Ospitano anche un aranceto le Serre nuove del Castello di Miramare, a Trieste, situate in prossimità del varco al porticciolo di Grignano e recentemente ristrutturate.
Dal 2020, nell’ottica di una complessiva riqualificazione del sito, promotore il Direttore del Museo Storico e Parco del Castello di Miramare, Andreina Contessa, è stato tentato l’esperimento di introdurre questo frutto con alcune delle varietà antiche di aranci amari, acquistati in un vivaio specializzato in Toscana.
Piantati in grandi vasi di terracotta dell’Impruneta, possono essere spostati al coperto nella stagione invernale.
L’agrumeto del Castello di Miramare
Impiantare degli agrumeti rientrava già nei sogni dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, affascinato dalla bellezza e dal profumo degli agrumi che aveva potuto ammirare in Sicilia nel corso dei sui primi viaggi nel Mediterraneo, appena diciottenne ma già appassionato botanico.
Nel progettare il complesso di Miramare ed il suo Parco (22 ettari) il suo iniziale obiettivo era di creare un grande giardino di essenze mediterranee, accanto a piante esotiche, facendole convivere con l’aspra Bora, rigida e pungente.
Le serre nel Parco erano destinate ad accogliere attività di sperimentazione in campo botanico da parte dei giardinieri di corte, tra cui i capi giardinieri Joseph Laube e Anton Jelinek, per mettere a dimora piante ed essenze, però il progetto dell’agrumeto fallì a causa dell’incompatibilità con il clima triestino.
L’esperimento moderno di coltivazione degli agrumi ha utilizzato alcuni antichi aranci, Citrus Aurantium Fetifera Corniculata, Caniculata, Aurantium, Salicifolia e Crispifolia, dalla caratteristica di fiori particolarmente profumati e la buccia ricca di aromi.
Il risultato è stato molto positivo con magnifici e abbondanti frutti.
Da ciò è nata l’idea di utilizzarli e di produrre delle marmellate, a cui è stato dato il nome di “Amare”.
“AMARE si riferisce al gusto delle specie di citrus qui coltivate, ma contiene la parola di una delle grandi componenti del posto, il mare, e certo anche il verbo amare, tanto che evoca il nome del sito trasformandolo in luogo da amare. Miramare è divenuto il Giardino delle AMARE, un luogo che molto si fa amare, dove si lavora e produce con amore”, ha spiegato il direttore Contessa nel corso della presentazione della novità, svoltasi nella Sala del Trono del Castello il 30 ottobre scorso.
“Amare” la marmellata di arance
Nel progetto sono stati coinvolti gli inseparabili chef due stelle Michelin Matteo Metullio e Davide De Pra, i quali hanno elaborato una ricetta che prevede solo agrumi e zucchero per un prodotto di altissimo livello in linea con i principi di sostenibilità.
“Il nostro compito di chef – hanno precisato – è di far spiccare ogni singolo ingrediente. In questo caso abbiamo lavorato su acidità e profumi diversi che cambiavano a seconda della varietà. Si trattava solo di esaltare le caratteristiche di questi ottimi frutti, smorzando il sentore amaro”
La realizzazione delle marmellate è stata affidata a un’azienda agricola di Sauris, in Carnia, che ne ha ricavato circa cinquecento vasetti, tuttavia non ancora finalizzati alla distribuzione al pubblico.
In linea con la volontà di ottenere un prodotto totalmente di prossimità, l’azienda ha saputo trasformare gli ottimi frutti in un prodotto in linea con le aspettative di eccellenza in qualità e sostenibilità.
“Ho subito colto quello che volevano realizzare gli chef – ha detto il titolare Albert Domini – e ci siamo messi al lavoro per abbinare le nuove tecnologie per la trasformazione a bassa temperatura per mantenere le caratteristiche organolettiche del frutto mantenendo l’artigianalità della produzione”.
Un altro “plus” di AMARE è il packaging, elegante, pulito, essenziale, in linea con la produzione grafica di altri materiali del Museo storico, usata per promuovere le diverse iniziative di rilancio dell’immagine del Parco e del complesso di Miramare.
Maura Sacher
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