Viste le conferme da parte del pubblico anche per la III Edizione, sembra proprio che la Capitale abbia finalmente trovato il suo evento di rappresentanza per il vino e destinato a crescere ancora. La manifestazione come consuetudine si è svolta con la modalità dei banchi d’assaggio, e tra le 65 Aziende che hanno esposto le loro bottiglie la presenza internazionale è stata assicurata da Catalogna, Francia e Georgia, con circa 300 etichette che hanno registrato il grande apprezzamento del pubblico.
Quelle che hanno riscosso più successo sono state votate nell’ambito dei due concorsi indetti da Riserva grande: Le Eccellenze, riservato ad un panel di degustatori professionisti, e il Wine Challange il premio assegnato dai visitatori presenti in sala, che hanno votato in loco.
A far da cornice il nutrito numero di Masterclass di approfondimento prese d’assalto dagli appassionati. Ad aprire il programma “Sfida all’Amarone”, focus di approfondimento delle sottozone della Valpolicella con 8 cantine in degustazione alla cieca, sulle tipologie Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso e spot light sull’Amarone.
Immancabili i Focus sulla Francia, con Champagne e Borgogna, due dei territori più importanti a rappresentare i valori di questa grande viticoltura. Poi “L’Evoluzione del Trebbiano Spoletino. Comparazione tra nuove e vecchie annate in blind tasting”, Masterclass fortemente voluta da Riserva Grande per evidenziare la crescita qualitativa di questi vini, in un territorio sempre più apprezzato dai wine lovers Italiani.
Per omaggiare Roma e i suoi vini Come sempre Marco Cum ha dedicato uno spazio alla viticoltura del Lazio, con la prima verticale mai realizzata dei due vini prodotti da Emiliano Fini. La Malvasia Puntinata in purezza Lavente e il Grechetto in purezza Cleto, dall’annata 2022 alla 2017, presentati dal produttore stesso e da Saula Giusto, profonda conoscitrice dei vini del Lazio.
Emiliano di cui avevamo già parlato qui, ha raccontato la parabola quasi casuale delle sua storia di produttore. Da una proprietà paterna da cui coltivavano il vigneto come conferitori si appassiona insieme alla moglie Michela, frequentando un corso di avvicinamento al vino.
Dal confronto con diversi produttori si rende conto che forse il territorio delle sue vigne poteva avere le peculiarità per produrre grandi vini. Alla soglia della sua laurea in ingegneria decide quindi di provare a vinificare le sue uve, sia per valorizzarle che per creare vini identitari e rappresentativi del territorio.
Sceglie per questo due vitigni tipici della viticoltura Laziale come la Malvasia Puntinata ed il Grechetto. In particolare sulla Malvasia Emiliano racconta di come fosse scorbutica, a differenza di altre Malvasie e di come lo preoccupasse la possibile e poco gradita eccessiva esuberanza della parte aromatica. Aspetto che poi fortunatamente, non si è rivelato preponderante rispetto alle altre caratteristiche messe in luce dal vitigno.
Su questo aspetto Saula ha richiamato l’attenzione alle origini storiche del vitigno importato dai romani e prelevato da ogni punto si fossero trovati a passare. Per questo motivo le malvasie del Lazio sono anche molto diverse tra loro, sia nella gestione in vigna che nelle caratteristiche sviluppate in vinificazione. La verticale 2022 – 2017 per entrambe i vitigni, ed è stata l’ennesima riprova per chi ancora non lo sapesse, della potenzialità del terroir Laziale e della sua straordinaria vocazione, in special modo per i vini bianchi.
Sono pochi al mondo infatti gli ambienti dove ad una ricchezza dei suoli, frutto di continue eruzioni nella zona vulcanica più grande d’Europa che si sono succedute da 600.000 a 20.000 anni fa, si coniugano caratteristiche geo climatiche che assicurano un clima ideale con brezze dal mare e rilievi alle spalle.
Particolari che si trasformano negli eleganti bianchi di Emiliano Fini, che rappresentano il proprio contesto, mostrando una personalità in cui è riconoscibile l’andamento climatico dell’annata. Per entrambe i vitigni la 2018 si è rivelata la più interessante, con tutte le componenti perfettamente equilibrate capaci di esprimere al massimo il vitigno. Grande bevibilità e con tutte le caratteristiche per il medio invecchiamento. Vini che sarà molto interessante assaggiare nella loro evoluzione tra qualche anno.
Di grande importanza anche la Masterclass che ha chiuso il programa suscitando un grande interesse: “Finca Qualificada. La forza del terroir nei grandi vini della Catalogna”. Una presentazione avvenuta per la prima volta in Italia alla stampa e agli operatori di settore, del progetto “Vins de Finca Qualificada (VFQ)” che tradotto dal Catalano diventa “Vini di Aziende Catalane D’Eccellenza”.
Ad introdurlo il Delegato della Catalogna Luca Bellizzi insieme ad Alba Balcells Direttrice di Incavi che ne ha spiegato i tratti principali. Si tratta di vini già qualificati come DO (“Denominació d’Origen”) provenienti da zone particolarmente vocate, a cui viene attribuita una denominazione aggiuntiva che segue concettualmente il principio dei Grand Cru Francesi. Il progetto è nato un anno e mezzo fa e attualmente i vini riconosciuti come VFQ sono 19, prodotti da Cantine di altissimo livello qualitativo e dalla completa tracciabilità delle uve.
Al di la del blasone delle Aziende, sono i più rappresentativi della tradizione e del territorio, e veicoli del posizionamento del vino Catalano sui principali mercati mondiali. La degustazione è stata affidata al Sommelier Catalano Marc Greco, che ha presentato una batteria di sei vini tra bianchi e rossi, spiegando nel particolare le peculiarità e il contesto produttivo di ognuno di essi.
Nel riscontro positivo dell’alto livello qualitativo generale si sono distinti i vini Rossi in particolare il Clos Mogador di René Barbier nel territorio del Priorat.
Bruno Fulco
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