La conferma arriva dalla scienza: gli spaghetti&co rendono felici.
Il 20 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Felicità, indetta nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per «porre l’attenzione sulla rilevanza della felicità e del benessere come obiettivi e aspirazioni universali degli esseri umani di tutto il mondo» e anche come raccomandazione al loro riconoscimento negli obiettivi di politica pubblica.
Insomma, la ricerca della Felicità sarebbe da incoraggiare come diritto fondamentale dell’uomo, non solo a livello di individuali esistenze umane, bensì come obiettivo politico di salute pubblica.
Secondo l’ultima indagine internazionale di Ipsos sul livello di felicità dei cittadini in 32 Paesi del mondo, l’Italia si posiziona al 25esimo posto della classica. Il 68% dei rispondenti si dichiara molto o piuttosto felice, indicando tra le principali fonti di felicità: le relazioni con la famiglia e con gli amici e il benessere fisico/mentale.
Mangiare bene ci rende felici
Se fino eravamo già consapevoli del benessere che ricavavamo da una buona compagnia e da buon pasto, non ci rendevamo pienamente conto che alla base di questo benessere psicofisico ci fosse un vero e proprio meccanismo emozionale e neurofisiologico.
Ce lo svela ora uno studio della Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano, IULM, che ha indagato la sfera emotiva per capire come, quanto e perché siamo felici e gratificati quando mangiamo un piatto di pasta.
Il campione era limitato a 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di età compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari (qui il link dello studio).
I ricercatori hanno utilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking simili a quelli che servono per la macchina della verità, ossia l’analisi delle espressioni del volto, delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della microsudorazione.
Un buon piatto di pasta è una gratificazione per il palato, ma anche un alimento che stimola le endorfine e fa bene all’umore.
Vengono suscitate emozioni e ricordi felici quando assaporiamo il nostro piatto di pasta preferito.
La pasta rende felici quanto la musica e lo sport
L’esperienza di degustazione della pasta è stata suddivisa in tre momenti: vista, assaggio, degustazione prolungata.
È emerso che l’assaggio attiva maggiormente i processi mnesici, a sottolineare ancora una volta come la pasta possa essere considerata “il cibo della memoria” per eccellenza.
L’osservazione del piatto invece stimola l’engagement, mentre la reazione emozionale maggiore è data dall’assaggio e dalla degustazione prolungata.
Lo studio ha comparato il tipo di reazione emotiva ad alcune attività preferite come ascoltare musica, o guardare le olimpiadi, una partita di calcio o di tennis.
Insomma, mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con risultati uguali, se non addirittura superiori rispetto a quelli registrati con musica e sport.
Soprattutto quelli legati alla famiglia, alla condivisione familiare e alle amicizie.
Tanto che, interrogati sulle tre parole da associare alla pasta, subito dopo i riferimenti specifici al gusto e all’identità (“Italia”, “buona”), l’unica emozione immediatamente associata è la felicità.
In conclusione i quattro parametri di analisi esaminati dimostrano che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici.
Insomma, è anche per la sua capacità di evocare una carica emotiva positiva se un alimento tipico della tradizione, riesce a mantenersi protagonista della spesa.
Lo confermano i dati di Unione Italiana Food : la pasta è consumata da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana, per un totale di 23 kg annui pro capite.
Anche i carboidrati fanno la loro parte nella felicità
Dagli anni Sessanta ad oggi, una vasta letteratura scientifica, tra cui tre studi pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health, hanno confermato che la pasta, ricca di Triptofano e Vitamine del gruppo B, è alleata del buonumore a livello nutrizionale.
«I carboidrati sono delle molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di benessere» – afferma il prof. Luca Piretta, nutrizionista gastroenterologo e docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Nel tratto intestinale ci sono dei recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale attraverso dei meccanismi ormonali e neuro-ormonali che ci danno una memoria dell’assunzione dello zucchero.
Quando si mangiano carboidrati quindi si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere.
Infine, i carboidrati complessi come la pasta, assicurano un apporto sufficiente di triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, che regola l’umore.
E le vitamine del gruppo B, presenti in quantità maggiore nella pasta integrale, implicano il rilassamento muscolare; soprattutto la B1, fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimola la produzione di serotonina.
Maura Sacher
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