Tra gli innumerevoli funzioni del vino c’è anche quello di baluardo resistente all’onda di social e streaming che tutto travolgono e cancellano, in nome di una modernità senza futuro e fagocitata da se stessa. Nell’enomondo invece, possiamo ancora rintracciare il filo che ci tiene ancorati alle nostre radici senza correre il rischio di essere spazzati via.
Di Fattoria Varramista a Montopoli in Val d’Arno (PI) tra le province di Pisa, Empoli, Lucca e Livorno si registrano notizie già dal 1406. Un percorso che deve le proprie origini come dono della Repubblica Gigliata di Firenze a Gino Capponi, protagonista vincente nella battaglia contro Pisa. Un fondo di 1200 ettari che nei secoli, attraversando ostacoli e tempi di gloria è giunto fino a noi nei 400 ettari odierni.
Su questo si insedia la Villa progettata da Bartolomeo Ammannati, Architetto e scultore che alla corte dei Medici ha firmato diversi capolavori del patrimonio artistico Fiorentino. Nell’800 vi risiede Gino Capponi, storico, politico, legislatore e intellettuale, che lì ospitò personalità influenti del tempo di spessore come Alessandro Manzoni.
Intorno alla metà del ‘900 Varramista vive uno dei suoi periodi di massimo splendore divenendo la residenza di campagna delle famiglie Piaggio e Agnelli, in cui si affacciano le grandi personalità contemporanee del jet set degli ianni ’50, in avvenimenti mondani di grande importanza come le nozze tra Antonella Bechi Piaggio e Umberto Agnelli.
In seguito poi Giovanni Alberto Agnelli affettuosamente noto come “Giovannino”, negli anni ’90 sceglierà Varramista come sua residenza personale, che farà anche da splendida cornice alle sue nozze. L’impronta vitivinicola di quello che è oggi Fattoria Varramista si deve a lui, e alla sua decisione di riconvertire i vigneti prediligendo il Sirah come vitigno principale a cui affidare l’eccellenza dei vini.
Una grande intuizione ai tempi in cui toscana poteva essere solo ed inequivocabilmente Sangiovese, anch’esso coltivato in Azienda. A sostenerlo nel lavoro l’enologo Federico Staderini, proveniente allora dall’esperienza di Bolgheri con i Frescobaldi di Ornellaia, e che ancora oggi si occupa di assicurare lo standard qualitativo di Fattoria Varramista.
Per volontà delle famiglie Piaggio ed Agnelli si è sempre puntato su un target molto selezionato di estimatori, eludendo i grandi canali di comunicazione ed operando una produzione contenuta ma curata al massimo in ogni suo aspetto. Dalle scelte agronomiche in vigna a quelle di cantina attraverso l’attento uso dei legni, tutto è volto ad accompagnare le uve nell’espressione identitaria del territorio, in cui concorrono anche le ottime condizioni climatiche del luogo e la composizione dei terreni di medio impasto.
L’enologa Francesca Frediani fa il suo ingresso in Azienda nel 2001, pian piano il suo coinvolgimento con Varramista aumenta fino a diventare totalizzante e investendo ogni aspetto, dalla cantina alle dinamiche commerciali. Incontrata al Life of Wine di Roma, Francesca con la generosità che la contraddistingue ci ha concesso il piacere di scambiare qualche impressione con lei:
La storia moderna di Varramista parte dalla decisione di Giovanni Alberto Agnelli, “Giovannino” per gli amici, figura di grandi capacità imprenditoriali e umane, che qualche anno prima della sua prematura scomparsa ebbe l’illuminazione di rendere il Sirah vitigno principale della tenuta. Cosa ispirò questa intuizione vincente oltre alle esperienze fornite dall’enologo Federico Staderini con Ornellaia?
La profonda passione per i Syrah della Valle del Rodano.
Quando si parla con te non si può fare a meno di “sentire” con quale trasporto emozionale parli di Varramista eppure non è da un giorno che sei li. Cosa rappresenta oggi per te Varramista?
Un sogno che diventa realtà, risposta banale quasi e forse scontata, ma penso sempre che quella intuizione avuta da Giovanni tanti anni fa, oggi è realtà e così porto avanti questa idea, raccontando la sua lungimiranza, la sua intuizione e cercando di essere all’altezza di questo compito.
Cosa significa fare grandi vini da Syrah in un territorio dominato dalla cultura del Sangiovese?
Saper cogliere le potenzialità che questo territorio offre per la coltivazione del Syrah, varietà di cui siamo stati pionieri e oggi ambasciatori, insieme ad altre esperienze toscane di grande rilievo e pregio. Un syrah che si è adattato al territorio
Quale sono i punti cardine della filosofia intorno al quale ruota il lavoro in vigna?
Si cerca un equilibrio dinamico tra quelle che sono le caratteristiche di ogni singola annata in funzione delle specificità di ogni vigneto: inerbimenti e concimazioni organiche differenziati in base alle caratteristiche del suolo; periodi di potatura calibrati in base alle esposizioni delle particelle vitate; trattamenti fitosanitari ponderati per il minimo apporto di rame per ettaro.
Per volontà della famiglia Piaggio e Agnelli la comunicazione di Varramista è senza squilli di tromba ed effetti speciali. Qual è la vostra strategia di marketing per il vino e quale pubblico vi interessa raggiungere?
Il target negli anni è cambiato molto, ora siamo focalizzati su un target medio alto, ci rivolgiamo ad un pubblico più cosciente, grazie anche all’impegno di tanti wine lover che si sono appassionati a questo segmento di mercato. Degustazioni pensate per far conoscere al pubblico quello che sta dietro le quinte, per scendere nei particolari e soprattutto poter fare esperienze condivise che abbiamo visto essere molto positive. Comunicare con semplicità e concretezza.
Quali energie dedicate all’export e in che modo siete presenti nei principali mercati internazionali?
L’export ha grande rilievo a livello di fatturato e nei paesi dove siamo già presenti, vedi Svizzera e Stati Uniti, collaboriamo strettamente con i nostri importatori. Tramite contatti siamo arrivati in Polonia e grazie al lavoro del Consorzio Terre di Pisa abbiamo aperto la Norvegia e stiamo promuovendo il territorio in Danimarca e Svezia. Riassumendo: scegliamo i mercati sui quali focalizzarci (pochi per volta) e partecipiamo a masterclass e degustazioni nelle quali presentiamo i nostri vini, il territorio e la nostra storia.
Insieme al vino come si comunica nel complesso un patrimonio storico culturale Italiano come quello racchiuso nella realtà Varramista?
Aprendo la Villa del 1500 e raccontando ciò che è passato da qui in questi secoli, non è difficile, l’architettura e l’aria che si respira nel giardino storico ci aiutano, sembra di essere immersi in un’altra epoca. E’ facile immaginare che il Manzoni abbia scritto che sciacquava i panni in Arno quando era ospite della famiglia Capponi che ha preceduto i Piaggio.
In un’ipotetica altra vita in quale zona o in quale paese ti piacerebbe svolgere la tua professione e misurandoti con quali vitigni?
Pinot Nero in Cile
Quale pensi potrebbe essere un provvedimento politico – legislativo che potrebbe aiutare il comparto della viticoltura?
Dare la possibilità alle aziende di investire in formazione del personale da inserire per i lavori in vigna creando figure professionali specializzate.
Bruno Fulco
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