Nei nomi dei vitigni, il segreto della loro origine
L’abbiamo sottolineato anche in altre occasioni, le manifestazioni e le fiere dedicate al vino sono occasioni straordinarie per accelerare incontri e conoscenze ed attivare confronti costruttivi.
Se questo vale per i tanti eventi cui abbiamo partecipato nel corso dell’anno diventa incredibile la mole di approfondimenti che siamo riusciti a sviluppare nel corso dell’ultimo VINITALY sul fronte della tutela e della salvaguardia dei vitigni rari con produttori, istituzioni e centri di ricerca.
Importante era certo cominciare questo intenso tour in maniera dinamica e stimolante per questo abbiamo volentieri accettato l’invito di Angelo Radica presidente nazionale dell’Associazione Città del Vino e del direttore della rivista Terre del Vino, Paolo Corbini di partire con le presentazioni dell’ultimo libro di GRASPO “100 custodi per 100 vitigni, la biodiversità viticola in Italia” proprio dallo stand di Città del Vino.
Nei nomi dei vitigni, il segreto della loro origine
Protagonista di questo evento molto partecipato e coinvolgente il professore Attilio Scienza che ha illustrato la particolare fase congiunturale del vino, non solo italiano, scosso da epocali cambiamenti, in primis quello climatico ma non secondario l’evoluzione del gusto del consumatore che sta spostando il suo gradimento verso vini soprattutto bianchi più freschi ed identitari.
Una partita che si giocherà sul fronte della gestione dell’acqua, che sarà sempre meno disponibile, e l’utilizzo di vitigni più resilienti attinti dal grande patrimonio ampelografico italiano o dalla ricerca ricordando il ruolo strategico dei portainnesti.
Una premessa funzionale all’approfondimento sui vitigni originali italiani ripercorrendone la loro storia e la loro identità a partire dai loro nomi richiamando la sua articolata presentazione sul libro. “I risultati della genetica applicata allo studio dei rapporti di parentela tra i vitigni, è analoga a quella che cerchiamo di soddisfare con gli alberi genealogici delle famiglie nobili nella ricerca delle loro radici.
Questa narrazione che utilizza i riscontri della genetica definita la “mistica del DNA”, racconta molto di più della grande diversità biologica dei vitigni ed evidenzia la necessità di un approccio culturale molto più vasto per comprenderli.
Nei nomi dei vitigni, il segreto della loro origine
Le sorprese non sono mancate, vicino a genitori insospettabili ed a padri non facili da individuare, quella che appare sempre più evidente è una rete di parentele molto articolata dove alcuni vitigni, pochi, non più di dieci, rappresentano i capostipiti attorno ai quali si è formata la gran parte dei vitigni europei.
Da un punto di vista semantico la formazione dei nomi dei vitigni è un fenomeno abbastanza recente ed anche se ha avuto negli scritti dei georgici prima greci e poi latini, Plinio in particolare, la base dei criteri della formazione del materiale lessicale, si è sviluppata solo successivamente soprattutto a partire dal XII-XIII secolo, da numerosi settori della vita quotidiana e dall’ambiente agricolo dove si praticava la coltivazione della vite.
Si possono individuare alcuni criteri ispiratori utilizzati nella denominazione dei vitigni come il colore dell’uva, le sue caratteristiche sensoriali, il luogo di origine e le sue caratteristiche sensoriali.
La diversità biologica della vite coltivata, continua Scienza, è il risultato di migliaia di anni di selezione, determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio: una volta distrutto, questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre.
Le conseguenze più gravi della perdita di biodiversità viticola, conclude Scienza, potrebbero manifestarsi in futuro con il cambiamento climatico in atto e con un progressivo riscaldamento della Terra, accompagnato dalla riduzione delle risorse idriche.
Nei nomi dei vitigni, il segreto della loro origine
Infatti, i genotipi in erosione potrebbero rivelarsi utili per tutto il continente europeo, in quanto solo le regioni mediterranee possono vantare un assortimento varietale atto a tollerare condizioni climatiche così estreme.
Questi vitigni posseggono infatti tratti di DNA con i geni necessari nei programmi di miglioramento genetico per conferire tolleranza alle alte temperature durante la maturazione, con le quali le viticolture di molte zone europee dovranno fare i conti nei prossimi anni”.
Una riflessione condivisa anche da Angelo Radica che ha suggerito come tanta biodiversità viticola potrà, in molti casi, diventare anche nuova capacità produttiva.
Tutta questa straordinaria varietà che fa dell’Italia, il paese con il maggior numero di vitigni conosciuti al mondo, è un veicolo di promozione e valorizzazione dei territori del vino, obiettivo che l’Associazione Nazionale Città del Vino porta avanti fin dalla sua nascita.
Oggi, proprio in virtù del lavoro di G.R.A.S.P.O., anche i Comuni possono avere uno strumento in più per sviluppare progetti di marketing territoriale che hanno nella storia della vite e del vino i maggiori motivi di interesse; una storia fatta di persone e di racconti.
Il viaggio continua…
Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi
Foto di Gianmarco Guarise
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