
Quale futuro per il Pinot Grigio?

L’introduzione di una tipologia di vino a più bassa gradazione alcolica trova sempre maggiori consensi soprattutto tra i giovani. Le nuove sfide: i cambiamenti climatici e l’utilizzo di alcune varietà resistenti.
Quale sarà il futuro del Pinot Grigio, quali le strategie e quali le prospettive di mercato? Se ne è parlato a Milano, presso la Pinacoteca Ambrosiana, in occasione della conferenza stampa organizzata dal Consorzio DOC delle Venezie.

L’incontro ha rappresentato un’occasione importante per fare il punto sull’attuale situazione del Pinot Grigio (primo vino bianco fermo italiano per volumi di produzione e di esportazione con una quota di mercato che supera il 90% dei consumi registrati oltreconfine), per discutere le sfide future del settore e per esaminare le proposte di modifica del disciplinare di produzione.
L’incontro, moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro, ha visto la partecipazione di esponenti di spicco del settore vitivinicolo e della ricerca, tra cui il presidente del Consorzio Albino Armani, il direttore di ISMEA Fabio Del Bravo, Anna Caterina Tagliabue e Ludovico Mannheimer di Eumetra, Luca Rossetto, professore di Economia e Politica Agraria dell’Università di Padova e Vincenzo Gerbi, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Torino, nonchè vicepresidente dell’Accademia Italiana Vite e Vino. Ogni intervento ha contribuito ad arricchire il dibattito, esplorando i temi cruciali del futuro del Pinot Grigio DOC delle Venezie e le sfide a cui è chiamata la filiera vitivinicola del Triveneto.
Armani: “Nuovi modelli di consumo e attenzione verso la sostenibilità ambientale”

Ha aperto i lavori il presidente del Consorzio Albino Armani, che ha evidenziato i numeri positivi della denominazione Delle Venezie, la quale continua a distinguersi con performance in controtendenza (nel 2024 registrato un incremento pari a un +3% di imbottigliato e un +8% di certificazioni con un totale di oltre 1,7 milioni di ettolitri confezionati) grazie alla qualità, al sistema di controllo finalizzato alla certificazione e allo stile fresco, versatile e moderatamente alcolico del prodotto di punta, il Pinot Grigio.
“È fondamentale rispondere alle sfide poste dai nuovi modelli di consumo e dalla crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale” ha dichiarato introducendo i temi della giornata. “Il Consorzio – ha aggiunto – si sta impegnando per rispondere alle esigenze del mercato globale, mettendo in atto un progetto di modifica del disciplinare di produzione che prevede l’introduzione di una tipologia di Pinot Grigio DOC Delle Venezie a bassa gradazione alcolica e l’utilizzo di varietà resistenti.”
Vini bianchi italani, il Pinot Grigio ha superato il 24% delle esportazioni totali

Ha poi preso la parola Fabio Del Bravo che ha fatto il punto sull’andamento del mercato, evidenziando come il Pinot Grigio DOC Delle Venezie abbia registrato performance positive in un mercato internazionale sempre più complesso, in particolare nel contesto delle vendite alla grande distribuzione organizzata, primo canale distributivo, in una situazione non particolarmente dinamica a livello generale, con incrementi di circa il +10% sul 2023 sia in volume sia in valore. E’ evidente – ha detto Del Bravo – che la produzione di vino in Italia stia subendo l’influenza della rapida crescita degli spumanti che nel 2024 hanno raggiunto 7,6 milioni di ettolitri – e che nel 2024 hanno visto una crescita ingente delle esportazioni, pari al +17% della produzione nazionale. In questo contesto, considerando i vini bianchi DOP del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino dall’introduzione della DOC delle Venezie nel mercato, l’impatto della stessa sulle esportazioni è stato comunque positivo – con un aumento dei volumi del +110% e del valore pari a +117% totali dalla sua introduzione nel 2017 – raggiungendo quota 24% delle esportazioni totali di bianchi italiani.”
La DOC Delle Venezie, pur essendo di recente riconoscimento, ha raggiunto il 10% dei volumi totali delle IG nazionali, al primo posto dei vini bianchi fermi e seconda soltanto al Prosecco DOC.raggiungendo quota 24% delle esportazioni totali di bianchi italiani.”
I consumatori chiedono vini meno alcolici e di minor impatto calorico

