È il “maggiordomo rurale” la nuova categoria di lavoratori che si affaccia sul mercato e nasce nell’Oltrepo pavese.
Nel marasma delle cooperative, imprese con lo scopo di fornire servizi, che si spartiscono le più svariate prestazioni prevalentemente a finalità sociale, e soprattutto fioriscono per lucrare nel settore immigrazione, l’ultima è un’iniziativa tanto originale quanto generosa.
La Coop “La Sveglia” di Varzi, Comune in provincia di Pavia, con finalità statutaria l’assistenza sociale non residenziale per anziani e disabili, ha allargato la sua attività con un nuovo progetto: il “maggiordomo rurale” per offrire una specie di factotum alle famiglie dei diciannove Comuni delle Valli Staffora e Versa, che ancora vivono nei borghi tra le colline ricche di vigneti incuneate nell’incipiente Appennino.
«I territori montani – spiegano le coordinatrici del progetto, Valeria Colombi e Chiara Caglioni – si spopolano per vari motivi. Uno di questi è sicuramente la difficoltà per la popolazione di raggiungere una serie di servizi basilari ma anche essenziali: un ufficio postale, una scuola, una banca, un supermercato. Questo problema naturalmente si acuisce nel caso di persone anziane, malate o portatrici di handicap: ma hanno problemi anche le famiglie con figli piccoli e i genitori che lavorano lontano da casa».
«Andiamo a fare la spesa al supermercato e gliela portiamo a casa. Gli compriamo il giornale. Ci occupiamo degli esami all’Asl, impegnative ospedaliere, raccomandate, bollette. Ritiriamo le medicine. Andiamo a prendere i bambini a scuola quando le mamme sono malate o hanno un contrattempo». Incombenze da perfetto “maggiordomo”, a disposizione non di un singolo ma di una comunità, un maggiordomo condiviso.
Il progetto della Coop di Varzi rientra tra le iniziative della Fondazione Oltrepo Biodiverso in accordo con la Fondazione Cariplo e i Comuni delle vallate per evitare lo spopolamento delle aree rurali, incentivando la permanenza in loco delle famiglie e dei giovani.
I costi per i servizi sono limitati, da 3 a 5 euro, ma quello che conta è che il prestatore d’opera, il “maggiordomo”, è in regola con i contributi, anche se il compenso è il solito elargito dalle cooperative, ossia circa 10 euro lordi.
Tuttavia, sembra che, al di là della retribuzione, alle persone che si prestano come factotum, scorrazzando con un pulmino tra le valli, il rapporto umano, le relazioni di fiducia e amicizia che si instaurano con le persone, siano maggiormente appaganti.
Maura Sacher
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