Giorni fa si è scatenata una vera e propria bufera, dopo la messa in onda di uno spot del Parmigiano Reggiano, in cui, a dei giovani visitatori in uno stabilimento caseario, viene presentato “l’unico additivo” al latte e caglio, ossia un giovanotto intento a versare il bianco elemento da un secchio ad un pentolone.
L’additivo si chiama Renatino, un bel giovanottone che lavora lì da quando aveva 18 anni, tutti i giorni, 365 giorni l’anno.
Renatino e le polemiche sullo spot
E tutti i malevoli a scatenarsi sui social, sui giornali, con insulti all’azienda produttrice, contro lo sfruttamento, contro l’esaltazione del lavoro stacanovista, facendone una lotta di classe e di politica del lavoro, di condotta antisindacale.
Poverino, gli tocca lavorare 365 giorni di seguito, senza ferie, senza un’assenza per malattia, ogni sabato e domenica, e anche nelle Feste comandate, a Natale, a Pasqua, all’Ultimo dell’Anno.
E infatti, anche se ha risposto un semplice “Sì”, Renatino non sembrava proprio tanto entusiasta.
Il suo volto appariva serio, un pochino in imbarazzo.
Certo, lo spot di 30 secondi non è apparso uno dei migliori per esaltare le qualità del prodotto e l’eccellenza del marchio, famoso nel mondo.
Ma vi dirò la verità. A me ha colpito maggiormente il fatto che nessuno nello stabilimento indossasse un camice bianco come ad ogni visitatore viene sempre chiesto di mettersi addosso in ambienti dove deve essere osservata la massima igiene, per evitare contaminazioni ai formaggi.
E soprattutto che il lavoratore Renatino (né l’altro che faceva da guida alla visita) non avesse la cuffietta bianca ma un cappellino blu che sembrava da sole e neppure la mascherina sul viso.
Pochi giorni dopo mi è capitato di vedere un breve video su youtube di un giovane allevatore di bellissime vacche da latte, che replicava all’indignazione di tante persone.
Diceva che, effettivamente, il lavoro del casaro implica una presenza continua e per tutti i giorni dell’anno, altrimenti la produzione si interrompe. Ovviamente con turnazione di personale.
E soprattutto che gli stessi allevatori, specie con aziende a conduzione familiare, devono eccome essere presenti 365 all’anno e disposti a nottate di veglia quando la mucca sta per partorire o qualche animale sta male.
Renatino e le polemiche sullo spot
Insomma, secondo me, è stata fatta una tempesta d’acqua in un bicchiere.
Renatino è semplicemente una “rappresentazione”, la sublimazione dell’impegno dell’azienda a lavorare un prodotto con tutta l’attenzione e la dedizione che noi consumatori ci aspettiamo.
Per tutti i tipi di cibo che mettiamo nel nostro stomaco.
Maura Sacher
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