La guerra dei dazi non si placa. Nonostante il cambio ai vertici della presidenza Usa, durante la videoconferenza di lunedì 9 novembre, il Consiglio dei ministri degli Affari Esteri (Commercio) dell’Unione, ha deliberato, con l’approvazione formale dei ministri del commercio Ue, di imporre dazi, a partire dal 10 novembre, sui prodotti che verranno importati dagli Usa, per un valore di 4 miliardi di dollari quale ‘rappresaglia’ alle tariffe punitive da 7,5 miliardi di dollari che Washington sta imponendo da circa un anno ai prodotti europei, come conseguenza della disputa Wto Airbus-Boeing. Una lista europea che comprende, il settore aeronautico, ma anche i prodotti agricoli.
La reazione di Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), è stata categorica: «Riteniamo che la posizione italiana di attesa fosse la più saggia, ma non è prevalsa: la Commissione UE, anche sostenuta da alcuni importanti Paesi dell’Unione, ha deciso di applicare i dazi contro i prodotti americani, anche in questa delicata fase di transizione, e rischia ora di provocare un’ulteriore escalation della guerra commerciale in atto con il principale buyer al mondo, gli Usa, che lo scorso anno ha importato vino dall’Ue per un controvalore di circa 4,7miliardi di dollari».
Prosegue ancora Castelletti: «A maggior ragione dopo l’esito del voto presidenziale statunitense, sarebbe stato opportuno attendere l’insediamento ufficiale della nuova amministrazione democratica prima di dare seguito alla vicenda Airbus-Boeing».
Un mercato importante quello del vino, che ha visto gli Usa nel 2019 importatare vino italiano per un valore di 2 miliardi di dollari.
Per Castelletti: «Dopo l’annuncio da parte del vicepresidente della Commissione europea con delega al Commercio, Valdis Dombrovskis, sui nuovi dazi in vigore e applicati a diversi prodotti Usa, è ora possibile un rischio di ‘retaliation’ da parte degli Stati Uniti, che potrebbero così decidere di aumentare le tariffe in vigore o includere altri prodotti come il vino italiano, che sino a oggi è stato escluso dal paniere dei dazi aggiuntivi. Uno scenario – ha aggiunto – che potrebbe arrivare nel momento peggiore colpendo un mercato di sbocco che quest’anno ha contribuito ad alleggerire le perdite nell’export globale del vino made in Italy, proprio ora che è costretto a subire anche pesantissimi lockdown in Italia e all’estero».
Una decisione che potrebbe avere delle forti ripercussioni economiche dato che gli Stati Uniti ordinano dall’Europa oltre il 75% delle proprie importazioni di vino, un ammontare, a livello globale che vale almeno 6,2 miliardi di dollari.
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