A seconda di come uno vede il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sui dati dell’Istat in merito all’export vinicolo italiano del 2018 i titoloni mediatici si sbizzarriscono a piacere del lettore.
Cosa fa meglio alla salute psicologica degli italiani, sapere che nel 2018 le esportazioni di vino italiano superano i 6,2 miliardi di euro, con una crescita in “valore” del +3,3% rispetto all’anno precedente, o che in termini di “quantità” si registra un calo del -8,1% del totale export vinicolo?
Ci sono diversi punti di vista, che giustamente dipendono dagli osservatori, ma obiettivamente questi dati indicano che c’è stato un aumento di prezzo, tradotto in un aumento nella remunerazione del vino italiano per i produttori.
A causa della scarsa vendemmia del 2017, è la giustificazione, e per questo la domanda si sarebbe fermata sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri.
Interpretando i dati ISTAT, alcuni osservatori attestati leggono che le esportazioni dei vini fermi in bottiglia sono calate del 5% in volume (9,7 milioni di hl) e a valore sono restate stabili, confermando i 3,8 miliardi di euro del 2017, con una progressione del 5% sui prezzi medi al litro (3,81 €/l). E che, in termini di “valore”, il 61% dell’export vinicolo italiano è destinato in Europa (con +3,2%), il 31% in America (con +3,3%), il 7% in Asia (con +2,4%).
Le esportazioni segnano positivo in tutti i principali mercati di destinazione: dal +4% di USA e Germania, fino al +10,1% della Francia e il +7,5% della Svezia, contro una flessione per Giappone (-0,6%) e Danimarca (-5,9%), e pure Cina e Russia (-2,4%). Mentre trend importanti si riscontrano in Polonia (+23,3%), Australia (+18,5%), Corea del Sud (+14,6%).
Negli spumanti, a fronte di un tot calo di ettolitri si riscontra oltre il doppio di vantaggio in euro.
È tutto chiaro?
Beh, per noi, resta chiara solo una cosa: i vignaioli Made in Italy o chi per loro, nel mercato export non riescono a fare a meno di alzare i prezzi delle bottiglie in vendita. Meno volume più valore.
Anche noi abbiamo il nostro punto di vista, ci sembra che nella catena dell’export vinicolo qualcuno ci specula.
Maura Sacher
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