L’inflazione rallenta leggermente, non basta per agricoltura
L’inflazione rallenta facendo registrare un 6 % in Aprile rispetto al 6,5 % del mese di Marzo.
Gli effetti dei bonus varati dal governo hanno prodotto un calo inflattivo che però non è sufficiente.
La componente energetica fa rilevare una crescita su base annua del 64,3 %.
I costi di produzione per serre, vigneti, stalle, oliveti, agriturismi e frutticoltura sono ancora troppo alti in un momento fondamentale del calendario agricolo.
I prezzi dei prodotti alimentari accelerano del 6,1 % rispetto ad Aprile 2021 e del 5 % per i prodotti lavorati.
A ciò non corrisponde affatto un aumento dei prezzi pagati ai produttori, ai contadini e ai viticoltori.
Gli aumenti costanti di acqua, elettricità e materiali quali vetro e carta non sono purtroppo compensati dalla riduzione delle accise sui carburanti e sul gasolio agricolo.
Il gasolio per auto trazione è calato dell’11,5 % e la benzina del 13 %.
Ciò non è sufficiente per far rifiatare l’intera filiera in una nazione nella quale oltre l’80 % dei trasporti commerciali viene effettuato su gomma.
Addirittura nel settore dei prodotti alimentari freschi questa percentuale del trasporto supera il 90 %.
Il problema del non giusto riconoscimento di prezzi pagati ai produttori è assai evidente ad esempio nel settore del pomodoro da industria.
Attualmente in Puglia, che è leader nazionale delle regioni italiane per la produzione di questa solanacea, i trasformatori offrono circa il 10 % in meno rispetto alle richieste degli agricoltori.
Coltivare un ettaro a pomodoro costa circa 14665 Euro e se per il prodotto ottenuto il prezzo non è remunerativo conviene desistere.
Per questo molte aziende hanno rinunciato a nuove piantumazioni e il rischio che vada persa la produzione e il patrimonio agricolo è grande.
Altro problema in una fase cruciale della stagione è la oramai cronica mancanza di personale.
È cominciata la raccolta delle ciliegie a Vignola e arrivando fino al Sud Italia scarseggiano i lavoratori.
Nonostante le offerte di contratti regolari la mancanza di manodopera specializzata e di quella generica si fa sentire pesantemente.
Ci sono prodotti che vanno raccolti a mano e solo in periodi determinati. I lavoratori agricoli sono impiegati per il 53 % al Centro e Sud Italia e la presenza femminile è del 35 %.
Mancano camerieri e cuochi negli agriturismi, nei ristoranti e negli hotel proprio adesso che gli stranieri sono tornati e le persone hanno voglia di concedersi vacanze dopo il brutto periodo della pandemia.
La guerra in corso ha bloccato i flussi di lavoratori che affluiscono in Italia soprattutto dai paesi dell’Est Europa.
Moldavia, Polonia, Russia e Ucraina da anni vedevano trasferirsi decine di migliaia di persone nei nostri campi, nelle serre, negli oliveti, nelle vigne, nei frutteti, nei campi di ortaggi e pomodori.
È un problema davvero grande e c’è il rischio quest’anno più che gli scorsi anni che i raccolti vadano perduti e le vendemmie vengano effettuate in parte.
E si affaccia prepotentemente la siccità.
Umberto Faedi
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