La parola ai produttori

Le Cantine di Figaro, la Felicità e il benessere espresse attraverso il vino

Un’avventura di grande entusiasmo perfettamente integrata nel suo habitat, che esalta le risorse ambientali e la viticoltura Marchigiana

Anche quest’anno continua l’esplorazione del panorama vitivinicolo italiano, attraverso le testimonianze di piccole e grandi produzioni che compongono questo ricco e variegato mosaico. Inaugura un nuovo ciclo di interviste con i produttori una delle Aziende più interessanti incontrate negli ultimi mesi. Le Cantine di Figaro, realtà nata nel 2009 partendo dal grande bagaglio della tradizione, ma con la voglia di sperimentare e comunicare la propria visione della vite e del vino.

Nessun subentro in una vecchia Azienda o acquisizione di vigne, ma un approccio coraggioso ed entusiasta attraverso l’acquisto di un casale diroccato su un terreno che non aveva mai incontrato la vite. Un modo autentico per scrivere la propria storia, a partire da zero e senza nessun tipo di condizionamento.

Sette ettari di vigna piantati sul territorio collinare di Ripatransone, un bellissimo borgo dell’entroterra Marchigiano non distante dal litorale adriatico, che può fregiarsi della bandiera arancione marchio di qualità turistico ambientale, ottenuto grazie alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla tutela delle risorse naturali del territorio.

Un habitat ritenuto ideale da  Sabrina Caserotti e Antonio Vicari, che qui hanno deciso di vivere la loro esperienza di viticoltori.  La sostenibilità come punto cardine intorno al quale sviluppare la loro attività, a partire già dalla cantina a basso impatto ambientale, che si integra perfettamente con il contesto paesaggistico grazie al suo profilo che emerge dal sottosuolo.

Il biologico “vero” come linea guida nella conduzione del vigneto, che insieme alla fertilità del territorio, al clima mite, e alla vicinanza del mare, sono gli elementi che danno l’anima e il carattere ai loro vini. Sapidità e freschezza sono il filo conduttore dei loro vini che risultano sempre dinamici e di grande bevibilità.

La nuova linea Happiness si ispira alla formula della serotonina C₁₀H₁₂N₂O, altresì detta “l’ormone della felicità”. Un invito e una spinta a perseguire costantemente la felicità indipendentemente da quale sia la propria fase attuale, nella speranza che il vino può essere un ottimo compagno per questo viaggio.

I protagonisti di questa linea sono Montepulciano, Sangiovese e una piccola parte di Merlot per i due Rossi, mentre nei due bianchi Passerina e Pecorino sono impiegati in purezza. Completano la gamma  Tabatha 121212  Limited Edition, un Sirah dedicato a loro figlia nata appunto il 12 dicembre 2012 e quel giorno stesso accompagnata tra i filari della vigna a lei omonima.

Chiude la gamma Kesite rosè da uve Montepulciano, che nella lingua amarica descrive un arcobaleno di profumi floreali.  Grazie alla cortesia dei proprietari abbiamo avuto il piacere di approfondire qualche aspetto su Le Cantine di Figaro:

Una storia relativamente giovane che inizia solamente nel 200G. Avevate già esperienze nel mondo del vino oppure è un mondo totalmente nuovo per voi? E cosa vi ha motivato a fare questa scelta?

La nostra storia non inizia tradizionalmente, con una fiaba in cui le generazioni continuarono devotamente la tradizione. Siamo partiti da dove ci ha trovato il nostro sogno, convinti di poter realizzare il finale perfetto, che troverete nel vostro bicchiere.

Da dove viene il nome le cantine di Figaro?

“Figaro” era il soprannome del socio fondatore della cantina che ci ha lasciati nel 2017.

Nonostante i pochi anni di vita Aziendale i vini sono di grande livello qualitativo. Quale esempio vi ha guidato? Ci sono Aziende o vignaioli o personaggi del mondo del vino a cui vi siete ispirati?

Imparare dalla natura è alla base della nostra filosofia produttiva, ci ha ispirato fin dall’inizio, ci ha offerto e ci offre quotidianamente spunti preziosi per realizzare vini la cui qualità nasce solo da una coltivazione capace di rispettare la terra, il lavoro dell’uomo e la maturazione naturale di ogni frutto.

