Il Soave sarà il vino servito in occasione della Giornata mondiale del Cibo, organizzata dall’ufficio FAO di Bruxelles, lunedì 16 ottobre 2023, al Museo di Scienze Naturali della capitale belga.
L’ufficio FAO di Bruxelles organizza una serie di eventi esterni e attività collaterali nell’ambito della “Word food week campain” per promuovere l’impegno della FAO nel sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al tema scelto per quest’anno: “L’Acqua è vita. L’acqua è cibo. Non lasciamo nessuno indietro”.
Il 22 maggio di quest’anno, a Roma, nel quartier generale della Fao, nel corso di una cerimonia ufficiale le Colline Vitate del Soave sono state inserite tra i siti GIAHS (Globally Importance Heritage System), Patrimonio Agricolo di importanza mondiale, istituito dalla Fao nel 2002.
Ottengono dalla FAO questo riconoscimento le zone produttive nel mondo che promuovono un’agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali, e che conservano uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali, comunità rurali associate.
Diventare siti GIAHS significa introdurre un radicale cambiamento di visione che pone l’uomo al centro del contesto agricolo, non più come soggetto che turba l’ecosistema esistente con una forma di agricoltura intensiva ma, al contrario, come artefice principale nel mantenimento della biodiversità e della conservazione del paesaggio.
Soave sito GIAHS
Il Soave è il primo e, attualmente unico, comprensorio vitivinicolo italiano ad essere stato insignito del riconoscimento GIAHS FAO.
Un riconoscimento che sancisce l’impegno nel mantenere saldi i valori fondanti dell’identità del Soave, primi fra tutti la tradizione, lo sviluppo rurale, la tutela del paesaggio e la sostenibilità dei sistemi agricoli.
Quattro sono i pilastri che hanno portato il Soave all’ottenimento del riconoscimento Giahs: l’esistenza di un sistema caratterizzato da muretti a secco e di girappoggio lungo le colline (già riconosciuti tra l’altro dall’Unesco come patrimonio immateriale); la diffusione della Pergola Veronese quale tipica forma di allevamento dell’uva Garganega; la presenza di Cooperative storiche con 3.000 viticoltori; la tecnica dell’appassimento per la produzione del Recioto di Soave, prima Docg del Veneto nel 1998.
«Si tratta di un riconoscimento che ci rende pieni di orgoglio – ha sottolineato Sandro Gini, presidente del Consorzio di Tutela del Soave – ma anche fortemente consapevoli della responsabilità che, come viticoltori, abbiamo. Siamo chiamati a vivere un tempo di grande cambiamento dove l’agricoltura non assurge più soltanto ad una funzione alimentare, per quanto nobile e vitale».
In tal senso proseguirà il lavoro del Consorzio di Tutela per favorire una crescente consapevolezza tra la base produttiva su più direzioni: da un lato favorire la diffusione della Pergola Veronese quale forma di allevamento identitaria, rispetto ad altri sistemi, dall’altro limitare l’introduzione di elementi e di materiali avulsi dal contesto storico tradizionale del Soave e proseguire il lavoro per il mantenimento della biodiversità.
E inoltre divulgare linee guida che permettano di ridurre il rischio di erosione, anche con l’impiego di nuove tecnologie; proseguire col Sistema di difesa avanzata del Soave, grazie ad incontri tecnici settimanali per la gestione quotidiana del vigneto; attivare tavoli di lavoro relativi alla questione della gestione delle risorse idriche.
Negli obiettivi anche promuovere un approccio rispettoso della propria identità paesaggistica, delle specificità e delle caratteristiche morfologiche e nel contempo favorire lo sviluppo di un turismo esperienziale fortemente connesso alla stagionalità, al vino e ai prodotti locali.
«Essere stati invitati con i nostri vini in questa prestigiosa sede – evidenzia Sandro Gini – attesta la naturale prosecuzione dell’impegno del Soave nei confronti del riconoscimento GIAHS. È necessario continuare questa importante attività di sensibilizzazione e di sana cultura nei confronti dell’ambiente e dell’agricoltura: l’agricoltura infatti, attraverso coloro che vi operano, è mezzo e strumento per mantenere e conservare l’ambiente al cui interno sono calate le nostre stesse vite».
Maura Sacher
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