Sui rifiuti urbani da tempo si discute, tra polemiche e raccomandazioni circa la raccolta e lo smaltimento, ora si aggiunge l’avviso che produciamo troppi rifiuti da ciò l’invito a moderarci con la spazzatura.
Si è appena conclusa la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, nata con l’obiettivo primario di sensibilizzare le istituzioni e i consumatori circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti delineate dall’Unione Europea. È l’undicesima edizione dell’iniziativa, quindi si suppone che le “sensibilizzazioni” non abbiano sortito effetto, se ancora si batte il chiodo.
Certamente il problema, da un lato, è molto politico, e chi è investito di poteri sembra latiti nel prendersi in carico un efficace sistema di gestione dello smaltimento, con la creazione di impianti efficienti. Così troviamo inondati di rifiuti i marciapiedi di alcune grandi città e strade di periferie. Esempio lampante la Capitale, dove di “monnezza” si alimentano famiglie di ratti, gabbiani, cinghiali, senza contare mosche e mosconi.
E quando arriva l’allarme della catastrofe sanitaria, viene emanato il consiglio di ridurre la spazzatura casalinga. In poche parole tenetevi il pattume in casa.
L’esortazione implicherebbe il non far avanzare niente in cucina, mangiare tutto, senza buttar via niente. Evitare gli sprechi alimentari ce l’abbiamo in testa da anni, con le esortazioni di Andrea Segre, promotore della campagna antispreco alimentare, fondatore di Last Minute Market.
Ma i rifiuti non sono costituiti solo da cibo avanzato.
Cosa possiamo farci se sugli scaffali dei supermercati vengono messi in vendita prodotti alimentari confezionati in buste di plastica o di cartone, mica possiamo mangiarci anche quelli. Prima o poi li dobbiamo buttare. Per chi ha tempo e voglia, e senso civico, esiste da un bel po’ la raccolta “differenziata”.
E che colpa abbiamo noi, se le confezioni diventano sempre meno formato famiglia e sempre più frequentemente a dimensione di porzioni per singoli consumatori? I produttori si confanno alle cosiddette “esigenze di mercato”, e il mercato è fatto sempre meno di famiglie numerose e più da single, pensiamo a quanti studenti universitari fuori casa.
Non solo i cibi, anche le bevande: è comodo portarsi in giro bottigliette di plastica da mezzo litro.
Allora che fare?
Dobbiamo comperare di meno per avere meno roba da buttare nei cassonetti, così facciamo contenti certi Sindaci?
O, sotto sotto, i bei discorsi sulla riduzione dei rifiuti mirano a incentivare i cittadini a seguire occultamente diete per contrastare l’obesità?
Maura Sacher
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