Anna Caterina Tagliabue e Ludovico Mannheimer di Eumetra hanno analizzato e messo a confronto i consumi di Pinot Grigio negli Stai Uniti, Rego Unito e Canada – principali paesi di destinazione della DOC – con il mercato italiano. I risultati evidenziano una sostanziale differenza nelle abitudini e nelle occasioni di consumo, ma un certo allineamento per quanto riguarda i fattori che guidano la scelta d’acquisto. In entrambi i casi, il 56% dei campioni intervistati ricerca, oltre a elementi di freschezza e leggerezza, la garanzia di una filiera certificata che il Pinot Grigio DOC Delle Venezie è in grado di dare con l’apposizione del contrassegno di Stato su 230 milioni di bottiglie.
Sono in particolare i consumatori anglosassoni a voler esplorare nuovi gusti e nuove proposte di vino, pur mantenendo una forte fidelizzazione con il Pinot Grigio, vino che è apprezzato per la sua versatilità, in un trend che influenza ormai i consumi a livello globale. La ricerca Eumetra ha inoltre sottolineato l’importanza di offrire prodotti con una bassa gradazione alcolica e quindi a minor impatto calorico, rispondendo alle preferenze dei consumatori, specialmente giovani ed esteri, segmento nel quale la domanda di vini leggeri e freschi è in aumento.
“È importante però dare anche il giusto peso al ruolo della comunicazione rispetto ai cali generalizzati del consumo specifico di vino” ha sottolineato Ludovico Mannheiner. “Grazie soprattutto ai nuovi media e ai canali di interazione, diventa fondamentale adeguarsi e rinnovare i modelli comunicativi, magari privilegiando nuovi strumenti per raggiungere una fetta maggiore di pubblico, anche quel pubblico che oggi consuma meno alcol e che è abituato a ricevere messaggi legati alla sacralità o all’elitismo del vino, che rappresentano ormai una barriera al consumo. Sarà fondamentale rinnovare l’immagine del vino, per attrarre le nuove generazioni di consumatori.”
Anna Caterina Tagliabue ha chiuso ribadendo come l’attenzione ai giovani consumatori sia cruciale per garantire la crescita futura del mercato del vino, in quanto il Pinot Grigio, con il suo profilo “facile” e accessibile, si sta facendo strada anche tra le nuove generazioni e applaude l’introduzione di una tipologia Pinot Grigio DOC Delle Venezie a più bassa gradazione alcolica che rappresenta certamente un tentativo intelligente di cogliere le nuove dinamiche.
Per ottenere un vino di minore contenuto alcolico bisogna partire dal vigneto
Vincenzo Gerbi, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Torino e vicepresidente dell’Accademia Italiana Vite e Vino, ha offerto alcune considerazioni in merito al processo produttivo del Pinot Grigio a bassa gradazione alcolica. “Tale innovazione, che risponde alla crescente domanda di prodotti più leggeri, deve essere considerata come il risultato di un attento lavoro enologico e agronomico, risultato quindi di un progetto enologico che si discosta completamente dai vini cosiddetti dealcolati, ottenuti cioè da una sottrazione di alcol etilico. In questo caso – ha aggiunto il prof. Gerbi – si parte dal vigneto per ottenere un prodotto differente e naturalmente dotato di un minor contenuto alcolico. Si tratta di un approccio nuovo che, soprattutto per i vini bianchi, deve considerare l’impiego delle ampie conoscenze enologiche di cui oggi disponiamo, nel quale il contenuto alcolico non può essere più considerato, come nel passato, di un elemento imprescindibile ai fini della conservazione del vino e come un requisito di qualità assoluto.”
Il prof. Gerbi ha chiuso sottolineando come, in un contesto in cui il concetto di leggerezza riguarda sia lo stile e il gusto sia un nuovo approccio culturale all’alcol (dove la moderazione vince finalmente sull’abuso), anche l’approccio enologico sta cambiando. L’enologia di correzione, che ha caratterizzato lo scorso secolo, ha lasciato il posto a un’enologia di espressione, in grado di esprimere al meglio i caratteri dell’uva, oltre che interpretare nuovi trend e rispondere alle nuove richieste del mercato. Questi interventi sull’espressività ci porteranno, forse, a scoprire che alcuni vini, come il Pinot Grigio, per la loro natura, potrebbero esprimersi al meglio con un grado alcolico inferiore.
Le nuove sfide: i cambiamenti climatici e l’utilizzo di alcune varietà resistenti
Il prof. Luca Rossetto dell’Università di Padova ha fornito una panoramica sulle dinamiche globali della produzione di vino, mettendo in evidenza il ruolo fondamentale delle esportazioni per il Pinot Grigio DOC Delle Venezie, che oggi ha una quota di commercio estero che sfiora il 95%. Rossetto ha parlato delle sfide legate ai cambiamenti climatici, che stanno modificando la produzione agricola a livello globale, e dell’importanza di un’innovazione continua nel settore vitivinicolo per affrontare queste sfide, ponendo l’accento sulla necessità di un adattamento alle nuove condizioni di mercato con l’obiettivo di favorire l’adozione di soluzioni agronomiche più sostenibili, come l’utilizzo di varietà cosiddette resistenti, per garantire la qualità e la competitività del vino italiano.
Quale futuro per il Pinot Grigio?
La conferenza si è conclusa con la presentazione del Rapporto 2024 del Consorzio DOC Delle Venezie, presentato da Stefano Sequino, direttore del Consorzio di tutela, un documento che fornisce una panoramica dettagliata sull’andamento della DOC, confermando la positività dei risultati e l’impegno costante del Consorzio per garantire la qualità e la competitività del Pinot Grigio Delle Venezie nel panorama internazionale. “Il Consorzio svolge differenti compiti che vanno dalla tutela, alla vigilanza, alla promozione fino all’applicazione delle misure di gestione dell’offerta, con un raggio d’azione ancora più ampio considerando quanto stabilito dal regolamento UE 2024/1143 di riforma del sistema IG, che ha affidato ai Consorzi ulteriori compiti e responsabilità. L’obiettivo del Report è quindi rendicontare quanto fatto, ma anche riflettere sulle future attività che saranno necessarie per dare continuità alla nostra mission – ha proseguito Sequino – in uno scenario che sempre più considera il territorio accanto al prodotto e, nel contempo, valorizza le sinergie con altri attori e stakeholder finalizzate a rendere ancora più efficace la nostra azione a favore dei soci e dei territori viticoli. Un ringraziamento va sempre a Triveneta Certificazioni che svolge un ruolo essenziale nella gestione, nel controllo e nel coordinamento della filiera produttiva del Nordest.”
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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