo però si nota un rinnovato interesse per la conservazione ed il recupero delle rive vitate.
Sono piccoli fazzoletti di terra che a Fonzaso e dintorni vengono coltivati, soprattutto da giovani, con lo scopo di valorizzare i vigneti ancora rimasti.
Troviamo uno di questi eroici vignaioli con la sua piccola cantina a Fonzaso, si tratta di Diego Vieceli.
La sua famiglia ha sempre prodotto vino, ora è Diego a continuare questa tradizione e con i due ettari della sua vigna produce e vende delle autentiche perle enologiche .
I suoi vini di punta sono una splendida Bianchetta sia mossa che ferma tra i bianchi, una Pavana tra i rossi, con la presenza come vitigni minori, della Turca, della Trevisana nera e del Ciliegiolo.
I vini di Diego, sono dei prodotti di ottima fattura e piacevolezza, soprattutto si percepisce la passione e la voglia di fare bene in un territorio dove c’è ancora tanto da valorizzare.
Qui i marcatori territoriali più originali sono la “saca” il pezzo finale più fine e flessibile del salice, con il quale si lega la vite, coltivata con un sistema senza fili di ferro, in filari sostenuti da un tutore in legno collegato orizzontalmente sulla fila ad una assicella il “galòn”, tutto prodotto in casa e rigorosamente biodegradabile.
Altra particolarità per questa viticoltura di fatica è la “musa” una vera e propria slitta in legno, l’unico mezzo con il quale da sempre si trasporta a valle l’uva dai pendii più ripidi, ci assicura Diego.
A Feltre nei pressi dello storico palazzo Guarnieri, incontriamo Marco de Bacco che con il papà Domenico e la sorella Valentina, ha avviato una promettente attività di produzione e commercializzazione dei vini.
Marco è il primo presidente del neonato consorzio di tutela dei vini Bellunesi, composto da 15 eroici produttori che coltivano ad oggi circa 80 ettari e che hanno provveduto a delimitare l’area della coltivazione viticola storica.
In Marco e Valentina traspare la soddisfazione per quanto fatto, unite alla volontà di cogliere quella che è una reale possibilità di riscatto della viti-enologia Feltrino-Bellunese.
Marco ha trovato motivazioni aggiuntive per la sua attività, dalla lettura di un lavoro di zonazione e recupero delle antiche varietà fatto dalla dott.ssa Severina Cancellier del CREA di Conegliano.
Lui si è formato presso la scuola di San Michele all’Adige, successivamente l’amicizia con l’enologo Salvatore Lovo ha fatto il resto portandolo a lavorare per alcuni periodi nelle Marche a Montefano presso l’azienda del Conte degli Azzoni, tanto che ci confessa i suoi vini hanno un pò di anima “marchigiana”.
L’azienda di Marco ormai ha una superficie di 12 ettari, 6 dei quali sono in zone con più del 45% di pendenza, molto vocati alla produzione di vini rossi.
Se domandiamo quanto ne valga la pena, ci guarda con un sorriso largo e convinto che è un si senza appello.
La degustazione dei suoi vini parte con la Bianchetta nella versione spumante e ferma, seguita da una Pavana affinata per il 30% in legno grande, terminiamo con la Trevisana nera e la Turca, tutto ci fa pensare ad un percorso ben orientato con spazi di sviluppo già delineati.
Ci lasciamo con una promessa, quando il germogliamento sarà in fase avanzata, un passaggio tra le impossibili rive di Fonzaso e Feltre, alla ricerca di qualcosa che testimoni questa straordinaria biodiversità viticola, per noi di Graspo sarà inevitabile.
Il viaggio continua….
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
Ci trovate su:
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Cantina Diego Vieceli
Fonzaso Belluno
Soc. Agr. De Bacco Pietro
Via San Giuseppe, 14
32032 FELTRE (BL)
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