Vino e Ristoranti

La Sicilia secondo Go Wine

Territorio meraviglioso per mille motivi, la Sicilia anche nel vino si dimostra tra le realtà più interessanti della produzione italiana. Una regione che ha saputo migliorare la sua viticultura nel tempo e sotto tutti gli aspetti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Una realtà che non poteva sfuggire al calendario di degustazioni di Go Wine, che infatti a Roma le ha dedicato un appuntamento come fa con cadenza regolare ogni due anni.

Con il suo 10%, la Sicilia occupa la quarta piazza dell’intera produzione vitivinicola nazionale, ma la viticultura isolana trova le sue prerogative anche nella qualità tanto è vero che è la regione a più alta produzione biologica. Fattore che da solo non basta ad assicurare la qualità, ma che rappresenta comunque indirizzo e obiettivi della viticultura Siciliana. La produzione regionale si suddivide quasi equamente tra rossi e bianchi, con una leggera prevalenza di questi ultimi.

In ogni modo nell’appuntamento dell’Hotel Savoy ambedue le tipologie erano ben rappresentate. La selezione di Go Wine ancora una volta ha saputo proporre tra i banchi d’assaggio delle vere sorprese. Almeno per chi non conosceva alcuni di questi vini, spesso dedicati al canale Horeca e quindi a volte non sempre così facili da intercettare negli scaffali di un’enoteca romana. Gli autoctoni più rappresentativi dell’isola c’erano tutti, a partire dal Grillo che tra i bianchi ha fatto la parte del leone. Vini dall’acidità mai esagerata, che si fanno amare per le doti di equilibrio e morbidezza, risultando di ampio gradimento tra il pubblico.

Ottimo il “G17” di Tenuta San Giaime o il “Terebinto” di Planeta, ma per chi non lo conosceva sicuramente è stato “Apollo” la vera sorpresa. La versione di Grillo proposta da Fausta Mansio, ha convinto i presenti con il suo ricco bouquet di frutta estiva e sfumature floreali. Persistente al naso e rispondente al palato, dal sorso ricco e di gusto pieno, ma che non scivola mai nella ridondanza. Della stessa Azienda anche “Micol”, il moscato, ha fatto la sua figura. Il Catarratto invece era presente tra gli altri con il “Vigna di Mandranova” di Alessandro di Camporeale, vinificato in purezza e certamente da ricordare.

Ma il bianco più convincente tra i banchi d’assaggio è stato forse  il “Bianco di Mariagrazia” di Tenuta Benedetta, un carricante con aggiunta di catarratto nella misura del 20%. Vino di eleganza e spessore, dotato di un’accattivante acidità pur rimanendo sempre tra i binari dell’equilibrio. Anche i rossi però hanno regalato grande soddisfazione agli intervenuti. A Roma non tutti i giorni capita l’occasione di bere gli autoctoni della Trinacria, ragion per cui i presenti hanno apprezzato particolarmente i vini di Valle dell’Acate che ha proposto i suoi Frappato e Cerasuolo di Vittoria, quest’ultima Docg rappresentata ottimamente anche da Donnafugata con “Floramundi” e dall’Azienda Gulfi con la sua interpretazione.

Non poteva mancare il Sirah, ed il “G16” di Tenuta San Giaime ha provveduto a rappresentarlo degnamente. Anche se ormai la viticultura Siciliana è estremamente variegata, per lunghi anni i vini rossi Siciliani sono stati identificati più che altro con il Nero d’Avola. Vini che un tempo erano in prevalenza morbidi e potenti, su cui però il lavoro dei produttori negli anni ha saputo esprimere anche i tratti dell’eleganza. Lo hanno testimoniato in sala Aziende come Fina e Giasira, ma il “Nero SanLorè” di Gulfi ha sottolineato ulteriormente il concetto.

Oggi però a differenza del passato il consumatore attribuisce il ruolo di rappresentante dei Rossi Siciliani al Nerello Mascalese, quasi sempre presente con chiusure di Nerello Cappuccio e, anch’esso degnamente rappresentato in degustazione.  Diverse le interpretazioni per questo vitigno, si passa dal “Colosi Salina Rosso” proveniente dalla piccola isola Siciliana, più energico e strutturato, al corpo pieno di “Sul Vulcano” di Donnafugata, in un’eleganza crescente che raggiunge il suo picco nell’Etna Rosso “Kirnào” di Vino Nibali e nel “Rosso di Laura” di tenuta Benedetta.

Una menzione a parte va all’Azienda Poggio di Bortolone  che ha convinto tutti con l’intera produzione dei suoi vini, almeno stando al capannello stanziale davanti al suo desk. Un gradino sugli altri il “Pigi”, bland di Sirah e Cabernet Sauvignon, ma sopratutto il “Para Para”, Cerasuolo di Vittoria capace di esprimere questa Docg come nessun altro in sala. Ma in una degustazione a tema Sicilia non potevano mancare i vini dolci e tra quelli presenti “Silenòs” e “Aulòs” vini da Moscato dell’Azienda Blundo si sono fatti notare. La serata è stata anche l’occasione per Go wine di presentare gli appuntamenti futuri che per la piazza Romana si terranno come sempre all’Hotel Savoy, a partire dalla presentazione della guida 2019 prossimo appuntamento dell’Associazione.

Bruno Fulco

 

 


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