Mercoledì 15 febbraio 2017 il Parlamento europeo ha approvato in modo definitivo, con 408 voti a favore, 254 contrari e 33 astensioni, l’accordo di libero scambio tra il Canada e Unione Europea, meglio noto con la sigla CETA. Si sono opposti solo i 5stelle e l’estrema sinistra.
Tra i 171 prodotti e marchi agroalimentari tutelati europei riconosciuti dal Canada, solo 41 sono le Indicazioni Geografiche italiane sulle 289 denominazioni registrate Made in Italy, tra le quali il Prosciutto di Parma e San Daniele.
In Canada, come in molti altri paesi del mondo, non esiste un sistema di riconoscimento e protezione di prodotti con denominazione d’origine territoriale, così alcune aziende canadesi si erano appropriate di nostri marchi nazioanli, bloccando di fatto la registrazione di prodotti italiani originali. Erano, infatti, oltre 20 anni che il Prosciutto di Parma veniva venduto in Canada come “The Original Prosciutto/Le Jambon Original”, mentre un prosciutto crudo canadese era venduto regolarmente con il marchio Parma. E il San Daniele come “Authentic Italian Prosciutto”.
Il CETA prevede che il Prosciutto di Parma e il San Daniele, come il Toscano e quello di Modena, potranno entrare nel mercato del Paese dell’Acero con i propri nomi e denominazioni, ma dovranno coesistere con i marchi, appunto, già esistenti in Canada.
Dal momento in cui entrerà in vigore (teoricamente 1° aprile 2017), l’accordo autorizzerà la coesistenza dei doppi marchi sul mercato con i relativi simboli di identificazione sulle confezioni, e ciò per consentire al consumatore una riconoscibilità più immeditata e indirizzare la facoltà di scegliere il prodotto desiderato.
È naturale che i produttori delle 41 denominazioni privilegiate siano soddisfatti, anche valutando il fatto che l’ampia comunità di origine italiana radicata in Canada, oltre 140mila residenti, potrà rivolgersi con fiducia ai prodotti della loro terra d’origine, finalmente ritrovandoli sugli scaffali.
Certo i 41 avrebbero preferito una tutela assoluta con la cancellazione del marchio concorrente, ma almeno viene loro riconosciuta la possibilità di fare promozione legata al marchio originale.
Se si può essere contenti dei livelli di esportazione passata ed attuale dei prodotti italiani di vario genere (cibo, moda, arredamento e pure il settore meccanico) verso il Canada, che valgono qualche punticino sul Pil italiano, col vanto per l’Italia di essere da anni uno dei primi 10 fornitori del Canada, similmente le importazioni canadesi verso l’Italia vertono in maniera rilevante sul grano canadese, che rappresenta il maggior volume degli acquisti della molitoria italiana, seguito da quelli dai Paesi dell’Est Europa.
Ad ogni modo, la parola definitiva sulla ratifica del CETA spetta ai singoli Parlamenti degli Stati componenti la UE. Nel nostro Paese, le premesse dell’orientamento del Governo Renzi puntavano – nonostante le tante opposizioni – al benestare del Trattato. Attualmente il Parlamento ha altri pensieri, forse più pressanti, ma anche decidesse di mantenere la posizione positiva da tempo espressa, bisogna attendere la unanimità delle nazioni facenti parte della UE.
È presto per cantare vittoria.
Maura Sacher
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