Che i vini Friulani si esprimano in bianco come in poche altre parti d’Italia è una certezza, un’altra è che per gli appassionati di questa tipologia il Collio Goriziano sia territorio di assoluto interesse.
Terra di radicata cultura contadina, un valore che non si è perso trasmettendosi o in linea diretta di generazione in generazione, oppure rimanendo vivo nel dna di tanti produttori divenuti tali dopo esperienze diverse, ma che hanno sentito il richiamo ad occuparsi di una di propria vigna per trasmettere la propria identità attraverso un proprio vino.
Un po’ il percorso di Fabio Coser che condivide con la moglie Daniela un entusiasmo iniziato nel 1989 con l’acquisto di un primo vigneto di 4 ettari all’interno di un podere nel Collio Goriziano, più precisamente nel comune di Cormons.
E’ l’inizio di un’azienda oggi sviluppata su un vigneto di 18 ettari tra i 140 e i 200 metri di altitudine, circondati da boschi che completano la proprietà per un totale di 30 e situati nei pressi del Parco naturale di Plessiva.
Una realtà condotta a livello familiare grazie anche all’ingresso in Azienda di Matteo ed Enrico figli dei fondatori. Tra le presenze selvatiche dell’habitat naturale che circonda la proprietà anche alcune colonie di Tassi, grandi estimatori di uva matura da cui deriva il nome riferito anche ai “Ronchi” appellativo locale che si richiama alla disposizione tipica dei vigneti in terrazze.
In trent’anni Ronco dei Tassi si è ritagliato una fetta di grande consenso e gradimento da parte degli appassionati. Risultati che in genere altre aziende sviluppano in tempi molto più lunghi. Certamente determinanti sono stati i livelli qualitativi raggiunti grazie ad un insieme di fattori tra cui le peculiarità pedoclimatiche del Collio Goriziano.
A questo va aggiunto il decisivo contributo dovuto alla filosofia produttiva, rigorosamente volta ai criteri della viticultura sostenibile e ad integrazione di basso impatto con l’ambiente circostante, per ottenere uve di grande qualità vinificate nella maniera più semplice possibile che esprimono nei vini l’essenza del territorio.
Ma forse più il fattore più determinante è stata la passione che da sempre ha accompagnato la conduzione di Ronco dei Tassi, la stessa che rivelano le parole di Fabio Coser:
Una storia così recente eppure già grandi risultati. Da dove nasce l’idea di Fabio e Daniela di entrare in un mondo che dietro la passione richiede tanto impegno e sacrificio?
All’origine di tutto c’è un bel sogno che si è realizzato dando vita alla nostra azienda l’11/11/1989. Diploma di Enologo a Conegliano nel 1975. Due importanti esperienze in qualità di responsabile in due grandi realtà vitivinicole regionali dal 1977 al 1989 e poi, mi fa piacere precisare, il richiamo del sangue e della tradizione tramandatami dai miei due nonni contadini. Una donna forte e tenace al mio fianco,
Mia moglie Daniela, che mi ha sempre sostenuto e accompagnato in questa avventura in cui rinunciando al posto sicuro con un ottimo stipendio mi incamminai su una strada che non garantiva nulla di certo, se non la volontà di realizzare un ideale progetto. Un “Amico sogno” condiviso con mia moglie, che si è rivelato capace non solo di farmi coraggio nei momenti più bui, ma anche di dimostrarmi di essere un ideale compagno di viaggi e anche un ottimo consigliere in quelle difficili e contrastanti decisioni che ho dovuto prendere durante tutto il nostro percorso.
Nel progetto Ronco dei Tassi, quale sono i rigorosi criteri di conduzione del vigneto alla base della vostra filosofia di coltivazione?
Principalmente il rispetto per l’ambiente, che ci ha accolto e che ci ha regalato dei bellissimi momenti e delle grandi soddisfazioni. La grande cura e attenzione per ogni singola pianta, dal suo primo germogliamento al massimo sviluppo. Inerbimento totale con l’eliminazione competa di pesticidi e diserbanti. Una produzione per ceppo limitata e ragionata, in funzione del sito e della varietà, sempre comunque legata e vincolata all’obbiettivo finale: qualità.
Quali sono le caratteristiche pedoclimatiche in cui si sviluppano i vostri vini e qual è l’apporto della tipologia del suolo?
