I paesaggi terrazzati rappresentano l’evidenza di come la vita e l’agricoltura possano svilupparsi nei declivi più scoscesi, dalle aree montane a quelle costiere in ogni parte del mondo.
La Prima Conferenza Internazionale sui Paesaggi Terrazzati si è tenuta nella Repubblica Popolare Cinese nel novembre 2010 a Mengzi (Yunnan), con la partecipazione di 16 Nazioni, la Seconda si è tenuta a Cusco, nelle Ande peruviane, nel 2014, con la partecipazione di ricercatori, attivisti e agricoltori dei paesaggi terrazzati di tutto il mondo, per discutere e concordare azioni volte alla loro protezione, conservazione e promozione.
Quest’anno si svolge in Italia e precisamente nel Veneto il Terzo incontro Internazionale, organizzato dalla Sezione italiana del movimento indipendente “Alleanza Mondiale per i Paesaggi Terrazzati (ITLA), con la collaborazione dello IUAV di Venezia e all’Università di Padova.
Si aprirà con un convegno a Venezia (6-7 ottobre 2016, al Chiostro dei Tolentini) e chiuderà a Padova (13-14 ottobre, all’Orto Botanico).
All’importante avvenimento internazionale partecipa anche il Soave, cuore del Veneto con i suoi paesaggi e le sue colline, in virtù del recente riconoscimento ministeriale quale primo paesaggio rurale di interesse storico d’Italia. L’evento avrà momenti di approfondimento trcnico itinerante, in quanto le delegazioni partecipanti si sposteranno di giorno in giorno nei territori oggetto di studio, in varie zone della Penisola, con visite a 11 diverse aree terrazzate della penisola (Chiavari-Lavagna e Vernazza/Cinque Terre, Canavese-Valle d’Aosta, Ossola, Valtellina, Trentino, Valpolicella, Canale di Brenta, Dordolla-Topolò, costiera triestina, costiera amalfitana e Ischia, Pantelleria, comprese le colline ad est di Verona.
«Essere parte attiva all’interno di questo prestigioso incontro internazionale – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – rappresenta la prosecuzione di un percorso che abbiamo iniziato diversi anni fa e che sottolinea la valenza delle colline terrazzate del Soave, al cui interno, nella zona classica, sono stati individuati 1700 ettari collinari, microparcellizati, coltivati secondo le tecniche della viticoltura eroica. Risale infatti al 1816 la prima mappa, tratta dal catasto napoleonico, che censisce i vigneti del Soave, in base alla quale poi nel 1931, con decreto regio, è stata istituita la prima denominazione italiana. In questa zona – percepita come isola non urbanizzata nella campagna veneta – sono ancora oggi presenti elementi di edilizia storica, capitelli votivi, forme di allevamento come la pergola, muretti a secco. Esistono inoltre vigneti di oltre 100 anni, tutt’oggi produttivi».
Maura Sacher
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