Prosegue il grande inizio anno della degustazione romana e, dopo quella della scorsa settimana è stato un altro grande appuntamento ad animare l’ultimo we trascorso. Anche questo è ormai un classico per tutti gli appassionati romani, che aspettano con trepidazione Nebbiolo nel cuore per esplorare la grandezza di uno dei vitigni più amati dagli appassionati di tutto il mondo.
La manifestazione organizzata come sempre dall’Agenzia Riserva Grande di Marco Cum è stata il solito successo, bastava recarsi nelle sale del Radisson Blu Hotel di Roma per rendersene conto. Non solo pubblico locale, ma tante le presenze venute da fuori e gli stranieri.
Turisti enoappassionati che in visita a Roma non si sono fatti scappare l’occasione, per loro forse unica, di poter spaziare tra le innumerevoli referenze di vini a base Nebbiolo. La possibilità di poter assaggiare e confrontare tra loro così tanti campioni di denominazioni tra le più prestigiose del mondo.
Per gli ospiti Italiani invece la grande possibilità di incontrare molte Aziende, che per motivi di export o di distribuzione nazionale è difficile incontrare nelle enoteche romane. Per tutti comunque grazie alla testimonianza dei produttori presenti, la possibilità di stabilire un contatto con queste realtà che dietro al prestigio di Barolo, Barbaresco, ecc. rivelano un mondo fatto ancora oggi per lo più di Aziende a conduzione familiare o poco più.
Una filosofia che rifuggendo l’idea della produzione massimale, si dedica a far risaltare nel vino le caratteristiche di un territorio straordinario dal punto di vista pedoclimatico. Contenuti che anche i seminari di approfondimento proposti nella due giorni hanno contribuito ad evidenziare. Tra i banchi d’assaggio grandi realtà note a tutti gli appassionati, insieme a realtà meno note al grande pubblico ma in grado di stupire con vini straordinari.
Una reazione percepibile sostando davanti ad alcune postazioni come quella di Bric Cenciurio produttore di Barolo, dove gli occhi degli appassionati incrociandosi dopo l’assaggio della Riserva Coste di Rose sapevano descrivere in maniera muta la grandezza del vino, meglio che con una sfilza di marcatori molte volte fini a se stessi.
Analoga sensazione quella registrata davanti alla postazione di Aurelio Settimo o per i meravigliosi vini de Le Strie, che insieme a quelli di Balgera hanno dato grande prova della viticultura valtellinese, ampiamente rappresentata in sala nelle sue amatissime denominazioni.
Un vitigno il Nebbiolo che non finisce mai di stupire e che un appuntamento come Nebbiolo nel Cuore da la possibilità di esplorare nelle sue declinazioni meno conosciute. Come la versione spumante prodotta tra gli altri ottimamente dall’Azienda 460 Casina Bric, che li affianca al resto della sua gamma.
L’altissimo livello delle referenze presenti in sala non ha lasciato adito ad ingiuste classifiche. Rimane più cha altro l’augurio di incontrare ancora in futuro alcuni vini, come i Coste della Sesia di Centovigne di Castellengo, il Bramaterra de La Psigula, il Ghemme di Mazzoni e i Lessona di Tenute Sella, insieme ai vini di La Perla e Monchiero.
I Barolo e gli altri vini di Bel Colle, Ettore Germano, Cà Brusà, Palladino, Raineri, Riverdito e Podere Colla, per non parlare dei Barolo Perno e Villero di Mascarello Giuseppe. Gli straordinari Barbaresco di Grasso, presente in sala con l’immutata passione che attraversa i suoi vini e la sua vita e, che insieme a quelli di Dante Rivetti mostrano ampiamente la grandezza della denominazione. Un percorso straordinario che per rendere pienamente giustizia a tutti i vini ha giustificato ampiamente l’ingresso anche alla seconda giornata di degustazione.
Bruno Fulco
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