La prossimità delle Alpi Giulie costituisce un efficace riparo dai venti freddi del nord e la vicinanza della costa adriatica favorisce la persistenza di un microclima mite e temperato. Il mare inoltre, crea un particolare fenomeno di doppia rifrazione solare che va da maggio a settembre, producendo l’effetto di mettere a disposizione delle piante un’enorme quantità di luce, importantissima per la fotosintesi clorofilliana, e per un perfetto sviluppo fogliare vegetativo.
I terreni sono costituiti da marne e arenarie stratificate di origine eocenica portate in superficie dai movimenti tettonici per il sollevamento dei fondi marini 50 milioni di anni fa. Queste formazioni rocciose si disgregano facilmente sotto l’azione degli agenti atmosferici, originando un terriccio povero di sostanza organica, ma ricco di sali minerali, che nel volgere di poche stagioni si trasforma in un substrato ideale per la coltivazione della vite. Questo terriccio che prende il nome di “Ponca” è uno degli elementi importanti assieme al microclima, che contribuiscono a creare le caratteristiche organolettiche uniche dei vini prodotti nel nostro Collio.
Un amore trasmesso ai figli che oggi lavorano in Azienda. Che sensazione dà lavorare la terra trasmettendo ai propri figli con tutti i valori che spesso oggi si perdono in un mondo che tende sempre più all’industrializzazione?
Un enorme gratificazione che arricchisce e completa quel sogno da cui siamo partiti io e mia moglie Daniela. Non è facile pensare di riuscire a trasmettere ai tuoi figli tutto l’amore e la passione per la terra che ti porti dentro. Sono elementi che non si possono misurare. Ma sono certo, con assoluta onestà intellettuale, che Enrico e Matteo siano andati oltre e abbiano raggiunto, con la sensibilità che li contraddistingue, la consapevolezza di quanto sia unico e bello, il lavoro nel nostro mondo vitivinicolo.
Tra i vostri vitigni sia autoctoni che internazionali. Qual è quello a cui siete più legati e che vi dà più soddisfazioni e perché?
Se mi riferisco ai vitigni storici, da centinaia di anni coltivati su queste colline, sicuramente la Malvasia Istriana, portata in questi territori dai mercanti veneziani durante la Repubblica di Venezia, probabilmente da un’isola del Peloponneso chiamata Monemvasia.
Pianta vigorosa, con uno splendido e ben sviluppato apparato fogliare. Grappoli spargoli e acini con una buccia spessa e resistente, ricchi di zuccheri e di sapori di grande concentrazione. Tutti elementi che preludono a un vino di grande complessità gusto-olfattiva, unico e di piacevolissima beva.
La viticoltura italiana è ampia e variegata. Al netto del legame con la vostra terra, in quale altra regione o territorio vi piacerebbe praticare la viticoltura e per quali motivi?
Se rimaniamo in Italia, sicuramente l’Alto Adige, se andiamo all’estero, l’Alsazia. In ambedue i casi sono territori unici di antica tradizione vitivinicola con caratteristiche chimico-fisiche e pedoclimatiche sicuramente molto diverse dal nostro, ma che come da noi mantengono l’eterogeneità varietale delle cultivar e il nome del vitigno sempre presente in etichetta.
Come e se, pensate sia cambiato il modo di comunicare il vino alla luce dell’esperienza del covid 19?
Per quanto ci riguarda, visto che è nostra intenzione mantenere l’indirizzo commerciale rivolto al canale Horeca, non credo ci saranno grandi cambiamenti nel metodo di comunicazione. Sicuramente verrà aumentato l’impegno da parte nostra di essere più presenti e determinati nel tramettere in maniera chiara e più completa il messaggio che fotografa anche nei minimi particolari la nostra realtà produttiva e la filosofia di pensiero che la sostiene ed accompagna.
Come produttore ed agricoltore quale sono i provvedimenti più urgenti che si aspetta dalle istituzioni per sostenere il comparto dopo i danni provocati dalla recente pandemia?
Chiarezza e determinazione, con provvedimenti rapidi atti a sostenere le aziende sane con progetti e investimenti che consentano una ripresa veloce e costante nella riconquista dei mercati.
Bruno Fulco
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri