E perché l’8 marzo è la “Festa delle donne”?
Forse bisogna prima ricordare perché questa data è stata scelta quale giornata di celebrazione della Donna.
Secondo la tradizione (ormai ritenuta leggenda metropolitana), fu l’8 marzo del 1908 che a New York in una fabbrica tessile scoppiò un incendio in cui rimasero uccise oltre un centinaio di operaie che scioperavano contro le condizioni di lavoro. Esistono altre versioni sulla data, un altro incendio, storicamente più veritiero, nel 1911, una repressione poliziesca nel 1857, sempre a NY e sempre dove la gran parte delle vittime erano donne manifestanti.
Comunque sia, nel marzo 1911 fu ufficializzata la “Giornata Internazionale della Donna”, per ricordare le lotte e le conquiste sociali delle donne.
In Italia venne celebrata per iniziativa dell’UDI, Unione Donne Italiane, che si era da poco costituito alla fine del secondo conflitto mondiale e nel 1946 venne scelto un fiore come simbolo della ricorrenza. La scelta cadde sulla Mimosa perché era l’unico e il primo che fioriva abbondantemente proprio agli inizi di marzo.
Oggi la Mimosa, originaria dell’Australia e importata in Europa all’inizio del XIX secolo, viene coltivata nei vivai. Per il 90% nell’entroterra del Ponente ligure (provincia di Imperia).
Secondo le stime dell’Associazione dei Florovivaisti Italiani, la mimosa è coltivata in Italia su una superficie di quasi 200 ettari di terreno, che fruttano intorno ai 30mila quintali e 150 milioni di steli. Ad oggi, la Liguria è il maggior produttore di questi fiori con le sue circa 1500 aziende che la coltivano in modo ecocompatibile sui tipici terrazzamenti, la pianta non ha, infatti, bisogno di trattamenti chimici. Vengono vendute anche sul mercato estero, specie Francia ma anche in Russia e in Polonia.
Chiamare l’8 marzo “Festa delle Donne” o “Giornata Internazionale della Donna” dovrebbe fare la differenza.
La motivazione di partenza non è certo una “Festa”, la repressione di manifestazioni effettuate per rivendicare i propri diritti e le morti di tante donne non sono certo motivi per festeggiare.
Celebrare, in maniera anche festaiola, la “Giornata Internazionale della Donna” è un’altra cosa.
È la riflessione che dovrebbe contare, la riflessione su quanto le donne sono importanti nella società e nella famiglia.
E quanto possono esserlo, se si lascia spazio alla loro presenza, se vengono stimate nella giusta misura di quanto mostrano di valere.
Allora sì che omaggiare le figure femminili, anche le proprie figlie non solo le mogli, le compagne, le amiche, le colleghe, le madri, con un rametto di mimose, in questa data, può rendere tangibile l’apprezzamento dell’uomo verso il nostro esistere al loro fianco.
E non essere un “obbligo” formale, come tanti uomini pensano e tante donne lo concepiscono.
Maura Sacher
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