Su quali linee guida si sviluppa il vostro progetto e qual è il vostro modello agricolo di riferimento?

In fase progettuale la nostra cantina non è stata vista come semplice “contenitore” atto solo ad ospitare le varie fasi di produzione, ma piuttosto come elemento che contribuisce alla buona riuscita del prodotto. Per questo è stata costruita completamente interrata.

I vigneti occupano sette ettari. Per ognuno di loro abbiamo scelto i migliori appezzamenti di terreno, rispettando la biodiversità e i bisogni delle piante. I nostri vigneti sono abbastanza isolati, e questo ci aiuta a preservare il lavoro di coltura biologica che pratichiamo.

Produciamo prevalentemente vini in purezza, la scelta di questo tipo di vinificazione deriva dalla volontà di esaltare le caratteristiche particolari del terroir, che comprende le varie ed

uniche combinazioni di geografia, clima, suolo e viticoltura. Per ottenere questo risultato non si può che scegliere un tipo di agricoltura che rispecchi la sua assenza di impurità. Parliamo, quindi, di agricoltura biologica.

Ad oggi le certificazioni bio, biodinamico ecc. sono più un valore aggiunto o una leva di marketing?

La fase di Transizione che stiamo vivendo, a causa degli effetti della Pandemia riflette cambiamenti e delinea chiaramente la necessità di riportare la natura nella nostra vita. È un valore aggiunto tutto ciò che viene realizzato nel pieno rispetto delle dinamiche che la natura stessa utilizza e ci prospetta; rispettare la natura modificandola il meno possibile è di per se una potente leva marketing.

Da dove viene l’idea della nuova linea Happiness ispirata alla formula della serotonina e qual è il suo massaggio?

Eravamo fermi perché la pandemia ci ha fermati, ma non siamo rimasti immobili, bensì abbiamo studiato le nuove etichette che sarebbero entrate in scena quando finalmente si prospettava la ripartenza. Volevamo lanciare un messaggio empatico per regalare positività di fronte a quanto accaduto. E così: “non importa la tua fase della vita, siamo tutti alla ricerca della felicità e fortunatamente il vino può accompagnare il viaggio”. E così abbiamo imbottigliato la formula della felicità.

Riferito ad un vino, cosa significa oggi valorizzare al massimo l’identità del territorio?

“Le Cantine di Figaro” nascono in un magnifico contesto ambientale e paesaggistico, sui colli Piceni, sotto il borgo medioevale di Ripatransone (Ap). Dicono che il luogo sia ciò che determina maggiormente il vino. Abbiamo adottato conoscenze, tecniche e competenze per comprendere meglio cosa rende la nostra regione unica, autentica e metterlo in bottiglia.

Per molti parlare di vino delle Marche significa parlare di Verdicchio; eppure, ci sono tantissimi vitigni che esprimono buonissimi vini ed i vostri ne sono esempio lampante. Quali iniziative, secondo te, sarebbero utili per valorizzarli?

Vi sono già diverse iniziative orientate alla comunicazione di tutte le tipologie di vini marchigiani. Oggi viviamo in un contesto in cui le strategie comunicative si muovono ad alta velocità. Che dire? Come in ogni contesto, l’unione fa la forza.

Avete nuovi progetti in cantiere?

Tanti e segreti

Tra quelli che coltivi qual è il vitigno che ti dà più soddisfazioni e perché?

Tutti quanti ci danno la stessa soddisfazione perché ognuno di loro è stato impiantato e curato con estrema passione.

Da appassionati, quale sono i vini che preferite a parte i vostri? E qual è la zona/territorio/paese dove ti entusiasmerebbe fare vino?

Vini della borgogna: una regione che sembra fatta apposta per il vino, un luogo dove ogni collina, ogni filare di vite raccontano una storia unica. Parliamo della culla di alcuni dei vini più pregiati al mondo, dove piccoli produttori lavorano con passione e rispetto e noi saremmo entusiasti di produrre in questa terra. Il vino preferito oltre i nostri? Chablis, eleganza e purezza.

Bruno Fulco

 

 

 

 

 

 


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