
Prosecco show, due secoli di storia
Sul palcoscenico di Villa Sandi a Crocetta del Montello la rappresentazione teatrale, in parole e musica, di un

“fenomeno” mondiale studiato anche nelle università.
“Finchè c’è Prosecco c’è Speranza”. Non è solo il titolo di un film-thrilling di qualche anno fa ambientato sulle dolci colline di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio dell’Unesco, e ambientato nelle sale del sontuoso Palazzo rinascimentale Minucci-De Carlo di Vittorio Veneto.
E’ la realtà che trova conforto nelle cifre: 800 milioni di bottiglie distribuite tra la zona classica Docg (Conegliano-Valdobbiadene-Asolo) e la Doc allargata alle province di Treviso, Venezia, Padova, Vicenza, Belluno
e al Friuli Venezia Giulia, in particolare Trieste, dove questo vino era conosciuto e apprezzato fin dall’epoca dei Romani e il cui vitigno, Glera, oggi è coltivato nella località del Carso triestino denominata Prosecco.
L’epopea di questo vino-simbolo del made in Italy raccontata in parole e musica

La storia di questo vino-simbolo del made in Italy nel mondo è stata raccontata sul palcoscenico della secentesca Villa Sandi a Crocetta del Montello (Treviso) in occasione della rappresentazione teatrale “Il Romanzo del Prosecco – Prosecco Blues”.
Una storia raccontata con le parole del giornalista del “Corriere della Sera” Luciano Ferraro, e la musica composta ed eseguita al piano da Giordano Giordani. L’intento? Ripercorrere la storia, la cultura, le tradizioni per esaltare il “genius loci” e il valore identitario di questa eccellenza italiana.

Un evento glamour che ha celebrato l’epopea del Prosecco, oggi il vino italiano di maggior successo nel mondo.
Una rappresentazione teatrale dedicata a quanti (vignaioli eroici di vecchia e nuova generazione) hanno costruito le basi perché tal “fenomeno” Prosecco potesse diventare materia di studio anche nelle università.
Nel salone della Villa in stile palladiano, di proprietà della famiglia Moretti Polegato, l’emozione è andata crescendo man mano che il racconto si è dipanato, complice la musica di Giordani ed alcune splendide immagini.
Presenti alla “prima” le più importanti figure istituzionali e rappresentative del mondo del Prosecco: dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia ai presidenti dei tre Consorzi di Tutela (Franco Adami per la Docg Conegliano Valdobbiadene, Michele Noal per la Docg Asolo, Giancarlo Guidolin per la Doc).
La storia del Prosecco inizia nel 1838 grazie alle intuizioni di Antonio Carpenè

La storia del Prosecco inizia nel 1838 grazie alle intuizioni di Antonio Carpenè, scienziato e inventore del metodo antesignano delle moderne autoclavi che pubblicizzava facendo comizi in piedi su carri agricoli.
Nel 1868 a Conegliano viene fondata la Carpenè-Malvolti, azienda storica che commercializza il Prosecco con la scritta sull’etichetta della dicitura “Champagne Italiano”.
Nel 1873 la prima uscita internazionale all’Esposizione Universale di Vienna. Poi i fatti tragici della Grande Guerra con la devastazione del territorio e nel 1918 la distruzione dello stabilimento Carpenè-Malvolti costringono l’azienda ad interrompere l’attività.
Quattro anni dopo, nel 1922, rimesso in piede lo stabilimento, l’azienda torna sul mercato con dei cartelloni pubblicitari che raccontano il territorio, compreso il vento che spira dalle Prealpi sulle colline di Conegliano. Tuttavia, nonostante lo slancio di importanti ricercatori, come Giovanni Dalmasso, il Prosecco non riusce a varcare i confini del Veneto.
Poi arriva la Seconda Guerra Mondiale, altre abitazioni distrutte e vigneti devastati: oltre 1.200 ettari.
Quel vino brioso scoperto da Hemingway, all’epoca autista della Croce Rossa

A scoprire il vino brioso delle colline trevigiane è Ernest Hemingway che all’epoca era l’autista di autoambulanze della Croce Rossa.
Giuliano Bortolomiol, nel vedere lo scempio dei vigneti e delle colline devastate che amava perlustrare con il suo “Guzzino rosso”, chiama a raccolta i produttori e nel 1946 fonda la Confraternita del Prosecco.
E sarà sempre lui nel 1962 a produrre il primo Brut del territorio (nello stesso anno nasce, ad opera di 11 produttori, il Consorzio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene che porterà alla Doc nel 1969, ndr).
Siamo negli anni del boom economico e nasce il Nord-Est degli “schei”, con Vicenza che raggiunge il Pil di tutta la Grecia. Il Veneto delle industrie, di Porto Marghera e dei conflitti di classe.
Sono gli anni di “tutti al mare” e sulle spiagge del Veneto arriva il turismo. Poche le bottiglie: si “scaraffa” nei ristoranti e si compra in damigiana per imbottigliarlo a casa. A Jesolo tra i turisti austriaci e tedeschi esplode il successo del Cartizze.
Arriva anche il cinema con Nino Manfredi nel 1981 nel film “Nudo di Donna”, che bevendo Prosecco esclama “Bono. Che è, Bortolomiol?”.
Poi i complimenti da parte di Marcello Mastroianni e la curiosità di Alberto Sordi.
Tra gli artefici di questo successo planetario il governatore del Veneto Luca Zaia

