In Puglia non solo ulivi aggrediti dalla Xylella fastidiosa, la nuova emergenza è una pianta parassita il cui nome in italiano non suona male “Orobanche”, ma i botanici ne conoscono bene gli effetti nocivi a causa dell’etimologia del termine, dal greco: «orobos», legume, e «ànchein», soffocare.
Un incontro tecnico, previsto per il 22 maggio 2015, con inizio alle ore 17, presso l’Aula Magna della Facoltà di Agraria di Foggia, organizzato dal Dipartimento di Scienze Agrarie, degli Alimenti e dell’Ambiente insieme con l’Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia, esamininerà l’attuale situazione e le possibilità degli interventi più immediati.
La temibile pianta parassita chiamata volgarmente anche “succiamele” o “lupo di fave”, è un genere arboreo a forma di spiga, privo di clorofilla, che si attacca alle radici della pianta ospite per succhiarne la linfa. Comprende numerose specie parassite di colture agrarie presenti principalmente nei Paesi del bacino del Mediterraneo. Dal sud al nord d’Italia le specie più dannose sono l’Orobanche Ramosa per le solanacee (pomodoro, tabacco, patata e melanzana) e l’Orobanche Crenata per le leguminose.
La sua diffusione in Capitanata, la storica regione corrispondente all’odierna provincia di Foggia, da alcuni anni sta insistentemente interessando diverse colture tra cui sedano, finocchio, camomilla e soprattutto il pomodoro da industria.
È dallo scorso anno che le prove sperimentali, coordinate dal Prof. Antonio Elia del Dipartimento SAFE, in collaborazione con Syngenta, sono in corso presso il Centro per la sperimentazione e valorizzazione delle colture mediterranee di Foggia. I primi risultati danno qualche speranza agli agricoltori di riuscire a contenere il problema orobanche, almeno sulle coltivazioni del pomodoro.
Sarebbe, infatti, possibile limitare la dannosità della Phelipanche ramosa mediante il controllo nella fase precocissima di parassitizzazione delle radici di pomodoro con l’applicazione di solfoniluree e altri principi attivi che raggiungano gli apparati radicali, tramite un impianto irriguo a ‘goccia’.
Il summit tra esperti della prossima settimana ne farà il punto.
Maura Sacher
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