Vino e Ristoranti

Quelle dieci annate “stellari” di Appius

ll vino icona del kellermeister Hans Terzer (Cantina San Michele Appiano) nasce da una cuvée di Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco e Sauvignon Blanc.

 

Hans Terzer, l’enologo della Cantina San Michele Appiano con il suo gioiello.

Era uno degli eventi più attesi della 32. ma edizione del Merano WineFestival: la degustazione delle dieci annate di “Appius”, il vino icona della Cantina San Michele Appiano creato dal winemaker Hans Terzer. Un evento riservato ad una elite di esperti degustatori professionisti (tra costoro anche il sottoscritto) che per l’occasione hanno festeggiato lo storico kellermeister altoatesino che l’anno prossimo, dopo 50 vendemmie, passerà il testimone al giovane Jakob Gasser, fresco di laurea in enologia a Udine dopo il corso di studi alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

L’annata 2019 di Appius, il vino icona della Cantina San Michele Appiano.

Una cuvée che non teme confronti con i più blasonati vini francesi 

Appius, il cui nome ricorda le radici e le tradizioni vitivinicole romane di Appiano, località famosa come una delle più vocate della Penisola per la produzione dei più blasonati vini bianchi del pianeta, era il sogno ambizioso cullato per anni da Hans Terzer e realizzato dopo una serie di rigorose sperimentazioni, nel 2010, con la prima cuvée. Un blend di quattro diversi vitigni: lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Pinot Bianco e il Sauvignon Blanc. Ed è dal matrimonio d’amorosi sensi tra le percentuali dei quattro vitigni utilizzati, diverse da annata ad annata, che nasce questo gioiello. Un vino sontuoso, di straordinaria longevità, che non teme confronti anche con le più famose etichette francesi.

La cantina altoatesina di San Michele Appiano.

Le dieci annate di Appius dal 2010 (prima annata) al 2019 (l’ultima)

La degustazione-confronto delle dieci annate di Appius (dalla prima, storica, annata 2010) all’ultima (2019) fresca di conio, ha confermato la linea stilistica di questa cuvée: la complessità, la freschezza, l’eleganza, la piacevolezza di un vino che sfida senza timori il logorio del tempo. Era stato progettato per durare almeno dieci anni, ma – stando al responso delle diverse annate assaggiate – possiamo tranquillamente pronosticare una longevità ancor maggiore: 20 anni e anche più. L’unico elemento che ne attesta il periodo di imbottigliamento è quella impercettibile traccia di barrique usata per l’affinamento dell’annata 2010, secondo una moda dell’epoca. Ma proprio quella sensazione notata al primo impatto è la chiave per comprendere la sua longevità, l’intensità e l’opulenza come ha confessato Hanz Terzer.

Un blend che è rimasto fedele all’impostazione stilistica di Hans Terzer 

Dalla degustazione verticale delle dieci annate è emerso lo stile inconfondibile di questa cuvée. Uno stile che Hans Terzer ha affinato nel tempo senza stravolgerne la filosofia. Nel corso degli anni Appius è cresciuto in eleganza e piacevolezza, riducendo in alcune annate l’apporto del Sauvignon per privilegiare il Pinot Grigio (vitigno tra i più apprezzati e amati da Hans Terzer) che irrobustisce la struttura del blend.

Appius è la sintesi di sapienti equilibri che anno dopo anno cambiano, per cui il compito del winemaker è quello di assemblare la cuvée adattandola alla qualità delle uve, selezionatissime, e all’andamento climatico. Appius è sempre rimasto fedele alla sua impostazione stilistica, ma anche alla volontà di Han Terzer di rappresentare al meglio le diverse vendemmie, come è emerso dalla degustazione verrticale delle dieci annate.

Ecco Appius 2019, l’annata del decennale.

Da standing ovation la prima storica annata, il 2010: chapeau!

Un privilegio assaggiarle tutte in un’unica sessione. In particolare sono rimasto estasiato (e con me altri degustatori) al cospetto della prima, storica annata, il 2010. Annata con prevalenza, nel blend, dello Chardonnay (65%), sinonimo di freschezza, che ben si sposa con l’eleganza del Pinot Bianco (10%), la vena aromatica del Sauvignon (15%) e il nerbo del Pinot Grigio (10%). Color paglierino dorato, luminoso come il cielo di molte giornate autunnali dell’Alto Adige, bouquet intenso con piacevoli note balsamiche e accenni di pietra focaia, in bocca l’Appius 2010 è un’esplosione di sapidità mitigata da piacevoli note speziate. Un vino opulento, di grande struttura e di straordinaria longevità. Un vino da standing ovation. Chapeau!

Sulla stessa linea stilistica (freschezza, struttura, eleganza) le altre annate degustate con una sola eccezione: l’annata 2011 per la presenza sovrastante nella cuvée del Sauvignon (33%). Un’annata da dimenticare? Nossignori. A molti (e pure al sottoscritto) anche l’Appius 2011 è piaciuto per la straordinaria freschezza e sapidità.

Battesimo benaugurante per l’annata più giovane, l’Appius 2019

Al termine della degustazione delle nove annate storiche (dal 2010 al 2018), Hans Terzer ha svelato l’annata 2019 destinata a sfidare il tempo. Un’annata, a mio avviso, che si preannuncia strepitosa vista la complessità, la ricchezza, l’eleganza e l’opulenza – leggo nelle mie note – che questo giovanissimo Appius è riuscito a trasmettere al suo primo approccio con il mondo della critica. Quanto mai azzeccato il blend dei quattro vitigni utilizzati: Chardonnay (60%), Pinot Grigio (15%), Pinot Bianco (13%), Sauvignon Blanc (12%). Il meglio per ciascun vitigno dell’annata 2019 caratterizzata da un’estate e da un inizio autunno climaticamente ideali che hanno regalato profumi inebrianti.

