Firenze è sempre stata il fulcro di movimenti innovatori nell’arte, nei commerci e, purtroppo, anche nelle battaglie. Una città vivacissima, a cui facevano capo le nuove istanze culturali, che attirava artisti, pensatori, dando vita ad uno scambio di idee ed energie che l’hanno resa magnifica.
Finiti i fasti del rinascimento e superate le passioni Risorgimentali, Firenze rimaneva un “filtro” che, dopo gli orrori della Grande Guerra, attirò a sé grandi scrittori e artisti del ‘900.
In questa Firenze frizzante vide la luce la nuova corrente dei macchiaioli che si ritrovavano allo Storico Caffè Giubbe Rosse e dove discutevano con vigore… certe volte oltrepassando il limite.
La piazza su cui si affacciava lo storico Caffè era quella rinnovata strappata alle sovrapposizioni popolari della storia. Distrutto il vecchio mercato medievale, il discutibile stile di casa Savoia aveva dato vita ad una piazza spaziosa dove, come unica superstite, rimaneva la colonna al centro dell’antico castrum romano.
Per ritrovare la Firenze più vera bisognava inoltrasi nella strade adiacenti Palazzo Vecchio, strade strette dove ancora le alte torri medievali giocavano a nascondino con il sole.
Ai tavoli dell’Antico Fattore, in via Lambertesca, proprio all’angolo con il luogo dove esplose nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 la bomba che distrusse una famiglia e una parte di cuore della città di Firenze, si ritrovavano gli artisti.
Quale miglior posto per uno scambio culturale accorato se non davanti ad una bella bistecca alla fiorentina, una ribollita e ad un fisco di vino?
All’Antico Fattore in quei primi anni del 1900 era un via vai di personaggi: Eugenio Montale, Ottone Rosai, Primo Conti, Carlo Bo solo per citarne alcuni. Un fermento di menti, pensieri in libertà, che il mercoledì si arricchiva ancora con altre importanti presenze, De Chirico, Carrà…
Le idee circolavano, c’era chi tratteggiava un ritratto, chi fermava il momento con due versi, chi dipingeva sulle pareti… Fu sui tavoli di questa trattoria a due passi da Palazzo Vecchio che nacque il Premio Antico Fattore. L’idea fu di Libero Andreotti, un premio di poesia che prese avvio nel 1931, che portò nelle tasche del primo vincitore, Montale, 1000 lire.
Il secondo anno, nel 1932, fu Salvatore Quasimodo con Odore di Eucalytus” ad aggiudicarsi il premio. Ma il buio che nuovamente stava per abbattersi su quella ancora giovane Italia distrusse quel momento magico. La Seconda Guerra Mondiale spazzò le opere che nei locali dell’antico fattore avevano lasciato i suoi avventori; il buio passò ma niente fu come prima.
L’Antico Fattore ancora oggi attira un certo tipo di personaggi del mondo della cultura insieme ai tanti turisti. Comunque un pezzo di storia della cultura italiana e della gastronomia fiorentina.
Roberta Capanni
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