La Saccola Bianca esiste, ed è una scoperta di G.R.A.S.P.O.
La Lessinia è una continua sorpresa. Crespadoro
Tutto inizia con una telefonata, che ci segnala la presenza di alcuni vitigni che potrebbero essere interessanti.
A fare da ponte l’intuizione, tutta al femminile, di Piera Carcereri che gestisce il negozio “La Dama”, dedicato ai piccoli vinificatori della zona.
Si stabilisce il contatto telefonico e si fissa l’appuntamento per l’indomani, in contrada Menaspà di Crespadoro.
La valle del Chiampo dove si trova Crespadoro è una valle ricca di acqua e grazie a questo, con il tempo si è sviluppata una ricca manifattura che in brevissimo tempo ha però spopolato la montagna.
Quando arriviamo ad attenderci c’è Giacomo con la moglie Luciana Catazzo, nata questa in contrada e la mamma di Luciana portava il cognome della contrada.
Giacomo è nato a Campofontana, Lessinia Veronese, che però dista solo qualche chilometro da qui.
Il luogo è magico, il vigneto si caratterizza per essere una singolare piantata di montagna, su pendenze vertiginose e con tutore vivo l’Orniolo.
I filari sono distanziati fra di loro di almeno dieci metri, con in mezzo muretti a secco, per diminuire l’erosione, intervallati da superfici coltivate a prato da foraggio.
Non si tratta di piantata a pergola, la vegetazione è mantenuta sulla fila a parete, per poter lavorare più agevolmente su pendenze che sono del 50-60%.
Osserviamo le viti le foglie e i grappoli in avanzata invaiatura, ci parlano di Saccola rossa e bianca, per la rossa siamo tranquilli sono anni che seguiamo alcuni vigneti in areali simili, per la bianca tanta attenzione.
La piantata nel suo insieme è stata messa a dimora, almeno cento anni fa.
Il papà di Luciana aveva trovato il vigneto cosi come l’ha lasciato alla figlia.
Giacomo e la moglie Luciana ci fanno vedere il locale che usano come cantina, un ampio locale con il soffitto a volto in pietra locale.
La casa ha un arredo semplice, essenziale, riproduce quello di quando a Crespadoro non si nuotava nell’oro.
Distribuiti per la casa cestelli e panieri in vimini, fatti dal papà di Luciana durante i freddi e lunghi inverni in contrada Menaspà.
Il vino che ci viene offerto, possiamo definirlo ancestrale, ripete in tutto l’antico metodo usato, rottura dell’uva e fermentazione di tutto il pigiato con il raspo.
Spremitura e uno o due travasi erano le pratiche enologiche usate allora.
Colore rosso rubino intenso, al naso il sottobosco addolcito dal profumo di mora e mirtillo, al gusto è snello con un tannino ancora vivo e pizzicante, una espressione della Saccola vicentina, interessante, da ricordare.
Sono state le successive e puntuali analisi del DNA a confermarci, che per quanto riguarda la Saccola bianca, siamo in presenza di un vitigno sconosciuto.
Sicuri di aver trovato due nuovi amici e un luogo ove la biodiversità è tutelata da almeno cento anni, con la promessa di tornare presto, salutiamo Luciana e Giacomo.
Il viaggio continua……
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
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