Quelle vigne nel cuore di Venezia e della Laguna
La famiglia Marzotto ha presentato lo spumante “Harmonia Mundi” prodotto nel vigneto urbano del convento di San Francesco della Vigna nel Sestriere Castello.
Quanto è bella Venezia con le calle, i canali, le gondole, i palazzi, le chiese. E quanto è magica con i suoi orti e i vigneti strappati al mare presenti all’epoca d’oro della Serenissima e che oggi stanno vivendo un nuovo Rinascimento all’interno del Convento di San Francesco della Vigna al Castello, il più antico vigneto urbano di Venezia, e nelle isole della Laguna.
Per capire l’importanza della tradizione vitivinicola a Venezia basti pensare che in Piazza San Marco fino al 1.100 c’era una vigna e così pure in altre piazze della città (ecco spiegata la parola “Campo”). Ma le prime tracce della viticoltura veneziana risalgono a 2.500 e più anni fa. Le isole della Laguna sono sempre state coltivate e ciò consentiva alle popolazioni che le abitavano un minimo di autosufficienza alimentare: dalle verdure alla frutta, dagli allevamenti degli animali da cortile al vino.
La sfida del francese Michel Thoulouze sull’isola di Sant’Erasmo
Qualche anno fa ad innamorarsi di Venezia e delle isole della Laguna fu un imprenditore parigino, Michel Thoulouze, proprietario del network Canal Plus, che sull’isola di Sant’Erasmo famosa per gli ortaggi (in particolare i carciofi violetti presidio Slow Food) acquistò un terreno che trasformò in vigneto (4 ettari) mettendo a dimora le barbatelle di Malvasia Istriana e Vermentino. L’obiettivo: fare un grande vino degno dei fasti della Serenissima. Nel progetto coinvolse Claude Bourguignon e la moglie Lydia, una carriera prestigiosa come agronomi della mtica maison “Romanée Conti”.
E il sogno divenne realtà con il battesimo delle prime bottiglie di questo vino bianco ribattezzato l'”Orto di Venezia”. Un vino che ricorda nei profumi e al palato le caratteristiche dell’isola di Sant’Erasmo, il cui terreno è in parte sabbioso e in parte argilloso, con presenza di acqua dolce nel sottouolo. Floreale, sapido (per la presenza della salicornia), agrumato. Le bottiglie della prima annata (15 mila bottiglie più un migliaio di Magnum immerse nell’acqua della laguna) sono andate letteralmente a ruba.
La Vigna del Mar e il Prosecco Extra Brut Erasmo di tre amici imprenditori
Sempre sull’isola di Sant’Erasmo, isola che per secoli ha rifornito le tavole dei Dogi con le sue primizie primaverili, la frutta e i vini, tre imprenditori amici di vecchia data, Dario, Franco e Luigino, hanno deciso di intraprendere l’affascinante avventura di mettere a dimora, dopo il via libera della Comunità Europea, le barbatelle del vitigno Glera per la produzione di un Prosecco Doc.
Il vigneto è coltivato secondo rigide direttive di ecocompatibilità nel rispetto del delicato equilibrio della Laguna ed è irrigato tramite impianti a goccia con l’acqua che sgorga dalle sorgenti dolci presenti nel sottosuolo.
La vendemmia viene effettuata rigorosamente a mano per non disperdere nemmeno un acino dei preziosi grappoli. L’annata 2022 Prosecco Extra Brut Erasmo è sparita in poco tempo. Ora si attende l’uscita, a fine giugno, dell’annata 2023.
Sull’isola di Mazzorbo la tenuta Venissa con la vigna murata di Gianluca Bisol
Altro gioiello della Laguna è sull’isola di Mazzorbo: la tenuta Venissa di Gianluca e Matteo Bisol con ristorante stellato Michelin.
La tenuta che è collegata a Burano da un ponticello, è famosa per la vigna murata, un “clos”, che ospita il vigneto di Dorona, un antico vitigno della Laguna di Venezia che era quasi scomparso dopo l’acqua alta del 1966.
Venissa nasce nel 2002, quando Gianluca Bisol in visita a Torcello, di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, la più antica chiesa di Venezia, vede un piccolo vigneto. Incuriosito, vuol conoscere Nicoletta, la proprietaria, e comincia a fare delle ricerche storiche ed agronomiche sulla vigna.
Da qui la scoperta della grande tradizione vitivinicola delle isole di Venezia che hanno ospitato da sempre molti vigneti, fino al 1966, l’anno della grande acqua alta che ha distrutto le vigne e fatto perdere le tracce di questa tradizione millenaria. Le ricerche agronomiche hanno poi portato alla luce un vitigno autoctono, la Dorona di Venezia, che nel corso dei secoli si è adattato alle condizioni di salinità tipiche della Laguna.
