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Tante sorprese anche a Piacenza per GRASPO

Tante sorprese anche a Piacenza per GRASPO E’ andata in scena a Piacenza Expo dal 16 al 18 novembre 2024 la 2^ edizione della Fiera dei Vini

Tante sorprese anche a Piacenza per GRASPO

Aldo Lorenzoni e Mara Lona

E’ andata in scena a Piacenza Expo dal 16 al 18 novembre 2024 la 2^ edizione della Fiera dei Vini. 

Seppur di giovane istituzione questa manifestazione è ben più che rodata, essendo stata la sede della storica aggregazione dei vignaioli FIVI, che da un paio di anni si è trasferita a Bologna, potendo così allargare enormemente la platea degli espositori. 

A Piacenza è però rimasto lo spirito della genuinità della proposta.

 Così si è chiuso con un segno positivo, +10% di visitatori nei tre giorni. 

Un dato in crescita legato alla presenza di operatori ed appassionati, pubblico attento e curioso, guidato dal desiderio di dialogare con gli oltre 200 vignaioli presenti, per lo più piccoli produttori, provenienti da tutte le regioni d’Italia, oltre che da Francia, Austria e Slovenia. 

Molto apprezzata la selezione delle aziende partecipanti – con una forte presenza di produttori biologici – che ha portato alla mostra mercato la passione e l’amore nel produrre vini di alta qualità. Da segnalare che come fiera/mercato c’era la possibilità di acquisto diretto dai vignaioli, che realmente effettuavano un “prezzo fiera”. 

Carrelli e cestini giravano, spesso colmi di bottiglie e cartoni, tra le corsie e fra gli stand. Un ringraziamento a Studio Cru, ufficio stampa della Fiera dei Vini 2024, che ha fornito tutto il materiale e le informazioni necessarie per partecipare e vivere al meglio l’evento.

Tra i 214 banchi dei vignaioli c’erano diversi amici e tante conoscenze, oltre non pochi “graspisti”. Così la passeggiata enologica è partita da Transit Farm, azienda familiare certificata Bio di Fara Vicentino (VI) nata nel 2010, che si estende su 24 ettari di cui 12 ettari nel cuore delle colline della DOC Breganze. 

Oltre ad un Prosecco con un’interpretazione fuori dal coro con un ritorno odoroso alle origini per questo vino oggi di grande richiamo e popolarità. 

L’attenzione però è posta per la Vespaiola, vitigno identitario di questo territorio. Si parte con una versione spumantizzata oltre tempo con il metodo Martinotti. 

Molto interessante anche lo spumante Cion ottenuto da Vespaiola e Pinot Nero in uvaggio di pari quantità. 

Interpretazione di carattere, con una bella verticalità. Poi c’è la proposta di una versione da meditazione con il Bojo Fosco, Vespaiola con lunga macerazione in anfora, lieviti indigeni e senza controllo di temperatura, così da regalare un vino ricco e profondo. Parente, seppur di tutt’altra espressione, del più noto e celebrato Torcolato.

Alex Belingheri di Agricola Vallecamonica ha la prerogativa di esser la prima azienda, forse al mondo, ad aver fatto reale affinamento di metodo classico sotto acqua lacustre del lago d’Iseo. 

Peccato non poterne parlare, in quanto non erano in degustazione le due etichette, una da vitigno resistente, l’altra, il Nautilus CruStorico, ottenuto da oltre 10 vitigni a bacca nera, molti da biotipi o varietà locali. 

Le unicità di cui non hanno certificata traccia è anche essenza del loro orgoglio Ciass Négher, oggi nella versione IGT Valcamonica Rosso, dove però il 70-80% è di base Marzamino.

Da citare il vino che l’azienda ha da sempre voluto produrre, oggi tradotto nel vino rosso Somnium, ottenuto da sole varietà e biotipi locali, con fermentazioni spontanee e lieviti propri.

 Si tratta di una varietà locale di Schiava. Analoghe considerazioni anche per il vino rosso Verticale le cui varietà locali vanno dai 20 ai 70 anni.

Il Molise è identificato con la Tintilia e questo vitigno è certamente l’emblema di colui che più di ogni altro vignaiolo ha creduto ed investito: Claudio Cipressi.

 Conferme, se ne servissero ancora, per i suoi due vini di punta: Macchia Rossa e Tintilia 66; potenti ed eleganti, seppur il secondo appare bisognoso ancora di qualche tempo per raggiungere la sua massima espressione, seppur ora presente con l’annata 2017. 

Precursore anche con la versione in rosato del vitigno principe molisano con il suo convincente Collequinto, che anche nel colore ha una sua essenza e intensità.

La Val Trebbia tanto amata dai motociclisti offre una natura varia e storicità anche per vitigni territoriali, che diverse aziende continuano a portare avanti. Certamente a Travo Tenuta Borri con la sua predilezione per l’Ortrugo e Croatina ne è emblematica. 

Claudio Cipressi

Oltre a qualche vitigno internazionale, sempre personale nell’esecuzione, da una ventina d’anni prosegue la volontà di coltivare e metter in bottiglia l’Ervi, vitigno che nasce all’Università di Piacenza negli anni ’70 dall’ibridazione di Croatina e Barbera; seppur ben poco diffuso, qui dona e sprigiona personalità nel vino Don Dante, ottenuto da una macerazione per 20 giorni per estrarre sostanze coloranti e aromatiche con fermentazione naturale da lieviti indigeni e vinificazione in acciaio, dove avviene anche l’affinamento con permanenza su lieviti e fecce fini per sei mesi Poi il vino sosta in tonneaux d’Allier per 1 anno. 

Senza filtrazione né stabilizzazione, è messo in vendita dopo almeno 12 mesi dall’imbottigliamento.

Sempre nel piacentino un’altra azienda biologica propone vini di territorio. Ronco delle Rose nel borgo di Casa Gatti di Carmiano, sotto il comune di Vigolzone, si può segnalare per la sua Fortana vinificata in purezza in rosso, leggermente frizzante.  

Umbria è Sagrantino e quello di Fattoria Colleallodole di Milziade Antano in quel di Bevagna (PG) è decisamente elegantemente rustico, potente e profondo, come deve essere un vino ottenuto da un vitigno ben poco malleabile. 

Anche gli altri vini aziendali sono espressione autentica di un territorio, così come il suo Trebbiano Spoletino, vitigno che pian piano viene riscoperto ed apprezzato sempre più.

Sempre in Umbria, poco lontano da Orvieto, ad un passo da Lazio e Toscana, sopra una collina, alla destra idrografica del fiume Paglia, sorge il borgo di Monterubiaglio (TR), dove nel 2018 nasce Le Terrazze di Spazzavento, seppur da antiche tradizioni agricole familiari, sempre su questi territori. 

Legati alla terra, filo conduttore anche nei vini, l’uso delle anfore di terracotta sono il nesso e tramite tra terra e vino. Così l’uso e vinificazione di vitigni specifici del territorio sono un necessario modo di espressione. Procanico e Grechetto, presenti in assemblaggio nel Terrae Umbria IGT Bianco, sono certamente una declinazione decisamente centrata di una zona che ama vitigni a bacca bianca, così come quelli a bacca nera, che già sappiamo quanto negli ultimi decenni ha portato lustro al territorio.

Il viaggio continua…..

Di Ivano Asperti

Foto ONIV

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