Tribuna

Maso Martis festeggia le 30 vendemmie di Matteo Ferrari

Maso Martis festeggia le 30 vendemmie di Matteo Ferrari È lo «chef de cave» della casa spumantistica trentina: iniziò l'avventura nel 1994

Maso Martis festeggia le 30 vendemmie di Matteo Ferrari

È lo «chef de cave» della casa spumantistica trentina: iniziò l’avventura nel 1994 con due coetanei: Antonio e Roberta Stelzer che oggi hanno ceduto il timone alle figlie Alessandra e Maddalena.

Roberta e Antonio Stelzer con le figlie Maddalena e Alessandra

Nomen omen. Il destino di una persona è proprio nel nome sentenziavano gli antichi Romani.

Vi dice qualcosa Giulio Ferrari, il padre della spumantistica trentina che agli inizi del Novecento ha fatto conoscere in Italia e nel mondo il mito delle bollicine made in Italy?

Bene, c’è un altro Ferrari di cui oggi vogliamo parlare: Matteo Ferrari, “chef de cave” della maison spumantistica trentina Maso Martis, che quest’anno festeggia la sua trentesima vendemmia. Ripercorriamone la storia.

Classe 1974, data di nascita il 16 settembre, il mese delle vendemmie e della Vergine per lo Zodiaco (la costellazione che i Greci associavano a Demetra, la dea protettrice della Terra e della fertilità), Matteo Ferrari, neodiplomato enologo all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, persona metodica, concreta, razionale, meticolosa, perfezionista e affidabile sul lavoro come lo sono i nati sotto questo segno, a 20 anni varca la soglia di Maso Martis grazie all’incontro con due coetanei, i patron dell’azienda trentina: Antonio e Roberta Stelzer, all’epoca ancora fidanzati.

Matteo Ferrari, lo chef de cave della casa spumantistica trentina Maso Martis

I tre moschettieri, giovanissimi, animati dalla stessa passione per il vino, danno il via ad una delle “maison” spumantistiche più rinomate d’Italia, partendo non da un garage – come nelle migliori storie delle start-up tecnologiche –

ma da un maso, da una cantina e da 12 ettari di vigneti di proprietà condotti a regime biologico in quel di Martignano, ai piedi del Monte Calisio, sulle colline a Nord di Trento.

Un piccolo paradiso enoico, una balconata sulla Val d’Adige, a 450 metri di altitudine, splendidamente esposto a Sud-Ovest e accarezzato dalla brezza del Lago di Garda.

A Martignano Matteo Ferrari trova la sua vocazione e da lì non se n’è più andato contribuendo al successo delle bollicine Trentodoc di Maso Martis che, dalle poche migliaia di bottiglie iniziali, oggi vanta una produzione annua di 120 mila bottiglie. Un successo certificato anche dai prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti nel corso de gli anni.

Nel 1994 l’incontro con Antonio e Roberta, galeotta una festa scolastica

Alessandra e Maddalena Stelzer, le reginette di Maso Martis (Martignano)

Legato alla scuola è il primo incontro con gli allora fidanzati e poi giovani sposini Antonio Stelzer e Roberta Giuriali, giovanissimi titolari di Maso Martis. Galeotta fu una festa scolastica, la Enomarcia dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige: tre giorni di degustazioni, cibo e musica.

Matteo è un diplomando e gli viene assegnato l’incarico di contattare le cantine del territorio della collina di Trento a caccia di qualche bottiglia omaggio: è così che incontra Antonio e Roberta che, a loro volta, all’avvio dell’attività, erano alla ricerca di una risorsa che potesse dare una mano in cantina.

I contatti tra Matteo e Antonio continuano anche nell’anno successivo in occasione di vari eventi: Vinitaly, Cantine Aperte, rassegne enogastronomiche. Hanno modo di conoscersi meglio, assaggiano insieme i vini di Maso Martis e, come in ogni storia a lieto fine, ecco che la conoscenza si trasforma in un’opportunità di lavoro e poi in una grandissima amicizia che dura da allora.

Il passaggio da un’agricoltura convenzionale alla pratica biologica

«All’inizio non è stato facile – confessa Matteo Ferrari – è stata tutta una scoperta, una novità.

C’era molto da lavorare e, fortunatamente, ci sono state persone che mi hanno aiutato e consigliato perché appena diplomato non avevo l’esperienza necessaria.

Sono stati anni di studio, di ricerca, di prove e di sperimentazioni. Dal 1995 fino al 2000 il mercato dello spumante in Trentino non era così facile, il consumo era ancora legato molto alla stagionalità. 

Poi la svolta con il passaggio da un’agricoltura convenzionale ad una pratica totalmente biologica. Un processo che ci ha visto  impegnati nel rigoroso rispetto di Madre Natura con l’obiettivo di proporre al mercato un prodotto identitario che ben rappresentasse il nostro territorio e  le nostre uve di montagna”.

Obiettivo raggiunto grazie anche al un confronto costruttivo con la proprietà, con gli agronomi Daniele Tomasi e Daniel Fedrizzi e con l’intero team.

I gioielli di Maso Martis e l’ingresso della “new generation”

I festeggiamenti in occasione delle 30 vendemmie dell’enologo Matteo Ferrari

Tra i gioielli di Maso Martis ricordiamo i Trentodoc Madame Martis, linea premium grazie alla quale la maison trentina ha avuto la consacrazione a livello nazionale e internazionale, mietendo premi e consensi di critica, il Dosaggio Zero Riserva, l’Extra Brut Rosè e Monsieur Martis.

Bollicine di alto lignaggio in attesa delle novità – si parla di lunghi invecchiamenti – previste con l’ingresso in azienda delle figlie di Antonio e Roberta, le giovani Donne del Vino Alessandra e Maddalena che hanno un posto speciale nel cuore di Matteo Ferrari: «Tra i momenti più belli vissuti in azienda – ha confessato – c’è sicuramente quello poter osservare Alessandra e Maddalena diventare parte attiva della cantina. Le ho viste nascere, poi crescere e io sono cresciuto con loro.

Vedere la nuova generazione di Maso Martis così appassionata come lo eravamo noi 30 anni fa è per me un’altra grandissima soddisfazione”.

In alto i calici. Prosit. (GIUSEPPE CASAGRANDE)


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