Finalmente è finita, uno dei sopravissuti ha vinto, non mi importa chi, non li conoscevo nemmeno tutti i concorrenti, ma per spirito di informazione ho campionato alcune puntate, anzi, sinceramente, solo poche porzioni di qualcuna di esse. E mi è bastato, la misura è colma!
Le trasmissioni definite come Reality Show (traducibile come ‘spettacolo della realtà’, abbreviato in ‘reality’) spettacolarizzano un realtà che di reale ha solo l’apparenza, lontane mille miglia dalla «real tv», la cosiddetta “tv verità”, dal taglio giornalistico e con finalità di documentazione.
Questo reality in cui implacabili telecamere seguivano un gruppo di vip, nip, figli dei vip, parenti dei vip, trasportati su un natante in mezzo al mare tempestoso e/o lanciati da un elicottero per vivere un certo periodo di tempo in situazioni penose e ben poco realistiche in isole deserte, ha presentato, secondo il personale parere della sottoscritta, un’esasperazione del cattivo gusto, più delle precedenti edizioni.
Il leit motiv, ancora una volta, era la fame.
I protagonisti di questa edizione, ma il copione è standard dal 2003, oltre ad adattarsi a fronteggiare quasi in costume adamitico e senza alcun riparo il freddo delle notti e le tempeste tropicali, dovevano procacciarsi il nutrimento da sé, o pescando a mani nude o raccogliendo bacche e frutti nella foresta, accendendo fuochi sulla sabbia a guisa di uomini primitivi (questo almeno è fatto credere agli spettatori), venivano messi alla prova con sfide di abilità e di resistenza, e il premio era un piatto caldo, un manicaretto. Solo per il vincitore, però, mentre gli altri stavano a guardare.
Sadismo allo stato puro … oppure?
Forse lo spettatore non è consapevole che tutto ciò che ruota intorno ai protagonisti è costruito come una scenografia da studio, scritto in un copione, montato come un filmato. Quando cambia la scena, non vediamo cosa veramente sta accadendo.
È tutta una montatura. Anche loro il conduttore sul posto e il folto staff di tecnici pativano la fame, per solidarietà?La gente da casa si diverte a vedere suoi simili che affrontano insulse missioni di coraggio, e si immedesima, partecipa empaticamente con le sorti dei “naufraghi”, senza rendersi conto che quella è finzione, è TV SPAZZATURA.
Mentre nella spazzatura vera, quella dei cassonetti urbani, ci sono milioni di persone in Italia, miliardi al mondo, che davvero vi attingono per la loro sopravvivenza. E non si trovano in isole deserte nell’Oceano Pacifico, sono sotto casa nostra!
Non dimagriscono per vincere un premio milionario o per diventare famosi, non fingono di lottare contro fittizie insidie sotto compiacenti riflettori, i disagi li vivono ora per ora, giorno per giorno, anno dopo anno, nell’indifferenza della società per bene. Quella società che, invece, e spero solo in un minima parte, soffre per i poveretti vip, masochisti e ambiziosi.
Coloro che vanno a mettersi alla prova in paradisiache isole per “sperimentare” il vero sé stesso, otterrebbero lo stesso risultato con qualche giretto notturno intorno alle stazioni della loro città, dando una mano ai tanti volontari che portano viveri caldi, ad ognuno e senza inscenare gare da premiare con un pasto. Scandaloso prestarsi a fare la fame mirando ai soldi!
Maura Sacher
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