Le pesche che arrivano dalla Spagna hanno un aspetto bellissimo: sono grandi, rotonde, vellutate e stanno invadendo la Toscana. “Un’invasione di pesche” che è emergenza, secondo Confagricoltura Toscana che fa appello ai consumatori perché richiedano produzioni a Km zero.
Le pesche sono per la Toscana il secondo frutto più coltivato e l’andamento climatico ha messo a dura prova il settore. Dalla gelata del 28, 29 e 30 aprile, che ha ridotto notevolmente la produzione fino alla siccità che da maggio imperversa sulla regione, i pescheti toscani stanno regalando frutti piccoli anche se ottimi.
Se le gelate hanno colpito la regione a macchia di leopardo, azzerando in alcuni casi la produzione c ome quella della Valdichiana, la siccità ha portato frutti più piccoli ma dalle qualità organolettiche di alto livello. Ma come spiegare ai consumatori che la grandezza di un frutto non sempre è indice di maggior sapore e, soprattutto, qualità?
Antonio Tonioni, presidente della sezione ortofrutta di Confagricoltura Toscana crede che la situazione attualmente allarmante può risultare meno compreomessa se i consumatori comprendono che minore è il tempo tra la raccolta e l’acquisto, maggiore è la qualità del frutto che portiamo a casa.
“ Bisogna tener presente – aggiunge Tonioni – che a differenza delle pesche spagnole le pesche toscane possono essere colte quando sono mature, arrivare in tavola anche nel giro di 24 ore, e guadagnarne indubbiamente in sapore”.
La pesca è un frutto di stagione che parla di estate e come tutti i frutti mantiene il suo potenziale vitaminico per un tempo abbastanza breve dopo la raccolta. Quindi la scelta del km zero è la più coerente per chi vuole seguire non solo una dieta sana ma guarda anche all’incidenza di trasporto e distribuzione.
Ma come si riconosce una pesca “fresca” da una che ha fatto tanti km? Gli agricoltori rispondono decisi: dal profumo che, nel giro di tre giorni, perde tutta la sua intensità.
Roberta Capanni
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri