Un appuntamento non solo con un vino, ma con un paesaggio che di recente ha ottenuto il riconoscimento di Paesaggio rurale di interesse storico, con la biodiversità, con un sistema di allevamento tradizionale, la pergola soavese, con vigneti storici e con una costanza produttiva: tutto questo alla base della due giorni dedicata all’anteprima del Soave che si è svolta nel chiostro del palazzo vescovile di Monteforte d’Alpone organizzata dal Consorzio Tutela Vini Soave.
Il vigneto Soave è formato da 7000 ettari, 3000 piccole aziende, 55 milioni di bottiglie suddivise tra Soave e Soave classico in un territorio collinare, esportato in circa 70 paesi del mondo con una quota che supera l’80% della produzione. Terreno collinare, vitigno Garganega la cui presenza è documentata da oltre un millennio e Trebbiano di Soave.
Per dimostrare la longevità di questo vino bianco si inizia con “Il Soave alla prova del tempo”, degustazione di dodici vini di varie annate dalla 2012 fino ad arrivare alla 2000, condotta dall’enologo Giovanni Ponchia e da Kerin O’Keefe di Wine Enthusiast, preceduta da una introduzione di Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio Vini Soave. I vini degustati sono stati: Vigneto Runcata Soave Superiore 2012 Dal Cero Tenuta di Corte Giacobbe; Vigneto Sengialta Soave Classico 2011 Balestri Valda; Danieli Soave 2010 Fattori; Meridies Soave Classico 2010 Nardello; Sereole Soave 2009 Bertani; Fontego Soave 2009 La Cappuccina; Castelcerino Soave Superiore Classico docg 2008 Cantina di Soave; Monte Ceriani Soave 2007 Tenuta Sant’Antonio; I Tarai Soave 2007 Corte Moschina; Soave Classico 2006 Suavia; Contrada Salvarenza Soave Classico 2005 Gini; Cà Visco Soave Classico Superiore 2000 Coffele.
L’appuntamento era dedicato all’assaggio in anteprima del 2015, oltre 100 etichette tra Soave doc classico, Soave doc Colli Scaligeri, Soave superiore docg, frutto di una annata interessante, ma complessa per le temperature al di sopra della media in alcuni periodi. In generale i vini degustati erano ricchi in sensazioni floreali, frutta matura e balsamici, buona sapidità e poca acidità.
Si è parlato di vini vulcanici nel convegno-degustazione “Volcani Wines 2016”11 terroir vulcanici nel calice con il Master Sommelier John Szabo. Era presente anche Jane Nisbet Huseby, studentessa del Masters of Wine Institute di Londra che ha vinto il primo contest lanciato circa un mese fa dal Consorzio del Soave con un saggio dal titolo “Volcanic Wines, a new notion of terroir: explain how cross-territorial marketing and communication can be used as an opportunity for Soave and Italian volcanic wines” . Nel suo lavoro Jane ha colto il valore del fenomeno vulcano come leva di marketing territoriale.
I vini degustati provenivano da zone viticole di origine vulcanica da ogni parte del mondo, dal Soave ai Monti Lessini, da Ustica alla Sardegna, dalla Francia all’Ungheria passando per Spagna, Germania, Grecia ed anche Israele sulle alture del Golan. Il Consorzio di Tutela ha di recente editato un volume dal titolo Volcanic Wines in italiano e inglese, risultato degli otto anni di ricerca e di lavoro condotti sul tema del vulcano in collaborazione con studiosi ed esperti di settore.
Piera Genta
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