Ci siamo amici: è la rivincita della trattoria, quella vera.
Dopo anni dettati dalle mode ristorative all’inseguimento della famosa stella dell’azienda francese che produce copertoni, il popolo appassionato di cucina ha virato verso la tavola d’un tempo, meno creatività e più sostanza, insomma quello che si è sempre fatto in una trattoria. Per chi ancora non lo sapesse, e vedo che sono ancora in tanti, ristoratori compresi, il nome trattoria non deriva dal fatto che fuori parcheggiano i trattori
perché siamo in campagna ma bensì (ahimè) dal francese “traiteur” colui che tratta la materia in maniera facile e diretta, non quindi uno chef da ristorante.
He si il trend è questo, è partito pensate da Milano dove per mangiare nelle trattorie bisogn prenotare mesi prima e sta ritornando in tutta Italia. Io confesso che l’ho sempre promosso e amato il trend-trattoria nelle mie guide e nelle mie trasmissioni televisive, come del resto ho apprezzato anche la cucina internazionale e quella creativa che oggi va lasciata fare a chi la sa fare veramente.
Troppi i giovani chef in questo momento guardando in alto le stelle ma vanno a sbattere il muso senza vedere dove camminano e soprattutto in quale terra camminano parchi di un ideologia dettata della moda-imposta.
E quella dell’Italia è sicuramente una grande terra, la più grande al mondo in fatto di storia, cultura, prodotti, cucina, vini, olii, formaggi etc etc…e sorpassa lungamente la Francia.
He si purtroppo la Francia ha sempre influenzato l’Italia con i suoi francesismi (politica-vino-cucina etc),
Ma se guardate la storia il prode Napoleone, per fare grande la Francia ci portò via un sacco d’opere d’arte che hanno costituito il Louvre come il più grande museo al mondo.
E’ così anche in cucina, quella rossa francese ci ha portato via un po’ di italianità per spingere la sua idea di tavola.
Direi di si, visto le frotte di cheffuccoli che scodinzolano creattività senza senso per poi non saper cucinare nemmeno un arrosto. Il grande ritorno della trattoria riequilibra un mercato ristorativo italiano che deve per forza pescare nel suo ricchissimo territorio non solo in prodotti e turismo ma in “stile Italiano”, quello che manca agli altri paesi, lo stile trattoria italiano.
Il piatto con pochi e selezionati ingredienti, il piatto che lascia un ricordo e non un nome composto da 40 ingredienti che solo ad ascoltare ti viene il mal di testa. E poi tutti questi menù degustazione raccontati con fatica da giovani inesperti camerieri che promuovono a memoria una linea ristorativa, ma vuoi mettere in trattoria dove c’è in cuoco appassionato che ti dice faccio la ricetta come la faceva mia nonna ma con tecnologia diversa e migliore che quindi viene ancora più buono.
Questo naturalmente non è un attacco alla cucina creativa e moderna e a chi da anni crea emozioni con la ricerca con grande carattere e capacità, ma è solo una riflessione sulle origini e su dove stiamo andando tanti giovani devono ancora capirlo ed è giusto che riflettano su cosa ci sarà in Italia quando loro saranno cresciuti e noi diventati vecchi.
Maurizio Potocnik Reeds
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