Siamo il primo produttore europeo di nocciole, il secondo mondiale e, nonostante tutto, il 2013 è stato l’anno record delle importazioni dalla Turchia. Secondo Coldiretti un terzo del prodotto utilizzato in Italia nei dolci, nelle creme e nei gelati, risulta di importazione. Siamo sempre bravi a farci del male!
La sicurezza alimentare sarà sempre più il problema del terzo millennio e l’Unione europea dovrà dare risposte concrete ai suoi cittadini. E lo dico non per una sterile difesa del campanile, ma per non vanificare la rigida normativa dell’Unione a tutela dei consumatori europei.
Mi chiedo che senso ha stabilire criteri molto rigidi nelle produzioni agroalimentari, limitando l’uso di sostanze attive, se tali restrizioni non vengono applicate ai prodotti importati? L’elenco dei prodotti fitosanitari utilizzati nella produzione di nocciole in Turchia è composto per oltre la metà da sostanze vietate nell’Unione europea.
E noi che facciamo? Aumentiamo le importazioni di nocciole dalla Turchia, con buona pace per la salute dei consumatori di casa nostra, anche se siamo il primo produttore europeo, il secondo mondiale e possiamo vantare tre denominazioni di origine riconosciute dall’Unione europea, come la Nocciola del Piemonte Igp, la Nocciola di Giffoni Igp e la Nocciola Romana Dop.
Alla qualità di casa nostra, preferiamo i prezzi concorrenziali delle nocciole turche, senza alcuna garanzia per la salute. E l’Unione europea paradossalmente riduce i controlli sulle importazioni di tali prodotti. Occhio che non vede, cuore che non duole!
Credo sia arrivato il momento che i parlamentari europei smettano di riscaldare le loro poltrone a Bruxelles e intervengano per bloccare le importazioni di ortofrutticoli da Paesi non Ue che adottano norme di produzione scorrette.
Inoltre, sarebbe opportuno introdurre l’obbligo di informare il consumatore sull’origine delle nocciole utilizzate, anche nei prodotti trasformati. Altrimenti continueremo soltanto a farci del male!
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