Un itinerario che si snoda nella Sicilia, non quella costiera con le bellezze dei siti balnerari, ma nell’entroterra, dove possiamo godere di un paesaggio antico, dolci declivi con immense distese di grano, prati verdi, rossi di sulla e gialli di colza a cui si alternano i vigneti: una miniera di emozioni a volte contradditorie, un punto di osservazione privilegiato per scoprire l’essenza dell’isola. Percorriamo la SS121, un’arteria, nata sul tracciato di una Regia trazzera, alla ribalta della cronaca di questi tempi, dove i vari lavori stradali determinano sensibili rallentamenti e notevole dilatazione dei tempi medi di percorrenza oltre al disagio del viaggio. Ma ne vale la pena, l’unicità ed il carattere del paesaggio ricco non solo di risorse naturalistiche, ma anche culturali compensa abbondantemente qualsiasi disagio.
Il nostro percorso si snoda nella Valle del Torto un esteso territorio della provincia palermitana nelle vallate di due fiumi, il Torto e il San Leonardo e che comprende i Comuni di Alia, Baucina, Caccamo, Campofelice di Fitalia, Castronovo di Sicilia, Lercara Friddi, Mezzojuso, Ventimiglia di Sicilia e Vicari. Prima tappa a Mezzojuso, nome di derivazione araba per un comune situato lungo le falde orientali della Rocca Busambra (1610 m.), lungo la catena dei Monti Sicani, confina sul lato nord con il bosco della Ficuzza, nato per volontà di Ferdinando di Borbone. Verso la fine del XV sec. nel paese si rifugiarono popolazioni provenienti dall’Albania in fuga per l’invasione turca e da allora si registra la compresenza nello stesso paese di due etnie molto diverse fra loro per cultura, tradizioni e religione. Piccole strade tortuose ti avvolgono e si aprono in piccoli slarghi o in piazze disposte su vari livelli come quella in cui troviamo due chiese quella Madre, latina dedicata alla SS. Maria Annunziata e quella di rito bizantino greco dedicata a San Nicolò di Mira. E proprio la piazza durante l’ultima domenica di Carnevale diventa il palcoscenico per la pantomima del Maestro di Campo, ispirata ad un fatto realmente accaduto nel primo decennio del 1400. Questa tragicommedia è una manifestazione unica nel suo genere, inserita nei Carnevali storici di Sicilia.
Mezzojuso, oltre a possedere un laboratorio di restauro del libro antico, conserva un patrimonio importante di icone portate dall’Oriente e ben quattro chiese hanno l’iconostasi, ha un museo dedicato ai pupi siciliani della scuola palermitana e catanese, alcuni antichi e rari.
Ci attende Vicari sovrastato dal castello risalente al periodo arabo, ma costruito sull’impianto romano già esistente, successivamente venne restaurato e utilizzato da Manfredi Chiaromonte. Certamente la posizione strategica sulla via di comunicazione fra l’interno dell’isola e i centri della costa nord-occidentale era molto ambita. Oggi si presenta come un rudere, si possono vedere alcune parti della cinta muraria merlata, i bastioni ed alcune torri, merita una salita sulla spianata, il paesaggio che si ammira suscita forti emozioni. Altro emblema della presenza araba è la Cuba, una singolare struttura, un tempo in aperta campagna, oggi diventata parte integrante del paese, probabilmente una cisterna d’acqua.
La sosta a Vicari è stata l’occasione per assaggiare le specialità gastronomiche locali presso il Panificio Da Sciannaro, il passavolante, dolce simbolo della cittadina. Ingredienti semplici, uova, farina, zucchero e mandorle proprio perché Vicari è stato il maggiore produttore di mandorle della provincia di Palermo. Venivano prodotti già nel Settecento presso il famoso convento di San Francesco, ideati in occasione del matrimonio della figlia del re, da passare velocemente a tutti, perché gli invitati erano molti ed i dolcetti pochi. Ed ancora le calde e fragranti Cudduredde, una sorta di ciambella, fatta di ingredienti semplici fritti in abbondante olio e passate nello zucchero. Non poteva mancare una visita ad un uliveto secolare ed un pranzo con ricette che celebrano le risorse territoriali, il macco di fave fresche insaporito con olio d’oliva servito con la pasta ed ancora sfincioni, salsiccia con patate, sarde salate, ricotta e un buon bicchiere di vino locale. A seguire la visita al Mulino Idraulico Fiaccati, uno fra le 100 meraviglie d’Italia, costruito nel 1882 e rimasto attivo fino agli anni ‘50, di recente ristrutturato, perfettamente funzionante ed utilizzato a scopi didattici.
Non distante dal centro abitato di Alia, la città giardino, troviamo le Grotte della Gurfa, uno spettacolare e suggestivo esempio di architettura rupestre dalle origini poco chiare che hanno originato svariate interpretazioni, dall’ipogeo funerario preistorico al castello rupestre medievale. Una visita alla Cantina Feudo Montoni, 80 ettari, tre generazioni di viticoltori, una degustazione iniziata con Catarratto 2014 Vigna del Masso, seguito dal Nerello Mascalese 2014 Rose di Adele vinificato in rosato, dal Perricone 2014 Vigna del Core, poi si è passati al Nero d’Avola con la selezione Vrucara 2009 e Vigna Lagnusa 2012, le due etichette più conosciute. A conclusione una cena presso l’Agriturismo Al Lago Verde con altre ricette tipiche, una sfiziosa caponata e l’agnello, ricco di profumi e sapori.
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Il tour fa parte del progetto “Servizi innovativi per la fruizione degli itinerari turistici rurali nella Valle del Torto e dei Feudi che comprende una guida riccamente illustrata, una webzine, un social magazine, un programma di comunicazione, conferenze, itinerari di trekking ed eventi.
Piera Genta
PH: Paolo Galletta, Piera Genta
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