E sull’Isola delle Vignole riecco la Dorona, antico vitigno della Laguna
Altra novità, questa recentissima, è la scommessa di cinque imprenditori che sull’Isola delle Vignole, proprio di fronte alla città, su un terreno di due ettari, hanno messo a dimora le barbatelle dell’antico vitigno originario della Laguna: la Dorona.
Le bottiglie di questo storico vino della Serenissima saranno uno dei motivi di attrazione di “IsolaLeVignole”, suggestiva location lagunare destinata ad ospitare eventi e wine tasting.
Il progetto di “IsolaLeVignole” è nato dalla passione di quattro veneziani ed un imprenditore friulano: Antonio Vianello, proprietario dell’ex storica Trattoria alle Vignole, Carlo Zangrando, imprenditore agricolo, Roberto Boem, titolare di Destination Venice di Venezia, Francesco Ghisini, avvocato veneziano, e Marco Perco, titolare dell’azienda vitivinicola Roncús a Capriva del Friuli.
Quell’antica trattoria e quel vino fresco, beverino, piacevolmente sapido
Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento si arrivava all’Isola alle Vignole in barca per mangiare una pastasciutta con i bovoletti (lumachine da terra, si trovano nelle sterpaglie vicino al mare), accompagnata da un bicchiere di vino con la gazzosa.
Nel 2020 l’antica Trattoria alle Vignole era stata chiusa, ma oggi riapre con una veste del tutto nuova, che pone al centro della propria filosofia il rispetto per il territorio, la sua identità culturale e la sua specifica biodiversità.
La struttura include spazi per eventi privati e aziendali, un orto biologico e un vigneto autoctono, dove vengono prodotti i vini per degustazioni guidate. Tutte le colture di verdure, frutta e uva coltivate a “IsolaLeVignole” provengono da terreno salmastro, il che conferisce ai prodotti un leggero sapore sapido, caratteristico della Laguna. Il vino, fresco, beverino, piacevolissimo, presenta un retrogusto salato: le radici della vite, infatti, assorbono il sale contenuto nel terreno di questa piccola isola, offrendo un’esperienza sensoriale straordinaria.
Le vigne dell’antico convento di San Francesco della Vigna al Castello
L’ultimo progetto, in ordine di tempo, nasce nel vigneto urbano più antico di Venezia che da 800 anni si trova a San Francesco della Vigna, in Campo San Francesco della Vigna, nel Sestriere Castello.
Un complesso che ospita il Convento dei Frati Minori, l’Istituto di Studi Ecumenici, la Biblioteca – che conserva e cataloga il patrimonio librario veneto della Provincia di Sant’Antonio dei Frati Minori – e tre chiostri, di cui uno dedicato alla coltivazione di erbe aromatiche, uno alla raccolta dell’acqua piovana poi usata per l’irrigazione, e uno a vigneto.
A curarlo in prima persona e con il suo know how agronomico, dal 2019, è l’azienda Santa Margherita che nei giorni scorsi ne ha svelato l’ultimo frutto: “Harmonia Mundi”, primo spumante prodotto dalle uve del Convento in edizione limitata di 1.107 bottiglie numerate dell’annata 2022.
“Harmonia Mundi”, un vino che racchiude il misticismo dei luoghi di preghiera
“Harmonia Mundi” è un vino unico, fatto a Venezia per Venezia, che racchiude il misticismo dei luoghi di preghiera e l’essenza del territorio lagunare.
E che non uscirà dalla Laguna, perché destinato agli hotel più esclusivi della Serenissima (una ventina di locali 5 stelle luxury) dove si farà ambasciatore della storia e della cultura della viticoltura lagunare e veneta.
Chi lo acquisterà (150 euro alla carta, con una bottiglia serigrafata le cui nuances blu e dorate si ispirano ai riflessi delle luci che di notte si specchiano nelle acque dei canali, racchiusa in un cofanetto realizzato con legni di briccole dismesse, ulteriore tributo alla città sul Canal Grande), avrà la possibilità di vivere l’esperienza unica di visitare il vigneto di San Francesco alla Vigna, che è un convento di clausura, e, dunque, non aperto al pubblico.
Uno spumante Charmat che nasce da due nobili vitigni: Glera e Malvasia
“Harmonia Mundi” è uno spumante Metodo Charmat che trae la sua finezza e complessità grazie ad una sosta prolungata sui lieviti di almeno sei mesi, unitamente ai vitigni nobili che ne danno i natali:
Glera e Malvasia Istriana, i varietali bianchi più diffusi in Veneto dai tempi della Serenissima – e che da qui si sono diffusi nel mondo – reimpiantati a San Francesco della Vigna dagli agronomi di Santa Margherita nel 2019.