Quel meticoloso lavoro di selezione in vigna prima dell’assemblaggio 

Appius è il frutto di un meticoloso lavoro di selezione nel vigneto, di lavorazione in cantina e di un accurato assemblaggio finale. L’annata 2019 di Appius dimostra un profilo lineare, preciso per un vino vocato alla longevità. Il viaggio della sua vinificazione inizia con la fermentazione alcolica e malolattica (escluso il Sauvignon) per poi proseguire con l’affinamento in barrique e tonneaux. Assemblaggio dopo un anno e ulteriore affinamento sui lieviti per tre anni in tini di acciaio inox, di cui due sulle fecce fini.

Il rombo in crosta al prezzemolo con rotolo di zucchine con orzo e beurre blanc.

Un vino morbido, sapido, elegante con piacevoli note balsamiche

Per quanto riguarda l’analisi sensoriale Appius 2019 si presenta di un bel colore giallo brillante tendente al paglierino, contornato di profondi riflessi verde-olivastri. Al naso si presenta con un profilo dapprima di frutta tropicale matura (ananas, mango e papaya), riconducibile allo Chardonnay, poi di frutti a polpa bianca (mela cotogna e pera Williams) che palesano i profumi tipici del Pinot Bianco e del Pinot Grigio. Non mancano, poi, i sentori agrumati tipici del Sauvignon, oltre a note floreali (zagara e narciso) e sfumate note vegetali, mediterranee (finocchietto selvatico), balsamiche, di vaniglia, di orzo tostato e tabacco.

Al palato morbidezza e sapidità risultano entrambe di intensità ben superiore alla media, in equilibrio davvero perfetto: la dolcezza del frutto è bilanciata dall’apporto acido che snellisce ed ingentilisce il palato. In fase di retrogusto, infine, spiccano piacevoli “nuance” balsamiche (bergamotto, tabacco, cioccolato, cannella e zafferano).

Appius 2019 può accompagnare degnamente piatti di pesce importanti come il rombo o la coda di rospo, ma si abbina perfettamente anche a specialità di funghi e tartufi, carni bianche nobili e selvaggina. Ottima anche la combinazione con formaggi cremosi con crosta e formaggi stagionati.

La sella di cervo nostrano con nocciole, praline di patate e carote al pepe.

Splendido il design della bottiglia con l’alternanza oro e platino 

 

Per un vino esclusivo un’etichetta esclusiva. Ogni anno le etichette che impreziosiscono Appius sono frutto di un accurato studio di design. Lo scopo è di concepire una “wine collection” che riesca ad appassionare gli amanti del vino di tutto il mondo. L’etichetta della decima edizione di Appius, ideata da LifeCircus, incorona l’anniversario del decennale strutturando l’aspetto grafico a partire dall’emblematico numero 10 proposto in un’accattivante alternanza d’oro e platino. L’immagine permette sempre una libera interpretazione, affinché ogni wine lover possa trarne un’intima ispirazione. Anche l’edizione 2019 di Appius è limitata. Poche bottiglie, rare e preziose.

Herbert e Daniel Hintner del Ristorante stellato “Zur Rose” di Appiano.

L’anniversario festeggiato con i piatti d’autore del Ristorante “Zur Rose”

L’anniversario per i dieci anni di Appius è stato festeggiato a tavola – noblesse oblige – con i piatti d’autore del Ristorante stellato “Zur Rose” di Appiano dello chef Herbert Hintner affiancato dal figlio Daniel. Abbinare i piatti in grado di reggere il confronto con Sua Maestà l’Appius è sempre una sfida. Ed anche questa volta Herbert e Daniel Hintner ci sono riusciti. Da standing ovation il rombo in crosta al prezzemolo con rotolo di zucchine con orzo e beurre blanc. Perfetto l’abbinamento con l’Appius 2019. Piatto raffinatissimo, d’alta cucina, per un vino altrettanto raffinato e di nobile lignaggio.

Variazione di barbabietola su cialda allo Schüttelbrot.

Squisiti anche gli altri piatti della serata. Intrigante la variazione di barbabietola su cialda allo Schüttelbrot, piatto abbinato ad un altro gioiello della Cantina San Michele Appiano: il Pinot Noir Rosè The Wine Collection 2021, un vino dal color salmone che profuma di fragola, amarena e vaniglia, mentre al palato è piacevolmente fresco, fruttato e con una notevole persistenza.

 

 

Una bontà la sella di cervo con nocciole, patate e carote al pepe

Una bontà anche la sella di cervo nostrano con nocciole, praline di patate e carote al pepe, piatto abbinato ad un altro dei gioielli di Hanz Terzer: il Pinot Nero Riserva The Wine Collection 2019, un vino straordinario prodotto in soli duemila esemplari. Un vino dal colore rubino brillante, con un bouquet intenso di frutti di bosco, more, ciliegie, cannella, chiodi di garofano. Il tutto supportato da una struttura elegante e da una piacevole persistenza.

Il soufflé di castagne, mela cotogna, arancia, zabaione e gelato alla cannella.

E per finire in gloria un soufflé di castagne, mela cotogna, arancia, zabaione e gelato alla cannella, dessert abbinato ad un’altra “chicca” di Hans Terzer: il Gewürztraminer Passito Comtess Sanct Valentin 2021, un altro vino icona della Cantina San Michele Appiano, una vendemmia tardiva con appassimento in vigna  che entusiasma i wine lover per l’intensità del frutto ravvivata dalla freschezza e da una spiccata acidità. Che altro aggiungere? Semplicemente chapeau. In alto i calici. Prosit!

 

Giuseppe Casagrande

 

 

 

 

 


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