Occorre una rettifica ed una integrazione dell’articolo pubblicato in “Punti di vista” sui sacchetti a pagamento.
In un paio di giorni le informazioni sui media si sono affinate, i giornalisti seri sono andati a scavare, mentre registravano il primo sbalordimento dei consumatori (chi mai prima aveva pubblicizzato la notizia?) e il conseguente disaccordo degli intervistati che hanno finalmente capito il trucco, nonché le rivolte che si muovono sui social.
Rettifica: il provvedimento *non* è contenuto nelle pieghe dell’imponente legge di bilancio, come scritto altrove e là già rettificato, bensì nelle “Disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno” approvate il 3 agosto 2017, con l’inserimento di un emendamento presentato dalla deputata del Pd Dorina Bianchi (fonte: “La verità”, 2 gennaio 2018).
Integrazione: l’emendamento, molto tecnico su biodegradabilità e compostabilità, con dovizia di particolari spalmato in molteplici articoli del capo III, si trova nell’Allegato come “Modificazioni apportate in sede di conversione al decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91”.
Dopo le minime doverose citazioni legislative, che già, volendo ci fanno capire quanto sono attenti i componenti dei nostri organi legislativi mentre votano, leggendo per esteso questa parte del provvedimento di legge salta all’occhio che l’emendamento è una forzatura della già applicata Direttiva UE sull’utilizzo di borse di plastica in materiale biodegradabile.
Infatti già i negozi di alimentari e pure le farmacie si erano adattati alle Direttive Europee del 2015, fornendoci di tali sacchetti, per il vero assai gracili, nemmeno utilizzabili per l’umido se non con il rischio di vedere il contenuto sparso a terra prima di arrivare all’apposito cassonetto.
Pertanto, molte persone presto si domanderanno “A vantaggio di chi andrà questa operazione?”. Certo le associazioni ambientaliste sono contente, convinte che la plastica inquina pure i mari (ma non la gettiamo mica noi), esultano pure le ditte che producono tali tipi di sacchetti ed in Italia ce ne sono alcune con un fatturato da stordire.
Una è la Novamont che viene additata essere nella cerchia renziana. Però siamo come nel caso dell’introduzione obbligatoria della marmitta catalitica che, a quei tempi, solo la FIAT si era messa a produrre mentre l’avv. Agnelli sedeva in Parlamento.
Sul sacchetto delle mele che ho acquistato ieri nel mio Despar sta stampato “Made in Vietnam, importato e distribuito da Euro Packaging Italia SRL”.
E inoltre: “prodotto realizzato con contenuto minimo del 40% di materia prima rinnovabile”, proprio come prevede la norma di agosto. Forse qualche malizioso si chiederà quanto tempo ci vuole per progettare, ordinare e ricevere la merce da distribuire in una grande catena alimentare, basta dal 3 agosto al 31 dicembre?
Ci avevano assicurato “nessun aumento delle tasse”, e intanto sono già previsti aumenti dei prezzi (biglietti dei trasporti urbani, pedaggi autostradali, luce, gas, alcuni generi alimentari e persino il pane), e ora pure ci troviamo con la tassa “occulta” sui sacchetti per frutta e verdura.
Maura Sacher
PS: Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti fa sapere: “Stiamo verificando con il ministero della Salute la possibilità di consentire ai consumatori di usare sporte portate da casa in sostituzione dei sacchetti ultraleggeri”.
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