Un vino che riporta in auge le tradizionali tecniche di coltivazione del passato, quali l’allevamento delle viti ad alberello, la lavorazione esclusivamente manuale in vigna e la valorizzazione della biodiversità grazie alla semina di varietà di fiori perenni che inframezzano i filari con le loro caleidoscopiche infiorescenze.
Annata 2022: prodotte 1.107 bottiglie numerate con elegante cofanetto
Con la prima vendemmia, svoltasi il 30 agosto 2022, sono stati prodotti 1.107 esemplari di eleganti e raffinate bottiglie numerate: un numero simbolico, che riprende i metri lineari lungo i quali si dipana il vigneto, multiplo di 369 che, composto da 3, 6, 9, evoca la Trinità.
La produzione di questo vino è il frutto del processo di riqualificazione dei vigneti che abitano i chiostri del convento fin dal 1253: un progetto ambizioso che intende suggellare lo storico legame tra l’iconico marchio vitivinicolo veneto (Santa Margherita) e la città Venezia, la sua natura unica al mondo, la gente che ancora vi abita e la viticoltura biologica.
Una relazione nata quasi un secolo fa, quando il fondatore di Santa Margherita (nel 1935), il Conte Gaetano Marzotto, scelse l’entroterra veneziano per dar vita ad una vera e propria rivoluzione dell’agroindustria italiana che ha condotto in poche decadi alla nascita di uno dei marchi enologici italiani più famosi nel mondo.
Il colosso Santa Margherita: 700 ettari di vigneti e dieci tenute in Italia
Santa Margherita, di proprietà dei quattro fratelli della terza generazione della famiglia Marzotto (Gaetano, Stefano, Luca e Nicolò Marzotto) è una delle realtà più importanti del pianeta vino italiano con oltre 700 ettari di vigneti distribuiti in dieci Tenute: dal Veneto Orientale al distretto Conegliano-Valdobbiadene, dal Trentino Alto Adige alla zona del Lugana, dalla Franciacorta al Chianti Classico, dalla Maremma a Sicilia e Sardegna, con i brand Santa Margherita, Torresella, Kettmeir, Ca’ del Bosco, Cà Maiol, Lamole di Lamole, Vistarenni, Sassoregale, Terrelíade e Cantina Mesa. La produzione supera complessivamente i 27 milioni di bottiglie (il dato delle vendite si riferisce al 2023).
Un colosso con una quota export in oltre 90 Paesi che supera il 70%, con particolare focus su Canada, Stati Uniti e Germania. Negli Usa opera la società d’importazione e distribuzione Santa Margherita Usa Inc., con sede a Miami, mentre nell’Oregon è ubicata la Tenuta Roco Winery da poco entrata nella galassia enologica del Gruppo che vanta un fatturato di 255 milioni di euro.
San Francesco della Vigna, un luogo magico nel cuore di Venezia
San Francesco della Vigna, tra le numerose Tenute del Gruppo, è un luogo magico. Lo ha spiegato Stefano Marzotto, vicepresidente del Gruppo Vinicolo Santa Margherita Gruppo Vinicolo che ha presentato il progetto e ha tenuto a battesimo lo spumante “Harmonia Mundi” assieme all’aministratore delegato Andrea Canzonato, all’enologo Massimiliano Luison e ai frati del Convento (oggi sono rimasti in sette). “Per Santa Margherita – ha detto – il recupero dei vigneti urbani, nel cuore di Venezia, rappresenta una delle iniziative più importanti che oggi il mondo del vino può e deve fare per mantenere saldo e vivo il legame con la propria storia, le proprie radici e le proprie tradizioni.
Stefano Marzotto: “Quelle vigne coltivate per secoli dalla Serenissima”
“I vigneti sono stati parte integrante della vita e del panorama delle nostre città – ha aggiunto Stefano Marzotto – ne rappresentavano una componente economica essenziale, ne caratterizzavano l’urbanistica e l’organizzazione sociale. È stato così anche a Venezia che, sebbene limitata nella sua superficie emersa, ha coltivato per secoli la vigna nel proprio centro storico.
“San Francesco della Vigna, che affonda le sue radici nel XIII secolo, è una delle ultime memorie di questa presenza in centro storico. È, dunque, motivo di grande orgoglio essere intervenuti per un loro riassetto e riutilizzo, con l’obiettivo di dare ulteriore slancio e lustro all’unicità di questo terroir firmando i natali del nuovo spumante Harmonia Mundi.”
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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