Visto l’andamento climatico dell’anno chi segue da vicino il mondo del vino aveva già potuto capire che non sarebbe stata un’annata rose e fiori. Si prevedono infatti 41,1 milioni di ettolitri, che segnano un -24% sulla vendemmia 2016.Le bizze del meteo quest’anno non hanno certo aiutato la viticultura italiana. La prima “botta” è arrivata con le gelate di primavera che in molti casi hanno colto i germogli già in pieno sviluppo sulla pianta gelandoli totalmente.
Le piante scampate hanno poi dovuto affrontare una siccità quest’anno particolarmente aggressiva, che come unico lato positivo ha avuto quello di assicurare la sanità delle uve vista l’assenza di muffe, marciumi e problemi legati in genere all’umidità. La conferma dei cattivi presagi arriva direttamente da Assoenologi, che sul suo sito comunica le prime stime per la stagione in corso, classificandola come una tra le sei vendemmie più scarse negli ultimi sessant’anni dopo quelle del quadriennio 1947 – 1950 e quella del 2012.
Assoenologi ne ripercorre i tratti salienti: “A memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata. Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare.
Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, che ancora persiste, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto, tanto che la colonnina del termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C. I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali.
Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all’oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene. Soprattutto, ciò che consentirà di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo”.
Segue la triste classifica della produzione 2017 che vede in calo tutte le regioni Italiane. Assoenologi precisa però che i dati sono da leggersi al momento attuale relativi alla seconda e terza settimana di agosto, perché visto il perdurare della siccità e la carenza di precipitazioni i numeri potrebbero essere purtroppo ulteriormente ritoccati verso il basso.
Secondo questi dati rispetto alla vendemmia 2016 il Veneto dovrebbe rimanere la regione più produttiva che con 8,6 milioni di ettolitri registra il -15% della produzione. Tra le regioni pesantemente colpite c’è la Puglia che anche al secondo posto per produttività con 6,7 milioni di ettolitri paga con un -30% il suo tributo al meteo, la Sicilia con 3,9 milioni di ettolitri segna il -35% e l’Abruzzo con 2,7 milioni di ettolitri il -30%. Non va meglio la Toscana con 2,11 milioni di ettolitri e stessa percentuale negativa.
Addirittura un crollo del -40% della produzione per Umbria e Lazio con 1,36 milioni di ettolitri previsti. Poi le Marche con – 25%, l’Emilia Romagna e la Sardegna con il -20%. Meno significative le perdite di Piemonte e Friuli Venezia Giulia con -15%. L’Unica nota positiva arriva dalla Campania che si segnala con un + 5% rispetto alla problematica vendemmia del 2016. Possiamo almeno sperare in grandissimi Aglianico e Fiano d’Avellino.
Bruno Fulco
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