Sui vaccini ci hanno sbattuto in faccia che la “Scienza non è democratica”, che il popolo deve star zitto perché è ignorante e non deve metter bocca sul pro o contro ai dogmi scientifici, quelli che escono da pubblicazioni di ricercatori appartenenti alle varie Accademie, Istituzioni private, Centri di ricerca, Università e quant’altro, finanziati da Fondazioni non poco interessate ai risultati, e – parimenti alla questione degli OGM – sul glifosato siamo a punto e a capo.
È da alcuni anni che ne scriviamo su questo giornale, e non possiamo tacere ora che è saltato fuori un altro studio sul glifosato, pubblicato da “Genetic Literacy Project”. Partendo dalla premessa che “se anche fosse vero che il glifosato è una sostanza possibile/probabile cancerogena”, viene spiegato come l’erbicida, per contro, abbia eliminato altre sostanze chimiche più dannose, ridotto i rischi e l’emissione di gas serra.
Questi studiosi hanno affrontato la questione da un punto di vista decisamente poco trattato, prendendo in considerazione la quantità di agrofarmaci utilizzati per unità di cibo prodotto. Il risultato di cotanti eminenze è questo: poiché gli agrofarmaci utilizzati hanno nel tempo fatto aumentare le rese dei prodotti su cui sono stati impiegati, gli usi dei diserbanti sono in calo. «In altre parole, per un chilo di cereali prodotti oggi si inquina molto meno di quanto si faceva per produrre un chilo di cereali 30 anni fa».
E, se da tanti altri dati disponibili e pure accreditati da altre severe fonti risulterebbe che il glifosato causa il cancro, per queste menti eccelse è pur sempre possibile gestire l’esposizione come si fa per le altre sostanze naturali possibili/probabili cancerogene.
In Italia è già in vigore il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o in “aree vulnerabili” come parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie.
È da inorridire che le categorie di imprenditori agricoli siano ancora divise sull’argomento. Certo, ognuno tira l’acqua al proprio mulino, ma se questa è inquinata alla fonte, ne nuoce la salute di tutti a valle.
Sull’argomento abbiamo ricevuto un punto di vista di Giuseppe Altieri, agroecologo, a commento, di cui pubblichiamo una parte. «Il glifosato uccide le erbe tra i filari e prima delle semine, nel loro periodo di massima fotosintesi per cui riduce la fissazione di humus e incrementa i gas serra, inoltre, devasta l’equilibrio microbiologico del suolo predisponendolo alle malattie e indebolendo le piante, oltre ad essere inquinante e cancerogeno rimanendo nelle acque per decenni. Siamo di fronte all’arma di sterminio della biodiversità e di conseguenza degli esseri Umani».
Noi della Redazione condividiamo il suo punto di vista.
Maura Sacher
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