La crescita del prosecco continua inarrestabile fino alla svolta epocale che ha avviato il successo planetario del Prosecco, in tutte le sue declinazioni: il riconoscimento del sinonimo Glera per il vitigno Prosecco – che ha permesso di tutelare il vino che porta questo nome, come nel caso del contenzioso con il croato Prošek – e l’istituzione della Doc Prosecco nel luglio 2009, contestualmente alla “conquista” della denominazione di origine garantita (Docg) per il Conegliano Valdobbiadene e le colline Asolane.
Tra gli artefici del cambiamento della storia del Prosecco va citato Luca Zaia, enologo con laurea in zoologia, già Ministro dell’Agricoltura e oggi Governatore della Regione Veneto.
Zaia ha tratteggiato le tappe del percorso, fino alla messa a dimora delle prime barbatelle nel vigneto di un paesino di poche anime, dal nome amblematico, Prosecco, sul Carso triestino, toponimo su cui si è retta l’architettura dell’attribuzione dello stesso nome al vitigno Glera.
Zaia ha raccontato anche la svolta del riconoscimento da parte dell’Unesco alle Colline del Prosecco: “Una partita difficile e avventurosa – ha confessato Zaia – che è durata una decina di anni, ma che ci ha consentito di ottenere il pilastro della promozione del territorio.”
Luciano Ferraro: il Romanzo del Prosecco Blues, musica, storia, cultura
Due gli elementi che hanno spinto il giornalista Luciano Ferraro, vicedirettore del “Corriere della Sera” e autore della guida “I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia” (insieme al critico americano James Suckling), a comporre “Il Romanzo del Prosecco”, rinominato in corso d’opera “Prosecco Blues”, dal titolo di un brano composto appositamente da Giordano Giordani: il suo impegno giornalistico, che da anni esplora e valorizza storie di vignaioli che con dedizione custodiscono un’eredità preziosa e la voglia di raccontare in modo nuovo la storia del Prosecco.
“Ho preso spunto da un lavoro del giornalista e telecronista Federico Buffa sulla storia del Brunello (con spettacolo nella trecentesca Fortezza di Montalcino, ndr) – ha raccontato Luciano Ferraro, a WineNews – volevo farlo anch’io sul Prosecco, con un testo che fosse al tempo stesso didattico e anche divertente, mettendo insieme musica, storia e cultura e anche fatti e cose che tanti, per primi i veneti, non sanno, partendo proprio da Villa Sandi, in cui ci sono i cunicoli della Grande Guerra, fino ad arrivare appunto al boom economico e poi alla legge del 2009 che ha cambiato tutto per il Prosecco, e al riconoscimento Unesco alle Colline vitate del Prosecco del 2019”.
La conoscenza tra Ferraro e Giordano data parecchi anni e questo, grazie alla sensibilità del musicista ha contribuito, racconta Luciano Ferraro, “a fargli accostare la musica al testo in modo magistrale sottolineando i passaggi, inserendo temi e anche suoni e contrappunti in modo che il racconto proceda in accordo perfetto tra parole e musica.”
Villa Sandi e i cunicoli della Grande Guerra dove riposano migliaia di bottiglie
La scelta di Villa Sandi per il debutto non è stata casuale – e non solo per la presenza dei cunicoli in cui oggi riposano le bottiglie di Metodo Classico dell’azienda – ma anche per il suo ruolo simbolico, come ha sottolineato il presidente Giancarlo Moretti Polegato.
“Accogliere la première di uno spettacolo dedicato al Prosecco, simbolo della nostra terra e ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo è per noi motivo di grande soddisfazione ed orgoglio.
Villa Sandi non è solo un’azienda vitivinicola, ma un luogo che custodisce l’anima di un territorio, facendosi promotore di iniziative che uniscono arte, storia e vino.
Esperienze come questa ribadiscono il nostro impegno nel reinterpretare, in chiave moderna, l’antico ruolo delle Ville Venete come sedi di incontri culturali e artistici.
Oggi il Prosecco è molto più di un vino: è veicolo di cultura e di eccellenza. È simbolo della nostra tradizione, per questo dobbiamo continuare a tutelarlo e valorizzarlo.
Legati alla storia di queste terre generose, ma con lo sguardo rivolto ad orizzonti più ampi, puntiamo a diffondere nel mondo questo legame storico.
Ringrazio Luciano Ferraro per aver saputo trasformare il nostro patrimonio in un racconto capace di emozionare e di esaltare il valore culturale e identitario del nostro vino e del nostro territorio.”
In futuro ci saranno anche altre opportunità per assistere alla rappresentazione. “Speriamo di riuscire a proporla a “Vinitaly and the City” 2025 (il fuori salone di Vinitaly che, dal 4 al 6 aprile, animerà Verona, ndr) – ha anticipato sempre Luciano Ferraro – e poi cercheremo di portarla fuori dal Veneto, dove il Prosecco è conosciuto come vino, e dove è noto che è un buon vino spumante, poco alcolico e gradevole, ma in molti non ne conoscono la storia.”
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE )
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